LA PORTA PALATINA, MONUMENTO CAPITALE DI ROMANITÀ IN PIEMONTE
in volgare sopra un documento
ufficiale, era però già in uso da
tempo, e sempre in relazione con
l'antico e non lontano Palazzo di
Città, o
Palatium.
Dal tempo di Carlo Emanuele I
sino a Vittorio Amedeo II, nel
corso di circa un secolo e mezzo,
con opera più o meno lenta ma
continua, la città si circonda per
intero di una corona di possenti
baluardi a sperone, modellati sul
tipo dei baluardi della Cittadella.
La nuova cinta fortificata risponde
così alle accresciute esigenze te
cniche della difesa militare, come
a quelle dell‘ampliato nucleo ur
bano. Sviluppando arditamente e
completando il piano della città
fortificata, Carlo Emanuele II nel
1673, esattamente nel breve giro
di un anno, ebbe a completare la
cintura delle fortificazioni dalla
parte orientale fino quasi a rag
giungere il Po, includendo nelle
fortificazioni tutto il sobborgo di
Po (Via Po e adiacenze), e aggiun
gendo ben sette bastioni agli altri
sette che già proteggevano la città
vecchia. A solenne ricordo degli
imponenti lavori di fortificazione
con tanta rapidità compiuti sotto
Carlo Emanuele II, furono nel 1673
murate due epigrafi iatine incise
su lastre marmoree, collocate in
vicinanza della Porta Palatina (v.
Appendice,
n. 2) (24).
L’intero centro urbano, avente come lim ite orien
tale estremo il corso del Po, assume così una configu
razione irregolare, che l’andamento a sporgenze e
rientranze dei suoi bastioni rende ancor più capric
ciosa (25). Si perde a questo punto ogni ultima pre
cisa nozione della figura e delle proporzioni del
nucleo originario urbano. O ltre alla struttura peri
ferica. la stessa struttura nucleare della città viene
modificata con l'apertura di nuove arterie stradali, e
con la obliterazione e trasformazione di altre più
antiche. Su disegno dell'architetto Ascanio Vittozzi
viene aperta, nel 1615, quella •• Via Nuova ” che
prese poi il nome di “ Via Roma ” , da Piazza Castello
alla Porta Nuova (26): quest'uKima nel tra tto meri
dionale del nuovo sistema fortificato, in sostituzione
della Pòrta Marmorea da tempo demolita in Via Santa
Teresa.
Tali importanti innovazioni nella rete stradate ur
bana influivano necessariamente anche sul traffico
che già faceva capo alla Porta Palatina. La
Vìa
Nuova
assumeva l'importanza
dei tordo
maxkm*
originario,
dalla parte almeno
di mezzogiorno. Dalla parte op
posta
della città,
asettentrione, una porta secondaria,
Fig. 8 • H
(dal
detta di S. Michele, della quale si ha notizia fino dal
1244, ma di cui non si può parlare come di una porta
cittadina importante, sino all'età moderna, accentra
a poco a poco il traffico da quella parte. La Porta
S. Michele aprivasi al lim ite settentrionale della Via
Milano, in comunicazione diretta con il mercato in
•* Piazza delle Erbe " , attuale Piazza Palazzo di
Città.
Si spiega, pertanto, come nel corso del secolo XVII,
prima del 1673. non si ebbe alcuno scrupolo a
rin
chiudere l'in tiera fabbrica della Porta Palatina dentro
uno dei bastioni — il bastione più settentrionale delta
città — sistemando quindi e allargando,
forse,
la
porta fino allora secondaria, detta di S.
Michele, col
legata soltanto allora con la riva opposta del
fossato,
da un ponte stabile di legno.
Quest'ultirrc porta indicava, come già la Porta
Romana, la via
più
diretta
di
comunicazione dal
suburbio al mercato eal prospiciente Palazzodi Città,
notoriamente ricostruito in forma più sontuosa e in
stile del tempo, nel 1659. Con la creazione dei nuovo
stàio di cose le due porte cittadine furono chiamate
Porti Palazzo vecchia " e
Sotto il «verno, d*
Porta Palazzo nuova
di
e ,