UN MUSICISTA TORINESE ALLA CORTE DI RE E DI PRINCIPI: FELICE BLANGINI
nomicamente. Anche i gusti artistici del pubblico
erano andati profondamente modificandosi; il Blan-
gmi fu a poco a poco dimenticato... Tentò ancora il
teatro; compose varie opere (Le vieux de la montagne,
Un premier pas, Les gondoliers); ma la fortuna non lo
sorresse più. Morì a Parigi il 18 dicembre 1841.
L ’uomo • l'artista
Piccolo di statura, elegante, piacente, aggraziato,
gentile di modi, ossequioso fino aH'estremo, il Blan-
gini cercò sempre il favore delle donne e dei potenti:
le une e gli altri glielo concessero ampiamente,
rendendo così possibile una carriera, che fu certo
tra le più brillanti; quale certo il Blangini non avrebbe
potuto sperare migliore.
Non fu certo un animo eroico: comprese presto
che egli non sapeva e non poteva lottare in un periodo
di tante convulsioni politiche e sociali; si tenne perciò
sempre prudentemente... coi più forti. Non ebbe
virtù militari e certi suoi atteggiamenti sotto questi
rapporti possono apparire non edificanti; ma in fondo
ebbe un animo mite, buono; debole e superstizioso,
ma alieno dai soliti intrighi malvagi. Talvolta il de
stino lo portò a situazioni superiori ai suoi meriti e
alle sue forze spirituali; ma egli si salvò sempre: in
parte per quella dose di buon senso pratico e di
assennatezza, che non lo abbandonò mai nella vita, in
parte con l’aiuto della sua buonasteila,che loassistette
in tante e tante circostanze, che avrebbero potuto
essere per lui particolarmente difficili e pericolose.
Egli era dotato di una voce tenorile non ampia,
nè estesa; ma sapeva modularla con garbo, con
finezza e con grazia espressiva. Egli lasciò - quasi
novello Leporello - un elenco delle sue allieve e dei
suoi allievi, sommanti complessivamente a parecchie
centinaia; fra essi si trovano elencati un re (Luigi
d Olanda), tre regine (di Baviera, di Westfalia e d’O-
landa), una dozzina di principi e di principesse, venti
cinque contesse; a queste si devono poi aggiungere
varie marchese e baronesse e decine di gentildonne.
Per il teatro compose una trentina di opere, non
tutte rappresentate; ma in nessuna di esse si affermò
durevolmente. Tuttavia, oltre a quelle citate, sono
ancora da ricordare: Figaro, L'anneau de la fìancée,
L'indépendent, Projet de pièce, La marquise de Bren-
villières, Coureur de veuves, Le morceau d’ensemble.
La fama
del Blangini i essenzialmente affidata ai
pezzi vocali da sala: pezzi costituiti da melodie sem
plici, informate spesso
a
un senso di eleganza o di
vaga
sentimentalità un po’ sabttistica, altre volte
a una
leziosità alquanto arcadica, ma perfettamente
corrispondenti alla sensibilità musicale dell'epoca e
del pubblico al quale tale musica era destinata: questa
fu
anzi la ragione principale deH’immediato e vasto
successo, che essa conseguì presso i contemporanei.
La linea melodica rivela - specie nei primi tempi -
una derivazione diretta dai grandi compositori ita
liani del 700 e in particolar modo dall'arte del Pai-
siello e del Cimarosa; ma si svolge, nella sua sempli
cità ed euritmia formale, con caratteri di schietta
vocalità, che giustifica la popolarità conseguita. Anche
la facilità degli accompagnamenti (per piano o arpa)
- consistenti per lo più in semplici arpeggi o accordi
ribattuti di sostegno armonico - contribuirono non
poco alla vasta diffusione di quelle musiche, che, in
un certo senso, compirono, presso i contemporanei,
una funzione alquanto analoga a quella che le melodie
del Tosti compirono più tardi, verso la fine del secolo.
Il Blangini così affermò il suo canone estetico:
«lo ho sempre pensato che la declamazione d’un
grande attore sia la miglior guida per un composi
tore». Che egli abbia saputo applicare questo prin
cipio di «verità» espressiva - principio di valore
'indiscusso - nella sua musica da teatro è assai dubbio;
in quanto poi alle sue arie da sala esse sono costruite
per lo più stroficamente e secondo i principi di un’as
soluta e regolare euritmia, secondo lo stile e le forme
consuetudinarie dell'epoca.
Egli lasciò 174 Romances divise in 34 raccolte e
170 Notturni a due voci; compose ancora, su testi
italiani e francesi, molte canzonette a una o più voci.
Una parte di queste musiche fu lui pubblicata, per
proprio conto, in un giornale ...—wJe «La lyre de
dames» a cui furono abbonati tutti i sovrani e i
grandi d'Europa dell'epoca e che in due anni rese
all'autore ben 24 mila lire di guadagno. Tra i pezzi
che ebbero maggior notorietà il Fetis ricorda: Il est
trop tard, Les souvenirs, M’aimeras-tu? e II faut partir.
Invano in questemusichesi cercherebbe l'impronta
e la forte individualità del genio; ma esse offrono non
di rado una squisita vocalità, della grazia, della vivacità
e dello spirito, che ancora oggi possono avvincere.
Molte di queste musiche del Blangini si possono
trovare ancor oggi - nell'edizione originale - in biblio
teche pubbliche e private d'Europa. A Torino l'Acca
demia Filarmonica possiede II Notturni e 2 Canzo
nettee una Cantata a una voce solae grande orchestra;
la Biblioteca Nazionale dell'Università hadue volumi,
in cui si trovano numerose Fantasie o canzoncine,
Ariette italiane (su versi del Metastasio, in gran parte
musicati anche da altri compositori del tempo), e
varie raccolte di Notturni.
Nella notissima e, per vari aspetti, pregevole
raccolta delle
Arie antiche,
pubblicata da Alessandro
Parisotti presso l’editore Ricordi (e precisamente
alla fine del terzo volume), sono riportate due arie
francesi, che sono certamente tra le più significative
dell’arte del Blangini: la prima:
Il est partii Mon ante
se
déchire
è di carattere patetico, quasi drammatico;
la seconda C’est
un misire que nos jeunesl
è informata
a un garbato e fine umorismo. C’è da augurarsi vera
mente che qualcuna di queste arie, un tempo cosi
celebri, del fortunato musicista torinese possa ritor
nare afar parte dei programmi dei concerti di musica
vocale: in questi tempi di rivendicazione dei valori
nostri del passato, il Blangini merita di non essere
del tutto dimenticatoi