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quadro che trovasi nella Metropolitana di
Torino,
nel quale è
una veduta dell’Anfi
teatro Flavio;
ma posso assicurare che questo
quadro non v ’è stato mai, o almeno che ora
non y ’è. Che sia stato scambiato con la ta
vola di
Giacobino Longhi
del 1534?
Il
Macrino
era specialmente celebrato al
suo tempo per la bellezza degli angioletti che
dipingeva nelle sue tavole. Paolo Cerrato da
A lba, nel poema D
e Virginitate
, stampato
in Parigi nel 1528, descrivendo nel secondo
libro
(vers.
79) gli A n g e li, ricorda questo
merito speciale del suo concittadino , già
morto, co’ versi seguenti :
.......................
Talea olirti fin,visse, perennem
Macrini memini dexteram, dum vita maneret.
Finirò questa nota dicendo qualcosa intorno
al casato del
Macrino
, chè in quanto alla
patria non è punto a dubitarsi che sia Alba,
siccome è certo che
Macrino
non era il nome,
ma il soprannome di lui.
Abbiamo già letto la scritta della tavola de’
Francescani —
Macrinus de Allodio civis
albensis
— . Dunque Macrino era della fa
miglia
Alladia,
della quale è ricordato nel
1460
Tommaso,
rettore della precettoria di
S. Marco dell’ordine gerosolimitano; G
ian-
nantonio e Andrea
notai nello stesso secolo;
e nel secolo seguente
Andrea
arciprete,
Tom
maso
consigliere del Comune;
Bernardino,
Giannantonio
e
Antonio
che con altri cit
tadini e con
Pietro Cerrato
fu mandato am
basciatore al marchese di Saluzzo. Nel 1570,
il 25 di settembre, fu battezzato
Antonio,