Table of Contents Table of Contents
Previous Page  1036 / 1769 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 1036 / 1769 Next Page
Page Background

UN MUSICISTA TORINESE ALLA CORTE DI RE E DI PRINCIPI: FELICE BLANGINI

mi vogliono contrariare, ma io mi ribellerò». E il

Blangini seguì la principessa a Torino, la città natale

che egli rivedeva per la prima volta, dopo la sua par­

tenza, e che suscitò in lui profonda commozione di

ricordi...

Ma la posizione del Blangini era insostenibile;

perciò abbandonò poco dopo nuovamente la città,

ritornando, dopo brevi peregrinazioni, a Parigi.

Anche l’avvenente Paolina lo raggiunse non molto

tempo dopo; ma il romanzetto sentimentale era

virtualmente finito: Paolina era uno di quegli astri

che amano diffondere la loro luce per i punti più

diversi del firmamento...

Soggiorno in Germania

Nel palazzo della principessa Borghese a Parigi

il Blangini ebbe però l’occasione d'incontrare il

fratello di Napoleone, Luigi, re d'Olanda, il quale,

appassionato del canto, s'interessò vivamente del

giovane musicista torinese. Una sera anzi, in cui

questi venne a palazzo con un forte raffreddore, il

re gliene domandò la causa.

— Sire — rispose il Blangini — ho dovuto cor­

rere tutta la mattina per le vie di Parigi sotto una

pioggia torrenziale.

— Principessa Paolina — esclamò egli allora, ri­

volgendosi alla sorella. —Voi lasciate andare a piedi

il direttore della vostra musica? Ciò non è bene:

bisogna donargli vettura e cavalli. Promettete questa

sera al Blangini ciò che io chiedo per lui ».

La promessa fu fatta e mantenuta: il Blangini

ebbe carrozza, cavalli e una particolare indennità.

Due giorni dopo il re Luigi volle prendere dal Blan­

gini anche lezioni di canto. « Cosa singolare! — rileva

il Blangini. — Mentre io facevo solfeggiare la scala

musicale a un re, ben spesse i suoi ministri rimanevano

ad attenderlo per delle ore; poiché egli aveva dato or­

dine che, per nessun motivo, non lo si doveva assoluta-

mente disturbare, mentre egli era occupato con me ».

Nel 1809 il re Gerolamo di Westfalia invitò il

Blangini a recarsi a Cassel, per assumere la direzione

della reale cappella di musica, facendogli delle offerte

particolarmente generose. A quella corte il musicista

torinese passò effettivamente alcuni dei suoi anni più

belli, ricolmo di favori, di onori e di regali. Di questo

periodo è anche l'opera La fata Urgele, che ebbe

particolare successo.

Nel 1812 egli ebbe l'incarico di ricostituire, su

basi più grandiose, la cappella reale; ebbe perciò una

lunga licenza, per scritturare nuovi elementi. Il Blan­

gini andò a Parigi, poi scese in Italia e, per una se­

condavolta, ripassò per la suacittà natale; ma neanche

in questa non riuscì a trovare gli elementi desiderati;

anche perchè, in quei momenti di gloria bonapar­

tista, non appena sull'orizzonte artistico del vasto

impero appariva qualche astro di particolare valore,

veniva per lo più subito requisito e mandato al teatro

imperiale di Parigi. Ritornato aCassel il Blangini com­

poneva una nuova opera: La princesse de Cachemire.

Intanto la stella di Napoleone iniziava il suo tra-

nonto, trascinando con sè i suoi più diretti satelliti.

Dopo la disastrosa campagna russa di Napoleone, il

principe Gerolamo dovette abbandonare precipito­

samente Cassel, di fronte all’invasione delle truppe

russe; i cosacchi s’installarono nel castello reale e

Blangini... ebbe la forza di mangiare con essi alla

stessa tavola, dove qualche giorno prima aveva man­

giato col suo generoso protettore...

Riconosciuto da un ufficiale russo - il principe

Galitzin, che il Blangini aveva, anni prima, incontrato

nei salotti parigini - e affermando la sua nazionalità...

tedesca (in quanto era addetto alla corte di Westfalia),

chiese ed ottenne un salvacondotto per Monaco,

dove egli si recò, non senza essersi prima travestito,

per precauzione, da... cosacco!

A Monaco si soffermò per qualche tempo, facendo

eseguire, dinnanzi a una coorte di principi, la sua

opera Traiano in Tracia.

Nella scia dei Borboni

Nel 1814 ritornò a Parigi. Frequentò la casa di

Talleyrand - il nemico di Napoleone - e, sia per uni­

formarsi alle mutate condizioni politiche, come anche

spinto dalla sua costante convinzione, che con­

viene sempre stare con chi è in alto, si gettò nella

scia dei Borboni. Fu così che ricevette il brevetto di

sovraintendente della cappella reale « in ricompensa

dei servizi resi da lui nel passato e di quelli che si

attendevano per l'avvenire nel campo della bella

arte sua...». Nel 1816 ebbe la nomina di maestro di

canto alia scuola reale di musica: carica che tenne

fino al 1828. Nello stesso anno riprese la cittadinanza

francese, scrisse un’opera comica, La comtesse de la

Mark, e si sposò.

Nel 1820 compose, in occasione della nascita del

duca di Bordeaux, una romanza Veillez sur la mère

et Venfant, che fu cantata in tutti i saloni realisti e

per la quale ricevette molti rallegramenti, per la

sua devozione e fedeltà all’augusta famiglia... dei

Borboni. Nel maggio del 1821 Luigi XVIII gli conferì

la legione d’onore e, il 14 novembre dell’anno suc­

cessivo, il titolo nobiliare di cavaliere.

Nel 1828 affari privati (una lite che si protraeva

da molti anni) lo richiamarono a Torino; in tale occa­

sione l'Accademia Filarmonicaorganizzò, in suoonore,

un concerto, con programma costituito esclusiva-

mente di musiche sue: e fu quella l'ultima volta che

il Blangini rivide la sua città nativa. Egli scriveva più

t%rdi: «Dev’essere così dolce terminare i propri

giorni dove si è nati; riposare sotto la terra che per

prima si è calpestata coi proprf piedi di fanciullo!...

Sì^ lo sento: io desidererei ancora rivedere la mia

. dolce patria... ». La sorte volle invece che egli non

rivedesse mai più nè Torino, nè l’Italia e che egli

terminasse i suoi giorni in condizioni ben lontane

dallo splendore dei suoi anni migliori e in terra

straniera. Infatti, ritornato a Parigi, si diede a specu­

lazioni finanziarie disastrose, che lo rovinarono eco-