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GUIDO

GOZZANO

S

e

è

vero che l’ineffabile e pre­

ziosissimo dono del l’arte è

quello di trasfigurare la realtà

immediata e contingente in imma­

gini di pura ed eterna bellezza,

non sarà forse poeta vero colui il

quale, pur movendo dall’infinite-

simo, saprà, tuttavia, innalzarsi

di tanto sulla trita realtà, da ra­

pire un accordo all'inconoscibile

e svelarci, così, un lembo del mi­

stero che avvolge l’armonia universa?... quell'anima

immanente in tutti gli esseri, in tutte le cose, anche

quelle che sembrano dormire il sonno imperturbabile

dei millenni e che pur celano nell’apparente silenzio

un occulto respiro cosmico?

La poesia, forse più d'ogni altr'arte consorella,

possiede questa congenita virtù, perchè del mistero

è essa per prima partecipe ed il mistero conclude

nelle pieghe delle ondeggianti sue forme.

La poesia è aspirazione, è trascendenza, è ricordo.

Tutto, oseremmo affermare, fuorché il presente,

in ciò che il presente ha di concreto e di definito,

di stabile e di durevole. Sia che rievochi, e rievo­

cando ricrei con nostalgico appello, oppur dia corpo

alle figure affacciantisi alla mente, nutrite di desiderio.

Ora questo mondo di fiaba, popolato di aneliti e

di rimpianti, è davvero il più consono all'anima di

tutti noi, che nella ricerca di una perfezione e di una

felicità non terrena, salutiamo nella poesia la com­

pagna indivisibile delle trepide aurore della nostra

adolescenza e l'affettuosa consolatrice dei placidi tra­

monti della nostra vecchiaia.

Ed il poeta più prossimo a noi, per affinità elet­

tiva, non sarà colui che in versi altisonanti avrà inciso

la sua travolgente re tto ria , ma quegli, invece, che

avrà resuscitato in noi. coila melodia del metro, una

risonanza: uno solo, magari, di quegli attimi in cui

dolce è ('abbandonarsi ed il vanire.

L'intimità: ecco l ’elemento principe della poesia.

La vita interiore, non intesa come debolezza, ma

come superamento della battaglia spirituale che in­

combe: la vita interiore divenuta rifugio del nostro

vero io che. separato dal mondo sensibile e rientrato

in sè, percepisce solo allora quella méta ideale verso

cui le anime elette tendono irresistibilmente.

Questo è il potenziale dei grandi liric i, come dei

minori. Chè nell’assoluto scompaiono quei confini

di relatività che l'umana conoscenza pone come fulcro

ipotetico del suo fallace ed angusto sapere.

Non è quindi a meravigliarsi se la liberazione, se

il distacco, portano il poeta ad un atto di rinuncia

che è in fondo un atto di suprema saggezza, in

un'ascesa religiosa che può assumere l'aspetto di

negazione, laddove, invece, non si nega se non perchè

l'erta faticosa del sentiero sembra superare la possi­

bilità di una conquista certa.

Così negli affetti. Primo fra tu tti, l'amore; varia­

bile di età in età, di epoca in epoca, di civiltà in

civiltà; affascinante sempre; perchè ognuno lo sente

come una proiezione di se medesimo, come sinonimo

di possesso, come d iritto del più forte. E che se non

corrisposto si tramuta in odio, il polo negativo di

questa grande fòrza cosmica, alle leggi del cosmo

pur essa soggetta.

Ben di rado, però, l'amore è concepito in astratto,

come riflesso di una luce scesa dalle supreme regioni

dello spirito e che solo in queste condizioni è capace

di trasmettere l'arcano potere ed il calor diffusivo.

A percepirlo in siffatta estensione e profondità,

spoglio di ogni aggregato egoistico di conquista, di

gelosia e di vendetta, occorre un artista che le pas­

sioni umane abbia superate in una laboriosa evolu­

zione psicologica.

E Guido Gozzano è appunto uno di questi privi­

legiati; uno forse dei maggiori, ancorché la critica,

lui vivo, degnatolo appena d’uno sguardo, lo abbia

quasi unanime definito un rinunciatario.

Il suo tessuto psicologico per primo, pèrve tro ­

vare. nei male che appena trentenne condusse il

poeta alla tomba, un alleato prezioso e contribuire,

nel corpo che si disfaceva, ad acuirne la

nel tempo stesso che l’intelligenza precoce e la per-

degli uomini e delle cosa

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tavano a conwoerarsi un soprawissuv».

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