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Fig. 4 - U Parta M i é i

dopo

I w tw H al p rincipia M w l a praaaMa

stradale rende scarsamente visibili da nord, o irri­

conoscibili, i due passaggi minori (fig. 5).

Il piano dei fòrnici è limitato, in alto, da un fa-

scione a blocchi di pietra tufacea. Codesto fascione

risponde a esigenze di carattere piuttosto decorativo

che costruttivo. Nella mente dell'architetto il fa­

scione era destinato, con ogni probabilità, a portare

scolpito, in caratteri lapidar?, il nome del dittatore,

o dei magistrati romani ai quali spettava il merito

della costruzione (4). Il fatto che il fascione appaia

perfettamente liscio, sembra potersi spiegare con lo

stato di irrequietezza e di incertezza politica del mo­

mento. Per quanto è lecito fondarsi sopra un'ipotesi

assai prossima al vero, la data di costruzione della

porta urbica andrebbe così definitivamente racchiusa

tra l ’anno 44 e il 30 a. C. La costruzione delle porte

turrite precedette lacostruzione del muro di cinta (5).

Al di sopra del fascione di pietra, e di una prima

cornice dentellata, in laterizio, corre un primo piano

di finestre

e. in numero di nove, divise tra loro

da lesene a tesi e capitelli di stile tuscanico. Dopo

una seconda cornice dentellata e una trabeazione co­

rinzia, segue un secondo ordine di finestre, semplice-

mente rettangolari, divise tra loro da lesene del ge­

nere delle precedenti, e incorniciate da lesene minori,

con una cornice finale di coronamento. Anche le

finestre del secondo piano risultano term inile, nel

disegno originario, da archetti a pieno sesto, succes­

sivamente riempiti.

Considerando questo semplice prospetto archi-

tettonico. diffìcilmente l i riesce a cogliere

l\

originario detta costruzione, e la

k<£ due piani di aperture, oggi da i

notare, all'altezza dei fornici del

piano terreno, certi pilastri spor­

genti tra fornice e fornice, aguisa

di prominenze o avancorpi, ten­

denti a riunirsi, con andamento

arcuato, al di sopra dei fòrnici

maggiori. I pilastri e uno degli

archi risultano rifatti moderna­

mente, in omaggio all'antico. Si

comprende, quindi, come in cor­

rispondenza del corpo centrale

rettilineo, sorgesse dalla parte in­

terna, o meridionale, una specie

di muro-fodera, con intercapedine

occorrente per la costruzione di

piani orizzontali o ballatoi, in rap­

porto coi due piani di finestre-

feritoie. Il pavimento del primo

piano poggiavaforse in pienosopra

l'estradossodei fòrnici e al sommo

dei pilastri; il pavimento del se­

condo piano doveva riposaresopra

una travatura lignea. A riprova di

che rimane la fila di incavi qua­

drati. per innesto di travi, tra il

primo e il secondo ordine di finestre (fig. 7).

' *orri, traforate in giro da più strette feritoie

dello stesso disegno, sono oggi, all'interno. comple­

tamente vuote e mancanti di qualsiasi traccia sicura

delle antiche scale, che dalla base di ciascuna salivano

fino alla sommità. Aperte d'alto in basso nel medio­

evo, dalla parte di mezzogiorno, o della città, secondo

il costume dell'epoca, esse non tornarono ad acqui­

stare la primitiva figura poligonale se non ir> grazia

di imponenti restauri, i primi dei quali risalgono agli

ultimi tempi del regno di Vittorio Amedeo II. É tu t­

tavia certo che anche in antico, all'altezza di ciascun

piano di feritoie dovesse aversi un pavimento, di

legno o di mattoni, cui si accedeva mediante scale

interne, pure di legno. Una porta praticata sul ro­

vescio meridionale delle torri (come si vede rico­

struita nella torre orientale, fig. crt.) permetteva l ’ec­

cesso alle torri medesime, nonché al passaggio di

ronda sul muro di cinta costruito successivamente

alle torri, a filo delle to rri e dietro di queste (A.

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e del secondo pieno di « ri-

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LA PORTA PALATINA, MONUMENTO CAPITALE DI ROMANITÀ IN PIEMONTE