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UN PITTORE: GIOVANNI GUARLOTTI

individuale, varia e costante nel medesimo tempo.

Pittura sana e vera di pittore di razza, quasi sempre

di getto, fluida, spontanea, dove non si sa se più

ammirare l’efficacia del chiaroscuro o la naturalezza

dell’incarnato o la sobrietà del tocco che rende per

ogni elemento: cielo, prato, roccia, figura, animale,

le singole peculiarità. Egli, come pochi altri, ha

saputo - in tempi di disorientamento e di allettanti

e altrettanto puerili facilonerie - tener fede alla

vera arte, quella che non si consegue se non a prezzo

di dure vigilie e di positivo studio. É per questa sua

profonda e fattiva fede e per le opere che da essa sono

scaturite, che la sua arte, nata sullo scorcio del­

l’ottocento ed affermatasi sin dai primordi del nove­

cento con propositi ed opere vitali, si inquadra

degnamente nella storia dell’arte subalpina.

La si potrebbe definire volta a volta verista, roman­

tica, impressionista, ma più che queste convenzio­

nali qualifiche, la potremmo definire istintiva, da

quell ’istintivismo sincero e vitale che lo porta a inter­

pretazioni ora passionali, ora dure, ora dinamiche,

ora pastorali. Fedele al suo sogno, egli rimane e

rimarrà, comunque siano vagliate le sue opere, il

pittore puro che spesse volte, traducendo in atto

i fantasmi fluttuanti, è riuscito a creare figurazioni

non periture, l’uomo che ha fatto dell’arte l’anelito

costante della sua vita.

TERESIO ROVERE