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IL " DIBUK

DI LODOVICO ROCCA

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di determinatezza che, nella sua

pura spiritualità, dice le cose inaf­

ferrabili dei mondi infiniti.

Alla melopea fa seguito nel­

l’orchestra unmormorio corale di

salmodia: la multitudine degli uo­

mini prostrati risponde alla parola

dell'unità divina. Una nuova frase

recitativa si leva, cui segue una

ripresa in altra tonalità della ri­

spostaorchestrale. Emerge ancora

la voce della tromba, unitaquesta

volta ad un sommesso e lento

ritmo anapestico dell'orchestra.

Si chiude così, sperdendosi in so­

norità nebulosee lontane, il breve

preludio, profondamentedensodi

mistica poesia.

S’alza la tela: nell'interno della

sua casa, il vecchio Rabbi Ezriel di

Miropol siede, abbandonato, su

una poltrona, vegliato da alcuni

fedeli: le preghiere della sera vol­

gono alla fine: le parole, in omo­

fonie accordali, procedono in asso­

luta libertà ritmica ed armonistica sullo stesso tema

della strofe orchestrale del preludio. Ad un tratto,

l'intensa voce d'un cantore eleva su questa stanca e

triste coralità un recitativo stilisticamente simile a

quello del preludio, ma che raccoglie un soffio di

meno ascetica umanità, contiene la forza appassionata

d'una lontana nostalgia.

Un uomo affannato e trepidante sopraggiunge:

informa il Rabbi della sciagura che ha colpito Sender

di Brinizza e riporta la preghiera d'aiuto che questi

gli rivolge. Poi viene introdotto l'addolorato padre, e

Reb Ezriel, saputo di qual morto sia l'anima entrata

nel corpo della fanciulla, lo esorta severamente ad

interrogare la propria coscienza, forse colpevole

verso quell'anima. Sender, titubante, non ricorda;

in orchestra passa il tema che nel prologo rivesti

le parole dell'antico patto.

Entra Leah, sorretta da Frade, mentre l'orchestra

con un incalzante movimento di semicrome esprime

l'agitazione del momento. Risponde in tono di sfida,

alle domande del rabbino, lo spirito dibuk; con

accenti commossi dice poi il suo smarrimento; tutto

gli è contro: la terra, il cielo, gli spazi infiniti. Il suo

dire è affannosamente supplichevole: « Non scac­

ciarmi di qui I ». RebEzriel è pietosamentecommosso:

impiegherà tutta la sua potenza per salvare l'anima

errante, senza pace; ma s'allontani dalla fanciulla.

La risposta è ribelle: « Noi ».

Con rinnovato vigore, il vecchio rabbino ordina

allo spirito di allontanarsi: vano ancora riesce il suo

sforzo. Su agitati tremoli dell'orchestra, la voce stri­

dula di Leah-dibuk esclama: « È la mia fidanzata».

In un’improvvisa calma interviene il Messaggero:

« É la sua fidanzata». Profondamente meravigliato il

Rabbi gli domanda chi sia e che cosa sappia. « lo sono

il Messaggero. Reco novelle importanti, alte e se­

grete ». Sender, sconvolto, è costretto dalle parole

serenamente accusatrici a riconoscere la dimenti­

cata promessa e cerca affannosamente di scusarsi.

Reb Ezriel, colpito dalla nuova rivelazione, convoca

il tribunale delle Thorà per giudicare Sender. La

sentenzadichiara privo di fondamento il patto stretto

quando gli esseri che dovevano diventarne l'oggetto

non esistevano ancora; Sender, per espiare la sua

condotta, origine di funeste conseguenze, è condan­

nato a donare ai poveri metà delle sue ricchezze ed

a recitare, ogni anno, il Kaddish (7) per le anime di

Nissen e di Hanan. Giustizia è stata resa, ma l’infe­

lice spirito, ad un nuovo comando di allontanarsi,

oppone il suo sdegnoso rifiuto. Allora Reb Ezriel,

ergendosi in un supremo vigore, compie l'esorcismo

e, animato da terribile potenza, grida la scomunica.

Tutto l'ambiente vibra della drammaticità di

questo momento, in cui il motivo trascendentale si

umanizza per opera di poesia e si diffrange in vasta

e tragica manifestazione di dolore, di pietà, di vita.

Un'alta affermazionedi sonorità orchestrale segue

il disperato abbandono dello spirito dibuk: «Sono

perduto! ». Il Rabbino, con potere miracoloso, ha

Reb Ezriel comanda che vengano introdotti dieci

fedeli della sinagoga cui chiede l'autorizzazione ad

usare del proprio potere per scacciare il dibuk. Il

suo discorso musicale è un nuovo frammento di pura

monodia altamente espressiva; e non meno poetica

è la risposta, in

forma

di

coro omofono a

tre

parti.

superato laforza ribelle, maridivieneora il debole

vecchiodi prima. Lasuastancaparolaèanimatasol­

tantodala pietà per lo spirito infelice, per la cui

salvezzaegli prega, orachehavinto. Poi, inpreda