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Maiere i suoi compagni rispon­

dono: « È un talmudista. Venne,

bambino, dalla Lituania per stu­

diare nella nostra scuola e di­

ventò sapiente. Un anno fa partì;

da qualche giorno, è tornato fra

noi, ma assai cambiato; è sempre

pensieroso e digiuna da un sabato

all'altro; dicono che s'occupi di

«abbaia».

Una pausa. Sopra lenti unisoni

dell'orchestra i talmudisti borbot­

tano lamentosi melismi. Ambiente

statico ed assonnato. I batlonim,

digiuni dal mattino, sono stanchi,

sfiniti, ma d'un tratto ricordano

che il ricco Sender è andato a

discutere il contratto nuziale per

la figlia; se le trattative approde­

ranno, la sua generosità tutti sfa­

merà e renderà contenti. Ciò è

detto con golosità, in movenze

di scherzo musicale e di danza

grottesca.

S'ode un lontano grido di donna; in orchestra

un rapido inseguirsi di penetranti scalette; poi altre

grida più vicine. Dalla porta violentemente aperta

due donne entrano in corsa. Davanti all'Arca santa

invocano, disperatamente singhiozzando, l'una, la

guarigione dello sposo morente, l'altra, la salvezza

d'un nascituro; al loro canto s'inserisce la parola del

Messaggero, per dire la misteriosa legge della vita

e della morte con l'enunciazione del motivo teoso­

fico: «Quando l'anima d'un essere umano, che non

è ancora morto, deve entrare in un corpo che non è

ancora nato, si lotta nelle tenebre. Se l'infermo

muore, il bimbo nasce. Se il morente si salva, il

bimbo muore».

Donate poche monete a chi reciterà, per loro, i

salmi, le donne fuggono.

Poche veramente, e ce lo dicono le parole scon­

tente e lamentose che si odono fra la preghiera dei

talmudisti, una preghiera a quattro parti omofone,

chiaramente ritmica ed animata di severo spirito

religioso. I preganti si recano nella « stanza separata»

e con essi s'allontana l'eco della preghiera, ripresa

daH'orchestra, poi sperdentesi gradatamente.

Hanan rientra; nel suo canto, ora trasognato,

ora impetuoso, è l'espressione della sua anima allu­

cinata che persegue un sogno forse irraggiungibile.

Maier teme per lui: « Nella Cabala sei sprofondato.

Più non apri il Talmud ».

Ed infatti Hanan nelle mediate costruzioni della

legge religiosa non trova appagamento al suo sogno

troppo potente di vita. L'anelito ed un ampio respiro

sonochiaramentesentiti in unaascesamelodica: «Solo

il cielo vi manca, vi manca il del del sole, il del del­

l'ale. Tale è il Talmud». Nel mistidsmo invece vibra

una più palpitante umanità, una potenza che vince

il male e lo risolve in bene. Della folle lussuria nasce

quindi dall'enundazione d'un tema delicato,

dai violini in sordina, che presenta affinità col

della oromessa:

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