IL “ DIBUK
„
DI LODOVICO ROCCA
Analisi dell'opera
IL PROLOGO ED IL PRIMO ATTO
Dapprima l'eco d'una voce lontana: «Alla porta
della vita un’anima...». Frammento di pura melodia
che nasce dal nulla e del nulla esprime l’infinito
mistero. Poi uno stanco lamento del coro:
Un basso brontolìo di rapido ritmo ternario
accompagnaJ'aprirsi della scena.
1V
Poi un sommesso, raccolto e lento salmodiare
s’innalza per un attimo in un più ampio respiro, per
ricadere e trasformarsi in un legato mormorio delle
voci virili in ottava, sopra al quale si leva la voce del
Messaggero, per dire, con pacato ma incisivo scan-
dimento di parole, del patto fatale: « In un giorno
solenne, nella casadel Rabbi, Sender di Henie. Nissen
di Rivha s’incontrarono amici, più che fratelli, nel
nome del Signore... ».
L’evocazione del Messaggero fa rivivere le voci
dei due ebrei nelle parole un giorno pronunciate;
accolte nel cielo, superato il mondo delle cose mor
tali, epperciò eternamente vive.
Il nome di Dio e il patto d’amore sono celebrati
in tono di tripudio dalla massa ora fastosa delle voci.
Lunghi melismi, armonie luminose, fantasie di colori
musicali s’intrecciano, nella ricchezza dei valori rit
mici e dinamici, in una lussureggiante sinfonia
vocale. . .
Poi una sosta. Un accenno dialogato del Cantico
dei Cantici, realizzato da una voce d'uomo e una di
donna; e il coro con lenta omofonia dice la massima
del trapasso dal male al bene: «Triste l’anima affonda
nell’abisso del male, ma redenta e gioconda su su
in alto risale»; l'ascesa è fonicamente espressa da
un efficace innalzarsi delle voci: singolare « madri-
galismo» moderno.
Nel successivo dileguamento dell'intensità fonica,
la voce del Messaggero riassume la fatale inelut
tabilità dell'amore: «Si cercheranno, s'incontre
ranno...».
L’interno della vecchia sinagoga di Brinizza, nei-
l’ora notturna, è debolmente illuminato da poche
candele e dal lume perpetuamente acceso davanti
all'Arca santa, presso la quale è, immobile e traso
gnato, Hanan. Ad un angolo della scena è sdraiato
su una panca il Messaggero, mentre alcuni talmudisti,
lentamente passeggiando, vocalizzano a bocca chiusa
sonnolenti melismi, e due batlonim (5) con Maier, il
custode della sinagoga, discorrono sulle gesta e sulle
ricchezze di antichi favolosi rabbini; la fantasiatrova,
nell’evocazione di splendide opulenze, conforto alla
meschina realtà. Il canto sillabico, grottescamente
sottolineato da secchi accordi dell'orchestra, dà poi
luogo ad un tema melodico che. nella chiusa sua
tristezza, è l'espressione d’una inguaribile miseria:
Il velario s’è aperto su d’un'oscurità lievemente
animata da tenuissime nebbie: il mondo dell'eterna
notte. Una voce di donna ripete: « Alla porta della
vita un’anima... ». E una nuova risposta del coro
porta l'ombra d’una più viva effusione.
^H’udire da Maier d'un vecchio cabalista mira
coloso. Hanan si scuote ed ansioso domanda dov'egli
viva; quindi esce ripetendo meccanicamente il nome
del lontano villaggio.
. Di lui chiede il Messaggero: «Chi è quell'adole
scente?». La sua figura spirituale è subito musical-
mente determinata nel metodizzare solenne e chia
ramente tonale, che si contrappone al dire degli
altri, rapidamente sillabico o tortuosamente fiorito
di melismi, spesso cromatico.