LAGNASCO E LO STORICO CASATO DE‘ SUOI SIGNORI
Castello di Lagnami o lona dal IMS
quali si mostra la stanza, al secondo piano, assegnata
a Carlo Emanuele I, quando, verso il 1630, fu ospite
più giorni dei Conti di Lagnasco.
Tale manica, stata riedificata e nel Due e nel
Quattrocento, appartenne ininterrottamente ai Ta-
parelli. Nel XV secolo vi si collegò la parte mediana
che si protende nel cortile e il tratto angolare a
nord, mentre l'angolo opposto già sussisteva, di co
struzione trecentesca.
Pur d'indirizzi architettonici così disparati, l’in
sieme de’ vari elementi del grandioso edificio pre
senta abbastanza armonia nel gioco d'una disposi
zione occasionale ma abile, che
non comune interesse offre al
l’odierno visitatore. Il tutto cul
minando nella magnificenza delle
splendide sale affrescate dai Dolce
di Marene, coperte da soffitti a
cassettoni cinquecenteschi con
eleganti rosoni dorati: lavori, co-
testi. compiuti in un decennio
il 1570 per la signorilità del Conte
Benedetto Taparelli, giudice del
Marchesato di Saiuzzo.
La grande porta d'accesso al
castello, in legno vite a finissimi
intagli di stile Rinascimento, che
egli avea fattaeseguiree collocare,
venne tolta dopo tre secoli dal
Marchese Emanuele e donata nel
1877 al Museo Civico di Torino,
perchè andasse salvo un sì mira
bile esemplare di scultura.
Del nobile casatodei Taparelli,
estinto da quasi mezzo secolo,
resta ai posteri affidato il ricordo
per la numerosa sequela de' suoi
membri che nel corso dei secoli
emersero per virtù di dottrina,
di pietà, di valore straordi
nario.
Nella milizia spirituale della
Chiesa va memorabile tra i tanti,
oltre al domenicano Giovanni
Maria di Giovanni di Lagnasco,
che tra il 1568 e il 1581 fu vescovo
di Saluzzo, un altro eminente
Padre dello stesso Ordine: Ai-
mone. figlio di Guido di Lagnasco
e di Lucia del medesimo casato,
religioso di tanta coltura e di tal
valore da raggiungere il grado,
nientemeno, di Inquisitore Gene
rale del Santo Uffìzio. Per l'alta
pietà era stato eletto a predica
tore di Corte, ma altresì a proprie
confessore dal Duca Amedeo IX
detto il Beato. E deceduto novan-
tottenne il 13 agosto del 1495,
finiva a sua volta beatificato, in
un culto ab immemorabili che nel 1856 verrà rico
nosciuto da Pio IX (6).
Ancora per la Fede la famiglia Taparelli, che no
vera pure un martire nel ramo di Genòla — il ge
suita Cesare Antonio di Michelangelo, immolatosi
(6) Nella circostanza il P. Taparelli pubblicava su la «Civiltà
Cattolica» (s. Ili, n. Ili, pag. 36) l'art.: Un nuovo Beato in
Piemonte.
Nella citata lett. al nipote. Massimo d'Azeglio proseguiva:
«Metterò la visione», ne' Ricordi; passo che il March. Emanuele
ha chiosato: «Visione avuta da un Santo di nostra famiglia, e che
molto s'awicma allo spiritismo attuale» (Bianchi, pag. 316). Ma
nell'opera suprema Azeglio non ne ha lasciato cenno.
(fot.
Della Rosa)