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Milanesi disse al signor
P
lon
doversi all’An-
gelucci e non a lui, nè ad altri questa im
portante scoperta ? E come va che, quando,
nell’aprile o nel maggio del 1867, io dissi al
custode della Sala, al palazzo del Bargello,
che lo
Scudo
e l'
Elmo
nè avevano apparte
nuto a Francesco I, nè erano opera del Cel
imi ; come va, dico, che quel custode mi ri
spose che ero in inganno, che la storia e la
tradizione assicuravano, e tutti i visitatori
credevano quelle essere opere di Benvenuto ?
Dunque fino a quel giorno nessuno glie le
aveva impugnate.
Questi due cimelj prima erano nella Gal
leria degli Uffizi nella
Sala dei bronzi mo
derni,
e nel
Catalogo della R. Galleria di
Firenze
— (Firenze, Tip. delle Murate, 1863)
sono descritti così: « 401,
Attribuito al Cel-
«
lini un elmo ed uno scudo.
Bellissimo
« lavoro che si crede fosse fatto per Fran-
« cesco I Re di Francia, a cagione della Sa-
« lamandra che sta sull’elmo e che sovente
« si trova nelle armi di questo monarca. —
« Pervenuto alla Galleria dalla R. Guarda-
« roba nel 1812 ».
Dunque, la scoperta è stata fatta dall’ono
revole collega dopo il 1863 e prima del 1867.
Ma egli mi disse che nei giornali di Firenze
si parlò di questa sua scoperta; dunque quando
la feci io e la comunicai all’amico cav. M ila
nesi, questi certamente, e perchè quasi fio
rentino, e perchè insigne scrittore ed illu
stratore di monumenti d’ arte, mi avrebbe
dovuto dire subito che ero stato preceduto da
altro scopritore, ed indicare i giornali che ne
avevano pubblicato la notizia.