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S. FRANC.ESCO D'ASSISI

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Quasi in mezzo della chiesa una lapide sepolcrale ricorda

la famiglia Marchisio, probabilmente di C'araglio, della quale

Gian Pietro era aiutante di camera della duchessa Cristina,

ed il cui figlio Carlo Antonio, decurione di Torino, acquistò

nel 1683 dai conti Ottavio ed Angela, giugali Gromis, il

feudo di Paglieres, nella valle di Maira.

Joannes Petrvs Marchisivs primvs a cvbicvlis

R. Celsitvdinis Christianae mortis memor

Nvne tvmvlvm sibi ae familiae

In

perpetvvm extrvxit anno MDCVII

Et filivs eomes Carolvs Antonivs sibi et posteris

Latiorem reddidit MDCXXXVl.

Anche l'illustre famiglia Nomis, .originaria di Susa, da un

secolo incirca allora stanziata a Torino, di cui Cesare già

giudice, era poi divenuto presidente della Camera, e nel 1620

infeudato di Castelletto, aveva la sua sepoltura in questa

chiesa, e lo indicava questa epigrafe:

Nomianae Familiae

Sepvlervm ex veteri forma

Restitvit anno MDCXXXVII.

Un'epigrafe del Tesauro, come le altre smarrita, accenna

ai rari meriti del senatore Giovanni Tarino. Questi era figlio

del tipografo Giovanni Domenico, che l'amico e compiacente

Emanuele Tesauro, dichiarò patrizio torinese. Se si deve

prestar fede alla sua ampollosa iscrizione,

il

Tarino avrebbe

avuto meriti ragguardevoli, de' quali a noi nulla giunse.

È

però vero che il

senatoriae purpurae color,

come dice l'epigra–

fista, potrebbe sino a certo punto dileguarci ogni dubbio.

Comunque, a conseguir ancora maggior gloria fu tolto in

età peranco fiorente; e l'unica memoria rimastane, ed anche

lasciataci da caso accidentale, egli l'ebbe dal nipote Ottavio

Amedeo, tesoriere ed uditore del principe Emanuele Filiberto

di Savoia, nato da Giambatti;ta, fratello di esso Giovanni,

che era intendente deIl\! costruzioni ducali.