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• M i J.-J.

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(are*, I Affitti)

Des prédicants la morne et dure espèce

Sur tous les fronts a gravé la tristesse.

È anche

la città aperta

a

tu tti

i

venti dello spirito,

che troviamo

agl’inizi

del

romanticismo, e che ve­

diamo sempre

rivolta all'Italia, grande madre ed ispi­

ratrice

d'ogni bello. Allorché sulla fronte della vecchia

cattedrale

apparvero non dubbi segni di rovina, l ’ar­

chitetto

Billon progettò l'appiccicatura d ’una facciata

classica,

sullo stile di quella del Panteon a Roma.

Sottoposto

però il disegno al giudizio d'un avvocato

ch'era

anche ingegnere, il conte Benedetto A lfieri,

le colonne furono da o tto ristrette a sei e il campa­

ni

luzzo

sostituito da una bassa cupola, legata con la

vòlta interna e intonata al colonnato e ai frontone.

La semplicità e la purezza che hanno oggi le linee

della

stessa vecchia St- Pierre son dunque dovute a

un

italiano (nato a Roma da famiglia piemontese).

Nel campo della scultura, l'Acropoli del Lemano

richiama l'Italia col monumento al duca di Bruns­

wick,che da un lato arieggia il mausoleo di Cangrande

in Verona e che dall’a ltro è opera di Vincenzo Vela,

nato nel Canton Ticino (Ugornetto). ma torinese

Piemonte rito rn ò alla carica per l'u ltim a volta so tto

Carlo Emanuele I, cui giunse persin la notizia che la

città era stata presa. Un piccolo esercito aveva, in fa tti,

raggiunto le sue mura nella no tte buia d a ll'l I al 12

dicembre 1602 (secondo il calendario giuliano, allora

ancor in uso in quelle te rre ). Drizzando scale con

pioli fasciati, in modo da non fa r rumore, duecento

soldati erano riusciti a inerpicarsi sul bastione, e

stavano per ap rire la porta interna con la chiave

mandata da un tra d ito re nel ventre d ’un tacchino.

Una ronda però de tte l ’allarme, e i ginevrini rispo­

sero unanimi all'appello . Il museo d 'a rte e di storia

di questa città ci mostra

Dame Royaume qui je tte sa

marmitte sur les assaillants

; ma. più della marm itta,

dovette forse valere un colpo di cannone dal baluardo

dell'Oca, che, sebbene tira to a casaccio, colpi in

pieno le :>cale appoggiate al muro, facendo p recip itar

i soldati in ten ti alla salita e tagliando dai restanti i

già saliti.

Il

distacco di Ginevra dalle te rre contigue fu defi­

nitivo; e dopo più di qua ttro secoli, compiuti i diversi

e grandi destini cui la Casa sabauda era chiamata,

anche un italiano può partecipare senza scrupolo

alla festa d e ll’Esco/ode, che Ginevra celebra con

orgoglio ogni anno. Già dal 1857, a ll'in iz io della

rue de la

C/té, un ’elegante fontana mostra ai fo re ­

stieri la città che, in p iedi, resiste impavida a ll’assalto

dei nemici.

Ginevra ha dunque v in to con le armi e, sia pure,

con le ma rm itte per raccogliersi tranqu illa su l'suo

lago. Ma anche sui crepacci si stendono pon ti, che

non sempre sono di ghiaccio. Così sull'erosione del

Rodano sta un ponte aperto da ll’arte. Ginevra non

è infatti soltanto la c ittà ch 'e red itò lo sp irito austero

e intransigente di Calvino, la c ittà in cui la fredda

logica frena ogni impulso e in cu i, secondo Vo lta ire ,