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A C A C C I A DI " R E C O R D S , ,

L a p rim a a u to m o b ile ? Il p rim o a e r e o m o b ile ?

U n e sp e rim en to d i p o s ta a e r e a ?

I

records che ricordiamo risalgono le vie dei secoli.

Non abbiamo tuttavia l'intenzione di trattare dot­

trinalmente gli argomenti, ma di fissare, ancora

una volta, qualche ricordo e qualche data che ci dica

della operosità e dell'ingegno torinese, versato... in

omni re scibili!

Certo è che - se non fossimo veramente i quadrati

figli d'una Italia che unisce alla forza l'antica saggezza

e prudenza - le notizie si potrebbero strombazzare

e ritenere seriamente... records mondiali come è

costume, in tal genere, di coloro che di Colombo

voglion farne un cittadino della lor straniera nazione,

e di Dante un oriundo tedesco!

La nostra prima... automobile risalirebbe attorno

al 1650, se non prima.

La notizia la trasmette il viaggiatore e scrittore

tedesco Keyssler Giovanni (Thurnau, 1693-1743) il

quale nel suo libro stampato ad Hannover nel 1740

col titolo Neueste Reisen durch Deutscland, Boehmen,

Ungarn, die Schweiz, Italien und Lothringen, ci narra

che a Torino « nella galleria del Principe Eugenio,

prima della stanza dello stesso Principe, è posta una

carrozza con quattro ruote, nella quale chi sta seduto

dentro può viaggiare, manovrandola, senza cavalli ed

andare in tal modo dove vuole. L’inventore di questo

capolavoro è l'Abate Don Falco il quale ora sta lavo­

rando ad un'altra macchina per mezzo della quale

egli si propone di volare in aria, lo dubito però che

in questa sua nuova prova sia per essere così fortu­

nato come è stato fortunato nella prima ».

Così esattamente si esprimeva il Keyssler.

C’è da dedurre anzitutto che il... primitivo auto­

mobile avesse dato risultati soddisfacenti anche se

per caso non era una vera macchina azionata da un

motore che non fossequellodella forzadel conducente

edimostrassecol tentativodi liberarsi dai cavalli,l’inizio

di quelle altre ricerche che ci portarono appunto da

questi automi, alle velocissime monoposto saettanti

sulle soffici e sabbiose piste d'oltre oceano.

Ma come vediamo il Keyssler ci parla pure di un

altro studio di questo abate Don Falco, mente certo

eclettica e superiore se - in quei tempi... letterari -

si occupava di meccanica per vincere le vie della terra

e del cielo. A tal proposito non dice l’autore se della

seconda invenzione ne avesse notizia a Torino oppure

in patria, e quel «ora sta lavorando» non è certo

adatto a fissare un’epoca, molto necessaria - come

vedremo - ai fini dell’accertamento della personalità

deH’intelligente abate.

É da.ricordare però come il Keyssler fosse un

autore apprezzato e serio e non un qualsiasi barone

di Munchausen in vena di raccontar piacevolezze per

rendere più interessante la descrizione dei suoi

viaggi. Il Manno, non certo tenero coi falsi sapienti,

10 ricorda e lo cita nella sua Bibliografia storica degli

Stati della Monarchia di Savoia, e così pure - pareci

nel 1803 - la R. Accademia delle Scienze di Torino,

scriveva attorno al Keyssler, bene ricordandolo.

Di quella macchina aeronautica possiamo avere

maggiori notizie attraverso la nota che l’editore

Schutze pone alla seconda edizione del citato libro,

apparsa nel 1751.

Lo Schutze così commenta il passo che si riferisce

a Don Falco:

« Il buon Don Falco senza dubbio è stato così

fortunato come molti altri prima di lui, i quali si

son cimentati con Icaro, per veleggiare attraverso

l’aria. Il Journal des Savants del 1678, a pagina 460,

ci glorifica l’arte del Benier, un fabbro della città

di Sablé. Certo che quando a Don Falco fosse possibile

fabbricare le due sfere con il loro rubinetto, ognuna

delle quali dovrebbe contenere 70 libbre di aria, e

1 tutto pesasse solamente otto loth e fosse più leg­

gero dell’aria senza che la pressione esterna potesse

schiacciare l'apparecchio, egli potrebbe in tal modo

librarsi a qualunque altezza. Ma potrebbe egli anche

respirare? potrebbe mantenere il centro di gravità?

quanto tempo potrebbero resistere i nervi, sotto­

posti a questo speciale moto? In quell'aria rarefatta

le vesciche polmonari sarebbero tanto dilatate che

la respirazione diverrebbe molto problematica».

Questa la nota la quale, nella sua brevità oltre a

porsi quei problemi fisiologici che ora si studiano

negli speciali laboratori e che già in allora erano in­

tuiti. dice che il progetto Falco del 1751, epoca della

seconda edizione, era cosa vecchia, giunta - coll'ali

della fama - anche in Germania e dopo la morte del

Keyssler; progetto in ogni caso dettagliato se lo

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