PIETRO THERMIGNON
i due Morgari (Paolo ed Emilio) e più tardi il Vela,
che fece il proprio ingresso all’Accademia in qualità
di insegnante di scultura, ed al quale il Thermignon
si legò di devota subordinazione e devozione.
Quest’ambiente di studi artistici ebbe sul Ther
mignon un'influenza decisiva. Egli vi s’abituò, ne
accettò le tendenze, i suggerimenti, gli apprezza
menti, la visione artistica, gli intendimenti elevati e
ne risultò in lui un perfezionamento progressivo, che
portò i suoi frutti sopra l’arte del cesello e del bulino,
nella quale arte era ormai giunto alla perfezione.
Si dedicò in seguito, con immensa passione, alla
numismatica, dedicandovi il flore dei suoi giovani
anni, lo zelo del suo volere, la passione della sua
capacità creatrice e geniale.
Imparò a servirsi della galvanoplastica dal Pro
fessor Giulio e dal Prof. Selmi, ponendo alla prepara
zione dei vari bagni elettrolitici tutta quell'atten
zione, quella cura minuziosa, che l'impiego di essi
vuole e richiede, e divenne in ciò abilissimo.
In età di 32 anni potè recarsi a Londra, con la
squadra operaia Italiana del Regno Sardo, per visi
tarvi l’esposizione internazionale, che in quell’anno
aveva luogo colà. Vi acquistò delle cognizioni comple
tamente nuove e preziose, poiché è noto che in
Inghilterra l’arte deM’incisione è forse più progre
dita che dovunque, allora come adesso. Specialmente
vi sono progrediti il macchinario e i metodi di lavo
razione. All’esposizione figurava una macchina per
la riproduzione completamente meccanica delle me
daglie, sull'acciaio o su altro metallo. Era un tornio
per copiare, di cui si hanno oggidì modelli perfezio-
natissimi e che allora erano appena stati abbozzati.
Non era facile procurarsi gli elementi che sono ne
cessari per comprendere in tutti i suoi particolari
il modo di funzionare del macchinismo automatico.
Ma il Thermignon vi si pose di lena e fissò bene in
mente quelle particolarità costruttive, che non gli
era stato concesso di copiare su di un disegno.
Appena giunto all'albergo, rifece sulla carta le par
ticolarità vedute e ritornò all'esame del soggetto
per rintracciare ancora quelle che gli erano sfuggite.
Gli riuscT per tal modo di raccogliere quanto occor
reva per una ricostruzione, almeno approssimata,
dei macchinismi che lo interessavano. Ritornato in
fatti a Torino, riuscì neH'intento di ricostruire il
macchinismo osservato, valendosi all’uopo delle cono
scenze meccaniche, tutt'altro che comuni, del suo
collega ed amico Martina, che nella Capitale del
Piemonte aveva impiantato un'officina meccanica, la
quale era sorta presto a grande rinomanza. La mac
china diede buona prova e servì magnificamente
d'allora in poi al Thermignon nei suoi lavori di
riproduzione di monete. Circa i risultati tecnici
concernenti le particolarità notevoli, che aveva po
tuto esaminare all’esposizione di Londra, scrisse una
relazione minutissima, che potrebbe ancora
oggidì
es
sere consultata da molti incisori odierni, con
profitto.
Nel viaggio a Londra gli fu possibile visitare il
sommo Mazzini, che viveva in esilio. Fu questa per
lui una soddisfazione così grande, che ne descrisse
poi agli amici e ai conoscenti tutti i particolari, fin
che visse, con sempre rinnovato entusiasmo.
Ripreso il lavoro con energia e solerzia, egli,
come tutti coloro che hanno un concetto esatto dei
bisogni che sono inerenti al momento vissuto, lo
diresse specialmente ai fini patriottici.
Si vivevano allora i giorni epici del Risorgimento
italiano. Cavour, Vittorio Emanuele e Garibaldi erano
gli idoli del popolo.
Thermignon, entusiasta e fervente, incise nelle
proprie medaglie l'effìgie di questi grandi e i fatti
che li concernevano.
Si possono leggere — tolte dagli archivi di Casa
Thermignon — lettere interessantissime al riguardo.
Scriveva Garibaldi al Riboli in data 2gennaio 1865:
«Caro Riboli, ho ricevuto la bellissima medaglia
del buon amico Thermignon e gliene sono grato.
Ringraziatelo voi per parte mia. Accolgo di cuore i
vostri auguri. Credetemi sempre vostro
G. Garibaldi ».
Ancora il Riboli a Guerrazzi (8 maggio 1868):
«Illustre Amico Guerrazzi,
« Il Sig. Thermignon che vi presenterà questa
mia, fortunato di conoscervi personalmente, vi mo
strerà una medaglia da lui coniata nell'occasione degli
sponsali del futuro Re d’Italia; vorrebbe retroporvi
un’iscrizione che ricordasse a questi Magnati ciò che
debbono al popolo, senza velo, senza pietà. Nessuno
meglio di voi può concepirla e dettargliela.
« Accoglietelo come buon patriota, ardito ita
liano, distintissimo per non dir famoso artista...».
E che fosse « ardito » lo dimostrò in molte circo
stanze. Al tempo dell’impresa garibaldina in Francia
(1870) raccoglieva nella sua casa di Viù pareccni gari
baldini diretti a Digione. Ospitò fra gli altri il Ba-
ghelli, direttore di un giornale umoristico (il Ficca
naso), i due Dall'Isola, Anarratone, Vallosio e altri
che giungevano da Pavia. Li ospitava, e all'alba li
guidava furtivamente fino al confine — al colle del-
l'Autaret — insegnando loro la strada che per la
valle lombarda discendeva ad Averolle in Francia.
* • •
Come scuola, per la venerazione che serbava per
il Vela, il Thermignon ne imitò l'arte e riprodusse
sulle proprie medaglie, con il bulino e col cesello, ciò
che l'insigne scultore, suo Maestro, aveva modellato
con la stecca suH'argilla.
Sarebbe lungo trattare singolarmente delle varie
medaglie che il Thermignon incise e dei vari lavori
di cesello che condusse a termine. La vita non è di
un giorno e il lavoro di un uomo solerte, svolgentesi
ininterrottamente nella diuturna fatica, approda
a
risultati che sembrano inattuabili.
Perciò la produzione numismaticadell'artista tori
nese fu davvero notevolissima. Egli vi profuse tutta