Table of Contents Table of Contents
Previous Page  19 / 1769 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 19 / 1769 Next Page
Page Background

Ben presto, tuttavia, nella seconda metà del

VI secolo, anche Torino dovette entrare a fare parte

di quell’impero longobardo che da Pavia estendevasi

alla quasi totalità dell'Italia settentrionale, chiamata

allora, senz’altre distinzioni, Longobardia o Lom­

bardia. Data la sua importanza, Torino divenne la

capitale di uno dei principali ducati longobardi (IO).

Non è noto in quale parte o settore della città i duchi

longobardi stabilissero la loro dimora. E non è im­

probabile che a luogo di residenza fosse prescelto,

come l ’edificio più importante della città, lo stesso

antico

Praetorium,

se era allora in piedi (II).

Non perciò i duchi longobardi poterono disinte­

ressarsi di quei luoghi forti che erano le stat/ones

presso le porte. Ma è tuttavia difficile dire se ad

una qualsiasi di codeste

stationes

alluda quella espres­

sione di

curtis ducis

o

curtis ducati,

che ricorre in

documenti medioevali (12), e che con molta verisi-

miglianza è da identificare appunto con il

Praetorium.

Circa due secoli dopo l'arrivo dei Longobardi in

Italia, si ha la venuta dei Franchi, sotto la guida di

Carlomagno, con la sconfitta di Desiderio alle Chiuse

di S. Michele (estate 773). Énoto quanto appassionato

di coltura classica fosse Carlomagno, da Leone III

consacrato imperatore in San Pietro in Roma (Natale

dell’anno 800). Il gusto classicheggiante dei primi

Carolingi impone alla residenza ufficiale del castello

di Pavia il nome romano di

palatium.

Successiva­

mente, e in seguito alla riesumazione di un’altra

parola classica,

comes,

trovasi citata nei documenti

del IX secolo la carica di comes

Palatii, o

conte pala­

tino: colui che governa e amministra nel nome del­

l ’imperatore.

Palatium

si denomina quindi ovunque

la residenza ufficiale di codesto conte palatino, il quale

prende il posto già occupato da un duca longobardo.

Se a Torino la curtis

ducati

fu, come sembra, niente

altro che l'antico

Praetorium,

sui medesimi fonda­

menti di verisimiglianza è da ritenere che, con le

inevitabili trasformazioni, l’antico

Praetoriunxurtis

Ducati

possa, d'ora innanzi, aspirare al nuovo e più

augusto titolo di

Palatium.

Nella medesima èra, cia­

scuna delle classiche

stationes

presso le porte si deno­

mina

costrum.

Importantissimo pare che fosse, nel

secolo XI, il

castrum " quod est constructum supra

portam Secusinam

” (13): il quale a mezzo il secolo XIII

andava metà distrutto, per vendetta, ad opera del

conte Pietro di Savoia (14).

Nel corso dello stesso secolo XI la nostra Porta

Palatina pare che fosse chiamata col nome di Porta

Turrianica (15); e nel corso del secolo seguente, con

parecchi a ltri nomi: Porta Doronico, Porta Doranea,

Porta Episcopi e Porta Vescovo. Porta Vercellina, e

finalmente Porta Palatii (16). Tra il 1276 e il 1280

si sa che il temuto marchese di Monferrato. Gugliel­

mo VII (1253-1292), ricordato nella Divina Commedia

(Purj., canto VII), impadronitosi di Torino, ebbe

quivi a costruire la sua drrtus de fàrcia. La fortezza

di Guglielmo, di Monferrato fa già perfettamente

identificata con il costrum della porta orientale (Porta

Proetoria, o Decumana, o Padana): un corpo di fab-

Fig. 6

(dal lato di mezzogiorno, con vista dal lastricato antico)

brica costruito ex

novo

esternamente al perimetro

delle mura urbane, e all'altezza della Porta antica,

rimasta inclusa nella fortezza: l'attuale Palazzo Ma­

dama (17), con l ’ampliamento architettonico effettuato

a oriente, nella prima metà del secolo XV, da Lodo-

vico d'Acaia. Contemporanea alla costruzione della

stessa

domus de forcia

è l'apertura di quella Porta

Phibellona,

sulla cui denominazione si è. finora, tanto

inutilmente fantasticato.

Nulla di preciso risulta intorno alle vicende incon­

trate dalla Porta Palatina nei medesimi secoli. Si sa

soltanto che il giorno 8 luglio 1404 il Comune stipu­

lava un contratto per il rifacimento della merla­

tura (18). O ltre un secolo più tardi il Comune stabi­

liva che si dovesse rappresentare in rilievo e a lettere

d ’oro la sigla del nome Jesus sopra le quattro porte

della città (19), come protesta di ortodossia, e

si

direbbe quasi a superstiziosa difesa della città contro

il dilagare dell'eresia. Da tardi documenti

grafici, si

ricava che il tondo con la sigla in rilievo IHS,

fu

situato al centro e nella parte più elevata ded'inter-

tu rrio : con riferimento alla Porta Palatina.

coHocato

a metà del secondo piano de ll'in terturrio ,

dopo

mu­

rate due delle finestre o feritoie.

Malgrado le svariate e inevitabili

modifkaaàoni e

trasformazioni parziali, si

può ritener» che ancora

alla metà del

secolo XVI

il

sistema delta dma

f

cata torinese, con

particolare riguardo alla :

delle porte, fosse rimasto

sostanzialmente i

LA PORTA PALATINA, MONUMENTO CAPITALE DI ROMANITÀ IN PIEMONTE