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IL “ DIBUK

DI LODOVICO ROCCA

mento a Dio sono, oltre alla preghiera ed alla medita­

zione dei libri santi, la serenità, l'entusiasmo, la gioia

della vita, di cui sono espressioni collettive ladanza ed

il canto, mentre grave peccato costituisce il dolore.

Significative ispirazioni ebbero dall'hassidismo la

letteratura ebraica e quella jiddisch, di cui fulgidi

esempi sono la novellistica di Perez, le rappresenta­

zioni drammatiche della compagnia Habimà, il ro­

manzo dei Tharaud (3), per non citare che le più dif­

fuse e notevoli manifestazioni per mezzo delle quali

il fascino del moderno misticismo degli ebrei orien­

tali è giunto a noi. A tale misticismo hanno attinto

per il loro teatro Perez e Scialom An-Ski, l'autore

del Dibuk.

Il soggetto e l'adattamento di Renato Simoni

Del complesso delle tradizioni mistiche e popo­

lari ebraiche fa parte la trasmigrazione delle anime,

soggetto spesso caro ai mistici, concepito sia mate­

rialmente come forma di conservazione dello spirito,

sia eticamente come processo di redenzione. Tale è

il dibuk purificazione di un’anima, che avviene dopo

immatura morte, mediante il trapasso in un corpo

vivente.

Il

Dibuk di Scialom An-Ski (4), che molti torinesi

conoscono per esser stato rappresentato con suc­

cesso, nell’originale jiddisch al «Teatro di Torino»,

nel 1928 dalla Compagnia Habimà, è un dramma che

rispecchia l’anima degli hassidime trae spuntodacerte

loro credenze popolari. L’ambiente è quello degli

ebrei della Polonia; il fatto è la lotta fra un elemento

ideale (la predestinazione) ed un elemento attuale

(la vita); l'azione, un complesso di vicende umane e

di manifestazioni ultraterrene, di realtà e di sogno.

Una solenne promessa scambiata fra Sender e

Nissen stabiliva che, se le loro rispettive nozze fos­

sero state allietate dalla nascita di un figlio e d'una

figlia, questi sarebbero un giorno divenuti sposi.

Nacquero le due creature predestinate: Leah e Hanan;

ma Nissen, lontano, mori lasciando Hanan nella più

squallida povertà. Divenne questi virtuoso e saggio

e vagò per il mondo; giunse un giorno alla casa del

ricco Sender che l'accolse con la generosa ospitalità

dovuta ai poveri ed in modo speciale a coloro che

dedicano anima e mente allo studio delle cose sacre.

Ma, dimentico della promessa, cercava un ricco sposo

per la figlia; trovatolo, partecipa, al colmo della

gioia, la notizia, una sera nella vecchia sinagoga.

Hanan, che attratto fortemente verso Leah l'ama e

n’è tacitamente riamato, travolto dal fatale amore

era giunto, da allucinato, a rinnegar la pia norma del

suo vivere per volgersi a richiedere aiuto alle potenze

del male, udendo l'annunzio di Sender, soccombe:

muore pronunciando il Nome.

Nel giorno fissato si svolgono i preparativi per

le nozze di Leah, fra la letizia di tutti; la fanciulla

solaè sgomenta come se andasse incontro alla morte.

Nel momento in cui il fidanzato sta per posarle sul

capo il velo nuziale, essa lo respinge con violenza:

è entrato nel suo corpo, come dibuk, l’anima di

Hanan e parla per bocca di lei; l'avvenimento riempie

tutti di terrore.

L'infelice Sender s'affretta a recarsi, trascinando

la figlia, da Reb Ezriel, il miracoloso rabbino di

Miropol, scongiurandolo d'allontanar lo spirito. Con­

vocato dal Rabbi il Tribunale delle Thorà, ha luogo

il dibattito con l'intervento dell'ombra di Nissen.

La sentenza dichiara destituita di valore la promessa

riguardante esseri al di qua della vita, ma condanna

egualmente Sender per aver causata la fine d'una

progenitura. Dopo il giudizio, la forza taumaturgica

del Rabbi riesce ad allontanare il dibuk; il corpo

di Leah vien meno.

Quando la fanciulla si desta, è sola: ode, come in

sogno, la voce lontana di Hanan, che, lasciato il suo

corpo, torna a lei, alla sua anima, ed a quella voce

risponde. Dapprima sognante, poi sempre più fer­

vido, si svolge il dialogo, finché Leah dolcemente

muore, per unirsi col suo promesso in mistiche nozze.

Il

libretto di Renato Simoni, per la giustezza

armoniosa delle linee generali, per la caratterizza­

zione dei personaggi, per lo stile del discorso, è un

vero modello. Non ci soffei..

>su di esso con

intenzioni analitiche, ritenendo che, in sede critica,

e nel caso specifico di un'opera in cui la compenetra­

zione fra gli elementi verbali-drammatici e musicali

é stata raggiunta, sia priva di valore la distinzione

fra « libretto » e « musica». Reputiamo invece oppor­

tuno qualche rilievo d'ordine generale, riguardante

il libretto come presupposto storico.

Mentre nel dramma di An-Ski l'azione incomincia

senz'altro nella sinagoga di Brinizza, nel libretto è

preceduta da un prologo, il quale, senza svolgimento

di vicende, nè realizzazioni ambientali e temporali,

contiene l'antefatto del dramma (come un'eco tra­

scendentale del patto d'amore) ed altri, in germe,

essenziali elementi di esso.

Tutto al di fuori della vita, lirismo immobile di

spirituale caos. La forma generale è stata, poi, natu­

ralmente. alleggerita. Dei quattro atti di An-Ski i due

ultimi contengono il largo episodio del giudizio,

mentre nel libretto, che consta di tre atti, tale scena

ha luogo nel terzo, essendo stati soppressi superflui

particolari, fra cui l'evocazione dello spirito di Nissen

e l'intervento del rabbino della comunità.

Qualche altro elemento, per contro, è stato

posto in speciale rilievo, come una cupa scena, prima

del rito nuziale, in cui Leah, circondata da fantasmi,

vien trascinata in una paurosa danza, da una cieca

maligna; come il congiungimento conclusivo delle

anime ed altri spunti fòmiti di potenza lirica. Ade­

guata individualità è data al «Messaggero», perso­

naggio quasi al di fuori del dramma, volutamente

privo di umanità, ispirato annunciatore ed ogget­

tivo commentatore degli avvenimenti.

La scrittura dei libretto, agile, musicale, alta­

mente espressiva, ha la disposizione tipografica della

prosa, ma in molti luoghi vi pulsano regolari tropi

ritmici e ricorrono rispondenze di rima.