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condotto nel 1982 per il presente censimento ne con-

ta ancora 72. La loro collocazione è decisamente

periferica, con prevalenza dell'addensamento nel-

l'ultima fascia di accrescimento urbano, e interessa

16 dei 23 quartieri cittadini. Nei quartieri occidentali

la sopravvivenza delle cascine è motivata, in genere,

dalla presenza di vincoli che hanno fortemente limi-

tato l'incidenza della rendita e dalle difficoltà delle

procedure di esproprio che ne hanno ritardato l'ab-

battimento.

I quartieri che formano, da nord a est, l'estrema

corona semianulare della città, sono suddivisi in una

parte interna, ormai completamente urbanizzata, e

in una fascia periferica a varia destinazione di piano,

ma ad uso ancora prevalentemente rurale. Nel quar-

tiere 15, Le Vallette, tale fascia comprende ben 12

insediamenti, nei quartieri 16 e 19 contiene 10 inse-

diamenti, tra i quali appare particolarmente interes-

sante l'antico agglomerato del Villaretto.

Il quartiere 20, nel quale l'edificazione si mantie-

ne minuta ed estensiva, conserva una sua fisionomia

di zona di trapasso tra struttura urbana e campagna.

La funzione agricola è evidentemente residua e de-

qualificata, accompagnata da altre attività marginali.

In questo quartiere si rileva inoltre una tipologia

particolare che risponde ad un'attività specifica, quel-

la dei lavandai, legata, nella tipologia funzionale,

anche a schemi rurali. Lungo i corsi delle bealere

si collocano i fabbricati che ospitano la residenza,

la stalla per il cavallo, la rimessa per il calesse e

le attività agricole dimensionate al fabbisogno fami-

gliare.

2. LA TIPOLOGIA EDILIZIA

La struttura rurale della pianura intorno alla città

è quindi caratterizzata da complessi agricoli a corte,

quasi sempre chiusa verso l'esterno, comunemente

chiamati cascine.

Il loro nome trae origine dal termine « cassina

»

che a partire dal medioevo insieme a « grangia » e

tetto » definisce i diversi organismi rurali e che può

farsi risalire al latino « cassum » . «Con casso si indi-

ca una tettoia chiusa su tre lati, locata come prose-

guimento della stalla e del soprastante fienile» (14).

Nel censimento dell'edificato il Grossi adotta

una classificazione, di fatto poi spesso trasgredita

nel testo, che appare riferita più a criteri generici

e

correnti di valutazione degli edifici che alla reale

consistenza tipologica del patrimonio edilizio esa-

minato. Egli scrive, infatti: « Saranno nel primo

torno descritte le Cascine... le quali si sono in quat-

tro classi distinte; cioè quelle che restano annesse a'

palazzi e giardini col nome di Ville; le fabbriche di

buon gusto meno grandiose delle prime col nome di

Casini; quelle poi che bensì sono numerose di mem-

bri, ma senz'ordine e proporzione, le chiamerò edi-

fizi civili, e finalmente rustiche dirò tutte le altre,

che o sogliono servire ad uso de' contadini o sono di

poca considerazione » .

In realtà la villa signorile, o il più modesto « ca-

sino », sono soltanto un complemento, e non sempre

presente, dell'edificio rustico che, invece, si ripete

sul territorio con una tipologia pressoché costante.

Uno stesso schema funzionale e analoghe connota-

zioni architettoniche ricorrono sia nei complessi

maggiori, come quello che fiancheggia sui due lati il

viale di accesso alla palazzina di caccia di Stupinigi,

sia negli insediamenti di dimensioni più limitate.

Impianto planimetrico e connotazioni architettoni-

che sono il risultato di un lungo processo nel quale

convergono la persistenza della tradizione medioe-

vale, l'adattamento all'evoluzione tecnica della

struttura produttiva, la definizione di uno spazio nel

quale le funzioni vitali e produttive non appaiono

scisse.

I documenti d'archivio (

15

) mostrano e docu-

mentano per alcuni complessi rurali gli ultimi inter-

venti edilizi spesso di notevoli dimensioni avvenuti

durante il Settecento; si tratta quasi sempre dell'edi-

ficazione di più corpi di fabbrica a completamento o

ad ampliamento della corte e, ciò che appare più

significativo, realizzati unitamente ad interventi di

ristrutturazione e riplasmazione complessiva del-

l'organismo rurale.

Questa attività edilizia incide a livello funziona-

le, organizzativo ed architettonico sull'intera struttu-

ra rurale che viene ad assumere l'immagine unitaria

e la distribuzione organica che oggi si ritrova. Que-

ste ristrutturazioni e questi nuovi interventi... « non

riflettono solamente un'operazione di ripristino fun-

zionale, ma vi si legge la volontà di dare rilievo

all'edificio inteso come "progetto" unitario, ridise-

gnando le parti con l'attenzione rivolta al risultato

finale complessivo»... Queste riplasmazioni acqui-

stano... « un significato non episodico ma caratteriz-

zante, insieme alla volontà di riordino progettuale

anche la ricerca di soluzioni e di " elaborazioni tecno-

logiche" proprie di questo scorcio di secolo...

» (16)

Altre volte invece, gli interventi sono delle vere

e

proprie ricostruzioni di complessi rurali preesi-

stenti in condizioni precarie o di dimensioni insuffi-

cienti.

Il Grossi dà notizia di questi nuovi interventi

descrivendoli con dovizia di particolari: la tipolo-

gia edilizia appare pressoché costantemente ripropo-

sta (

17

). L'osservazione di questi complessi mostra

degli organismi strutturalmente unitari, i cui progetti

sia che si tratti di riplasmazioni che di ricostruzioni

sono spesso affidati ad architetti quali Tommaso

Prunotti di Guarene, Carlo Francesco Pissoni, An-

tonio Pagano, Carlo Gatto e G. Battista Feroggio

che utilizzano la loro esperienza sui più complessi

modelli urbani, trasferendo tipologie costruttive,

tecniche ed elementi decorativi.

Nella maggior parte delle cascine rilevate l'im-

pianto planimetrico

è

costituito da due corpi di fab-

brica, tra loro perpendicolari, articolati a L lungo i

lati nord-ovest e nord-est di una corte recinta, qua-

drata o più raramente rettangolare, con la diagonale

disposta costantemente lungo l'asse nord-sud. Ad

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