LA PORTA PALATINA, MONUMENTO CAPITALE DI ROMANIA IN PIEMONTE
Fig. 14
- Aspetto «starno dalla Porta Palatina fino al Ittt
(T
vanElvan,
Acquerello,
Museo
C
ivico
di Torino)
latore medioevali, a coda di rondine. Nella prima
metà del secolo infatti, per bocca di persone tra le
più competenti di storia e di topografia cittadina, la
Porta romana di età augustea era divenuta d'un tratto
il “ palazzo di Augusto
come " parte di quelle
costruzioni che i Romani avevano destinate per il
palazzo di Augusto ecc. ” (29). Con la Restaurazione
poi le torri avevano cessato di ser\ e di carcere
militare ed erano tornate ad essere quello che erano
state prima: cioè carcere correzionale (30). L'aspetto
generale della costruzione romana raffazzonata, quale
apparve sino oltre la metà del secolo scorso, trovasi
fedelmente riprodotto in una litografìa del pittore
piemontese Francesco Gonin (fìg. 13). oltre che in
un poco noto acquerello del pittore olandese Tetar
van Elvan (fìg. 14), nel 1930 donato da S. A. R. il
Principe di Piemonte al Civico Museo torinese (31).
La rivalutazione storica e scientifica della Porta
Palatina appartiene alla seconda metà del secolo.
Già nel 1852 l'architetto, nonché storico e archeologo
di grandi meriti. Carlo Promis (1808-1875), interes
sandosi dèlia riapertura dei fòrnici della Porta romana,
aveva presentato al Comune un progetto di restauro,
che non era stato preso in seria considerazione perchè
troppo costoso. Non meno vasto e costoso però
ebbe a risultare il progetto che tre anni più tardi
(1855) l’ingegnere Gaetano Bertolotti presentava al
Municipio di Torino (32). Il progetto Bertolotti. cor
redato dei relativi disegni, contemplava l’isolamento
completo della Porta Palatina, restaurata addirittura
come una porta medioevale, al centro di una vasta
piazza circondata interamente da portici. Anche il
progetto Bertolotti. fortunatamente, venne tosto
passato agli archivf. Da questi non riusciti tentativi
si vede però come il problema di
una sistemazione decorosa della
Porta Palatina e del circostante
quartiere cittadino tenesse già
preoccupate le menti.
La pubblicazione, avvenuta
nel 1869. della classica Storio
di
Tonno antica
dei Promis. forniva
finalmente alle persone colte il
primo e sin qui il più ampio
studio della Porta Palatina, sfa
tando errori e pregiudizi, e tor
nando amettere nei giusti termini
il problema dell'aspetto originario
del monumento, e della possibile
ricostruzione.
I primi restauri furono iniziati
effettivamente poco dopo, nel
1872. Furono allora demoliti i
mascheramenti e le soprastrut
ture moderne a ridosso della
porta, a tramontana. Restando
inalterato, per esigenze di viabi
lità. il piano stradale circostante,
vennero riaperti i fòrnici princi
pali, attraverso i quali rimase
in vista la rampa di scala per accesso ai piani su
periori deH'interturrio (v. fìg. 4). Le finestre di
questo, restituite al loro aspetto originario, illumi
narono degli ambienti ancora utilizzabili. Ma nell'in
certezza delle vedute, non essendosi ancora abban
donata ogni idea utilitaria, fu innalzato al posto delle
catapecchie precedenti, sul rovescio della Porta e
al posto dell'antico
cavaedium,
un nuovo corpo di
fabbrica, di cui ci duole non avere da riprodurre
nessun grafico ricordo, a edificazione nostra e dei
nostri lettori.
Nello stesso anno 1872, in occasione dei restauri
delle torri, fu effettuata la demolizione anche della
“ Casa dei macelli ” , di proprietà comunale. Con i
muri moderni fu allora, purtroppo, demolito sino al
piano stradale, anche il muro romano di cinta, sul
quale era stata proseguita la facciata del fabbricato
comunale. Scomparvero, in tale circostanza, anche le
costruzioni di varia età, retrostanti all’interturrio,
insieme con ogni residua traccia, in alzato, del
cavaedium.
Gli ambienti, invece, compresi nell’in-
terturrio, rabberciati alla meglio, furono, insieme
al nuovo corpo di fabbrica, utilizzati come sede di
una scuola comunale di musica, poi scuola di disegno,
durata colà fino al 1903.
Alla fine del 1886 veniva istitu ito in Torino l ’Uf-
fìcio^Regionaie per la Conservazione dei Monumenti
del Piemonte e della Liguria. L’architetto Alfredo
t ) ’Andrade. tempra di artista e di studioso, avendone
avuta la direzione, non tardò a dedicare tutte le sue
cure ai monumenti di maggiore importanza del Pie
monte, incominciando da Torino. Dopo gli studi
esaurienti condotti • proposito del castello di Gu
glielmo VII di Monferrato, studi pubblicati nel 1899