LA PORTA PALATINA. MONUMENTO CAPITALE DI
ROMANITÀ
IN PIEMONTE
comunica, tanto laconicamente quanto eloquente
mente:
'• I lavori di Porta Palatina, che erano stati auto
rizzati da codesto Municipio, sono ormai ultimati
A codesti lavori infatti si deve l ’aspetto delle torri
quale pressoché integralmente tuttora conservano.
Le due torri spogliate del provvisorio coronamento
medievaleggiante, rinforzate alla base e riparate in
più punti, con le facce del poligono verso sud rifatte
ex-novo
con ogni riguardo per la struttura antica
anche dal punto di vista del materiale, ricevettero
una merlatura più razionale, con merli a profilo ret
tangolare, di tipo classico, eretti sul filo delle torri,
restando aboliti i beccatelli, o mensole, dell’età pre
cedente. Assegnata alle torri l'altezza ridotta di
quattro piani di feritoie, una fascia sporgente di
pietra prese il posto della quinta fila di feritoie, mai
più ricostruita.
Allargato lo scavo tutt'in giro al monumento, la
ristretta zona archeologica venne isolata per mezzo
di un basso muro, cui fu sovrapposta una modesta
cancellata di ferro; la quale, come l ’ultima cosa, fu
completa solo nel 1922. Ma già nel 1914 si lavorava
ancora intorno alla torre est, che aveva dovuto presto
essere demolita nella sua parte superiore, come man
cante della necessaria stabilità. I lavori di sistemazione
della torre est, proseguiti ancora nel 1915, furono
dopo di allora interrotti, a causa della guerra, nè più
ripresi. Al 1922, insieme a restauri di minore impor
tanza, appartengono i lavori di robustamento dei due
fòrnici maggiori, con la costruzione dei pilastri c
archi retrostanti di rinforzo. Il resto della storia
del monumento appartiene all’èra fascista.
A parte i risultati topografici locali, si può dire
che dall’interessamento per la Porta Palatina abbia
preso le mosse lo studio scientifico delle altre Porte
della città e della topografia in genere di Torino
romana. Per merito principalmente del Podestà Sena
tore Paolo Thaon di Revel, oggi innalzato al Dicastero
delle Finanze del Regno, il problema della definitiva
sistemazione del monumento è stato affrontato in
pieno. I lavori di sterro e di abbassamento del suolo
fino al piano antico fervono in tutta la zona: da via
delle Beccherie (ultimo ricordo di un’èra lontana) a
via XX Settembre. Quale apparirà a lavori ultimati
questa zona destinata a divenire la più interessante
e suggestiva della città, non è dato, finora, che di
giudicare imperfettamente. Ma senza troppo lavorare
di fantasia, possiamo sin d'ora apprezzare l'aspetto
imponente che la Porta romana viene di giorno in
giorno sempre più acquistando, quanto più si fa largo
all'intorno e scompaiono le ultime insignificanti co
struzioni sotto i colpi del piccone risanatore. Non
più sepolta nel terreno, nè più aduggiata dalla vici
nanza di costruzioni meschine, solenne veramente
e grandiosa è destinata fra non molto ad appa
rire agli occhi di tutti questa Porta Palatina, le cui
vicende sono state sempre, per venti secoli, stret
tamente legate alle sorti gloriose di questa guer
riera città.
GOFFREDO M ND IN ELLI
(1) In relazione con la
Porta Praetona
devesi considerare, negli
accampamenti (castro) romani, l'ubicazione della
porta princi
pale dextra
e della
porta principale sinistra.
Si tratta di sapere se
la porta
proetoria
veniva fissata dal punto di vista costante dell'orien
tamento. o dal punto di vista, variabile, della posizione di fronte
al nemico. I termini porto
proetoria
e porto dee
amena
indicano i due
lim iti estremi del decumonus
maximu
s, sviluppato da est a ovest.
Su questo asse la destra e la sinistra si determinavano in rapporto
all'ubicazione della
porta
proetoria.
Nel caso che. secondo le norme
della
castrametatib,
il fronte dell'accampamento fosse stato rivolto
a levante, insieme con la
porta proetoria.
e solo in questo caso, la
nostra Porta Palatina può a diritto denominarsi
porta principalis
sinistra:
conseguentemente, alla porta a levante (porta di Piazza
Castello) spetterebbe il titolo di porta
proetoria.
Vedasi a proposito
dell'orientamento delle porte. J. Marquardt,
Manuel
des Antxjuités
romaìnes,
XI, pag 111 segg.. 120 segg.
(2) La famosa costruzione romana è stata già più volte minuta
mente descrìtta. Cfr. C. Promis,
Storia é Torinoantica.
Tonno, 1869.
pag. 207 segg., e tav. Ili; F. dondolino, Storio
di Torino antica
(in •• A tti Società Piemontese di Archeologia e B. A.
voi. X II.
1930); G. Bendinoli, Torino
romano.
Torino, 1929.
(3) Vedasi la ricostruzione della " Porta Decumana " nel libro
di A. D'Andrade, Refazione
deUVffi
ck>
Regionale per la conservazione
dei monumenti del Piemonte e della Liguria.
Torino, 1899, pagine
8 segg., e tavv. I-III. Il Promis dà, per le to rri, m. 7,20 di diametro
esterno e m. 5,60 di diametro interno.
(4) Come si vede nella porta auguste! di Fano (detta impropria
mente 1Arco di Augusto "), che per quanto di proporzioni più
modeste, e a tre fòrnici, non a quattro, offre punti di somiglianza
notevoli con la Porta Palatina (v. C. Selvelli,
Fano e Senigallia.
Ber
gamo, 1931. pag. 17; C. I. L.. XI. 2. n. 6218,6219). In grazia appunto
dell'epffcrafe I' •• Arco " fanense viene datato esattamente all'anno
9-10 d. C.
(5) J. A. Richmond,
AugustanGates at Torinoand Spello
(in •• Paperi
of thè Bntish School at Rome " . XII, 1932, pag. S2 segg.). La costru
zione del muro di cinta retrostante è tangente alle to rri di fianco
alle porte.
(6) Nella porta detta “ di
Venere".o
"T o rri di Properzio.. •
Spello (voi. a t.. fig. I a pag. 57), dentro i muri « tem i dei covoedium,
di un certo spessore, trovasi rkawoto un peMagg» a fo n ilo per
y r f fr» t i le taf ri. Date l'estrema analogia deilo costruzioni coevo,
non è improbabile dio il lim ilo si o m o «