UN MUSICISTA TORINESE ALLA CORTE DI RE E DI PRINCIPI: FELICE BLANGINI
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i notturno, di sapore alquanto cimarosiano. rivela del Blangini l'ispi-
semplice, fresca, aggraziata e la caratteristica limpida vocaliti.
zione dell'edizione originale esistente alla biblioteca Nazionale del-
vtà di Torino).
NeH’orbitaJdei^Bonaparte. Amori principeschi
Era naturale che il riflesso dei suoi successi per
venisse alla corte dei Bonaparte, che, allora nel pe
riodo del loro massimo splendore e della loro mas
sima potenza, avevano assunto l’atteggiamento di
protettori delle arti e degli artisti, con una munifi
cenza e una regalità senza precedenti. La principessa
Murat - racconta il Blangini stesso - per una semplice
dedica, gli fece dono d'una spilla con brillanti.
Il Blangini fu introdotto anche alla corte di Napo
leone e dell’impressione suscitata dall’imperatore al
suo apparire, lasciò una descrizione vivace, che me
rita di essere riferita: « Nulla può dare un'idea dello
stupore rispettoso, che produceva questa sola parola,
pronunciata dall’usciere di servizio: L’Imperatore!...
Si stava parlando? Tosto un silenzio profondo suc
cedeva al mormorio delle conversazioni. C’era qual
cuno che passeggiasse? Egli si arrestava tosto, immo
bile come il «Commendatore» nel Don Giovanni di
Mozart: si poteva tutt’al più avvertire un solo movi
mento macchinale retrogrado: i re e i principi con
venuti a Fontainebleau, quando era annunziato l'im
peratore, si scansavano per lasciar passare il grande
uomo: io scorsi alcuni, che indietreggiavano talmente
per fargli largo, che si sarebbe detto che essi avreb
bero voluto sospingere i muri stessi, per tenersi a
una distanza più rispettosa». E con una certa garbata
e sottile ironia aggiunge la seguente riflessione:
« Era maggiore la sua grandezza o il loro servilismo?
La questione è difficile aessere risolta... ». Riflessione,
che ha un particolare sapore fatta da lui, che pure
passò la sua esistenza cercando il favore dei potenti
e che, in fondo, fu il tipo del perfetto cortigiano...
Fu in quell’ambiente bonapartista che il Blangini
conobbe la principessa Paolina Borghese, sorella di
Napoleone: una donna veramente vivace e grazio
sissima; anzi definita dall’imperatore stesso « la donna
più graziosa dell’impero». Leggera, piacente, bril
lante, capricciosa, donna al cento per cento, essa era
dell’opinione che fosse, in certo senso, opera meri
toria largire generosamente agli uomini le grazie
preziose, che essa aveva ricevute in dono dalla natura
e dalla sorte.
Essa invitò il Blangini al proprio palazzo e
iniziò con lui gli studi del canto. Non è detto che
essa facesse molti progressi musicali; ma è certo che
essa si affezionò particolarmente al suo giovane
maestro, lo nominò immediatam.. .... ...rettore della
sua musica e quando, col pretesto di curare la salute,
nel 1808, essa si recò a Nizza, invitò senz’altro il
Blangini a raggiungerla; l’ospitò nella propria casa e
fece di lui... il suo accompagnatore ufficiale.
Sia detto subito: il Blangini non fu affatto il tipo
dell'avventuriero o del dongiovanni; non ne ebbe nè
il temperamento, nè la volontà. £ anzi delizioso il
candore con cui egli manifesta le sue preoccupazioni
per la nuova sua posizione di fronte alla principessa;
egli sapeva che poteva anche succedergli che l’impe
ratore lo mandasse da un momento all’altro a cantare
i suoi notturni nella Spagna, con accompagnamento
di fucilate e di cannonate; e il giorno in cui la capric
ciosa Paolina lo invitò a uscire in carrozza scoperta
con lei, egli - confessa- obbedì « non senza un timore
ben naturale... ».
Ma anche in questa occasione la buona stella assi-
stette il Blangini: infatti Napoleone - che pure era
giornalmente informato di tutto quanto avveniva
presso la graziosa principessa - si disinteressò, per
quella volta, della cosa. Ma è noto che cosa mortai
passa e non dura: il tenero idillio del sospiroso paggio
e dell'avvenente dama fu interrotto dall'arrivo a
Nizza del principe Borghese, marito, secondo la
legge, della capricciosa Paolina, ma effettivamente
molto lontano da lei sotto vari rapporti. Egli era
stato destinato a Torino come governatore generale
del dipartimento e veniva appunto a riprendersi la
legittima consorte, per costituire con essa, in tale
città, la nuova corte bonapartista.
Il Blangini, naturalmente, avrebbe dovuto essere
escluso.
Ma
ciò
che donna vuole. Dio vuote: la prin
cipessa. all'annunzio che essa avrebbe dovuto sepa
rarsi dal suo affezionato... maestro, esclamò, premet
tendo il suo abituale intercalare: «Pardi! vedo che
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