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I MARMI SCRITTI DI TORINO E SUBURBIO
MortQ...quest<t- il Rhebinder sposava in seconde nozze Cristina
dei conti di Piossasco. Com'è noto, il barone Rhebinder fu
cavaliere dell' Annunziata, generale d'artiglieria. Fu anche
priore della Confraternita nel 1741 e nel 1742. Dirò qui che
nel
1750
ne fu priore Francesco Ladatte parigino, valente mo–
dellatore, cesellatore e scultore. Ebbe lo stesso ufficio il chiaro
stipettaio e scultore Gabriele Capello, detto Moncalvo dal
nome della sua patria, che molti di noi hanno apprezzato come
artista e come privato, per le belle doti e per la pietà onde
andava adorno l'animo suo. Anzi noteremo ancora che nel
1843 ne fu pure prio,re Vittç>rio Emanuele II, allora principe
di Piemonte. Ne appartenne all'amministrazione altresl il non
men celebre Pietro Piffetti che scolpiva l'urna che conserva
il
corpo di S. Vittorio. E forse è dovutO' a questi
vir~uosi
se la chiesa conserva dipinti di pregio e lavori di scultura
in legno assai lodati. Ai coniugi Rhebinder, poi l'Arcicon–
fraternita deve essere grata delle ricche suppelletili ed arredi
che le furono donati.
La Confraternita secondo l'uso dei tempi fece parecchi
pellegrinaggi solenni a varii santuari rinomati e quello
ad
limina
oltre al già sovra accennato di Moncrivello. Di quello
a Roma ci lasciò memoria un suo confratello, Giuseppe Na–
saurit da Ceva, che lo pubblicò in un opuscolo, or raris–
simo, col titolo
Relazione del divoto viaggio fatto alla Santa
Casa di Loreto ed all'alma città di 7{oma dalla veneratzda Con–
fraternita dello Spirito Santo della
7{.
città
di Torino nell'anno
1725.
Torino
1726
coi tipi del Vimercati.
È
pieno di curiose
particolarità e di annedoti che riguardano alcune delle città
visitate.
Veniamo finalmente alle epigrafi.
Nella facciata sino ai giorni nostri esisteva la seguente: