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LA

PORTA PALATINA, MONUMENTO CAPITALE DI ROMANITÀ IN PIEMONTE

Fig 13 - V a ia to u te ri» M ia Parto Palatina intanto al lU t (litografa di F. Gonio)

l’altezza delle torri, pure, senza scrupolo scientifico,

restaurate. Anche l ’interturrio veniva sopraelevato,

fino a costruirvi un quinto ed un sesto piano. Il vano

delle torri era stato adibito a prigioni, mentre i vani

dell'interturrio venivano adibiti ad abitazioni delle

guardie e custodi. Tutta quanta la costruzione do­

vette essere portata a compimento dentro breve giro

di anni: dal 1725 al 1730,o poco oltre. Una veduta

panoramica, generale, di Torino, del 1751. della quale

si riproduce qui (fig. 12) la zona centrale con la Porta

Palatina, pochi e incerti lumi ci fornisce, a dir vero,

riguardo alla struttura architettonica della Porta, ma

ci dà conferma della costruzione già effettuata sino

agli ultimi piani, della fabbrica municipale sopra le

botteghe. Ci dimostra inoltre come la Porta mede­

sima fosse ormai senza comunicazioni di sorta con

la campagna, mentre era stato effettuato l'allaccia­

mento tra il bastione antistante e i Giardini reali

a sinistra.

Con la sua destinazione a carcere il monumento,

al suo piano terreno, cioè al piano stradale moderno,

era stato racchiuso a nord con un muro, dentro un

angusto cortile rettangolare delimitato per tre lati

dal muro moderno e per un lato dal prospetto esterno

della costruzione romana. Un piccolo corpo di fab­

brica, di tre ambienti su due piani, era stato poi

costruito all'estremità occidentale del cortile. Degli

ambienti al piano terreno, uno serviva come cappella

del carcere, e un altro come sacrestia. La destina­

zione particolare di tu tti indistintamente gli altri

numerosi ambienti dell’interturrio. nonché

del brac­

cio di fabbrica esterno, trovasi

del

resto minutamente

indicata in un

altro

documento

importante: quale è

la “

Descrizione e testimoniali di s tilo della Cisa

posta

nell'isola di

S.

Marziale, incluse le due Torri.

Capella. abitazioni delle Guardie del Vicariato, Car­

ceri e membri altrimenti ” (del dicembre 1781) (28).

Ma ;

tale documento, con i nomi perfino dei

negozianti delle botteghe, degli inquilini del braccio

di fabbrica, delle guardie e dei custodi che a quella

data occupavano i diversi vani dell’interturrio, è

come la ripetizione prolissa e fedele di quanto è dato

vedere con una sola occhiata nella pianta a fig. 11

(con i soli primi tre piani), ci esimiamo dal riportarlo.

Dell'occupazione francese di Torino, fine 1798,

anche la Porta Palatina dovette risentire le conse­

guenze più o meno immediate. Sulla fede di ulteriori

documenti di archivio possiamo intanto affermare che

coll'avvenuto cambiamento di regime essendo state

abolite le " Carceri del Vicariato ” , la Porta Pala­

tina non cessando di servire come luogo di pena,

divenne carcere militare. Da uno scambio di lettere

tra il Comune e l'Autorità militare francese, del

settembre 1806 (Documenti in

Appendice,

ai nn. 5,

6, 7) si ricava, inoltre, che a quella data furono resti­

tuite al Comune “ le chiavi delle botteghe e camere ’’

di pertinenza municipale, adiacenti alla prigione: e

che la massiccia costruzione indicata nel prospetto

panoramico a fig. 12, all'ala est della fabbrica antica,

pure di proprietà comunale, serviva come deposito

o magazzino da grano, pure di proprietà comunale.

La

restituzione

avvenne

conforme

espresso decreto

imperiale del 23

maggio,

e

indubbiamente a conclu­

sione di prolungate sollecitazioni

fatte a

htìgi.

Il secolo XIX non ha quindi, per il n e j|p monu­

mento, un inizio felice. Non molti anni dopo l i resti­

tuzione i l Comune, in pieni Restauratone e in tempi

di som cultura, il coronamento delle to rri venivi

r«nazzonaro in maniera tu tt auro cne rispettosa oei

loro carattere romano, e provvisto di incftsote e w tr*