Ben presto, tuttavia, nella seconda metà del
VI secolo, anche Torino dovette entrare a fare parte
di quell’impero longobardo che da Pavia estendevasi
alla quasi totalità dell'Italia settentrionale, chiamata
allora, senz’altre distinzioni, Longobardia o Lom
bardia. Data la sua importanza, Torino divenne la
capitale di uno dei principali ducati longobardi (IO).
Non è noto in quale parte o settore della città i duchi
longobardi stabilissero la loro dimora. E non è im
probabile che a luogo di residenza fosse prescelto,
come l ’edificio più importante della città, lo stesso
antico
Praetorium,
se era allora in piedi (II).
Non perciò i duchi longobardi poterono disinte
ressarsi di quei luoghi forti che erano le stat/ones
presso le porte. Ma è tuttavia difficile dire se ad
una qualsiasi di codeste
stationes
alluda quella espres
sione di
curtis ducis
o
curtis ducati,
che ricorre in
documenti medioevali (12), e che con molta verisi-
miglianza è da identificare appunto con il
Praetorium.
Circa due secoli dopo l'arrivo dei Longobardi in
Italia, si ha la venuta dei Franchi, sotto la guida di
Carlomagno, con la sconfitta di Desiderio alle Chiuse
di S. Michele (estate 773). Énoto quanto appassionato
di coltura classica fosse Carlomagno, da Leone III
consacrato imperatore in San Pietro in Roma (Natale
dell’anno 800). Il gusto classicheggiante dei primi
Carolingi impone alla residenza ufficiale del castello
di Pavia il nome romano di
palatium.
Successiva
mente, e in seguito alla riesumazione di un’altra
parola classica,
comes,
trovasi citata nei documenti
del IX secolo la carica di comes
Palatii, o
conte pala
tino: colui che governa e amministra nel nome del
l ’imperatore.
Palatium
si denomina quindi ovunque
la residenza ufficiale di codesto conte palatino, il quale
prende il posto già occupato da un duca longobardo.
Se a Torino la curtis
ducati
fu, come sembra, niente
altro che l'antico
Praetorium,
sui medesimi fonda
menti di verisimiglianza è da ritenere che, con le
inevitabili trasformazioni, l’antico
Praetoriunxurtis
Ducati
possa, d'ora innanzi, aspirare al nuovo e più
augusto titolo di
Palatium.
Nella medesima èra, cia
scuna delle classiche
stationes
presso le porte si deno
mina
costrum.
Importantissimo pare che fosse, nel
secolo XI, il
castrum " quod est constructum supra
portam Secusinam
” (13): il quale a mezzo il secolo XIII
andava metà distrutto, per vendetta, ad opera del
conte Pietro di Savoia (14).
Nel corso dello stesso secolo XI la nostra Porta
Palatina pare che fosse chiamata col nome di Porta
Turrianica (15); e nel corso del secolo seguente, con
parecchi a ltri nomi: Porta Doronico, Porta Doranea,
Porta Episcopi e Porta Vescovo. Porta Vercellina, e
finalmente Porta Palatii (16). Tra il 1276 e il 1280
si sa che il temuto marchese di Monferrato. Gugliel
mo VII (1253-1292), ricordato nella Divina Commedia
(Purj., canto VII), impadronitosi di Torino, ebbe
quivi a costruire la sua drrtus de fàrcia. La fortezza
di Guglielmo, di Monferrato fa già perfettamente
identificata con il costrum della porta orientale (Porta
Proetoria, o Decumana, o Padana): un corpo di fab-
Fig. 6
(dal lato di mezzogiorno, con vista dal lastricato antico)
brica costruito ex
novo
esternamente al perimetro
delle mura urbane, e all'altezza della Porta antica,
rimasta inclusa nella fortezza: l'attuale Palazzo Ma
dama (17), con l ’ampliamento architettonico effettuato
a oriente, nella prima metà del secolo XV, da Lodo-
vico d'Acaia. Contemporanea alla costruzione della
stessa
domus de forcia
è l'apertura di quella Porta
Phibellona,
sulla cui denominazione si è. finora, tanto
inutilmente fantasticato.
Nulla di preciso risulta intorno alle vicende incon
trate dalla Porta Palatina nei medesimi secoli. Si sa
soltanto che il giorno 8 luglio 1404 il Comune stipu
lava un contratto per il rifacimento della merla
tura (18). O ltre un secolo più tardi il Comune stabi
liva che si dovesse rappresentare in rilievo e a lettere
d ’oro la sigla del nome Jesus sopra le quattro porte
della città (19), come protesta di ortodossia, e
si
direbbe quasi a superstiziosa difesa della città contro
il dilagare dell'eresia. Da tardi documenti
grafici, si
ricava che il tondo con la sigla in rilievo IHS,
fu
situato al centro e nella parte più elevata ded'inter-
tu rrio : con riferimento alla Porta Palatina.
coHocato
a metà del secondo piano de ll'in terturrio ,
dopo
mu
rate due delle finestre o feritoie.
Malgrado le svariate e inevitabili
modifkaaàoni e
trasformazioni parziali, si
può ritener» che ancora
alla metà del
secolo XVI
il
sistema delta dma
f
cata torinese, con
particolare riguardo alla :
delle porte, fosse rimasto
sostanzialmente i
LA PORTA PALATINA, MONUMENTO CAPITALE DI ROMANITÀ IN PIEMONTE