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epica. Il senso vivo della natura vergine, si compe­

netra coi personaggi di leggenda, in un meditato

crescendo, nel quale il clima prim igen io si sconvolge

sotto l'imperversare della tremenda battaglia fìsica e

morale che travolgerà la dolcissima amante, lasciando

la morte nell'animo di Paolo, ann ich ilito .

Ma, pu r a ltrove il colorista affiora; sono stati

d ’animo che diremmo cromatici che egli ritrae , come

nell' «Am ica di Nonna Speranza» e nella «Signo­

rina Felicità ».

Un passato lontano che risorge, tra figure che si

direbbero staccarsi dalle vecchie stampe ingiallite e

rianimarsi e rinascere impe ttite cerimoniose, e severe;

le donne, in pomposa crinolina, g li uom ini, incravat­

tati fino alle orecchie e rig id i nel lunghissimo frack...

Come sa r itra r re questo ambiente ta rdo e ceri­

monioso, un poco « gesuitico » e pettegolo, ovattato

ed in sordina!... Come risorgono i salotti del mille-

ottocentocinquanta, rivissuti da lui che pur ne sentiva

la nostalgia, ma non poteva non intravederne il lato

formalistico e convenzionale. Ed eccolo rientrare

nelle vecchie case, che « odoran di tu tto ciò che fu ».

E girar a tto rno l'occhio scrutatore: « ... il loreto

impagliato, il busto di A lfie ri e d i Napoleone, i fiori

in cornice, i f r u t ti di marmo p ro te tti dalle campane

di ve tro ... buone cose di pessimo g u s to» ...

E Ca rlo tta innamorata, sognante il principe az­

zurro, che fa le confidenze all'amica. «Q u e l giorno

— malinconia — vestivi un abito rosa, pe r fa rti —

nuovissima cosa — ritra rre in fo tog ra fìa» .

Un sorriso canzonatorio, di manzoniano compa­

tim en to ... Così nella «S ignorina Fe licita» . Ancora

una vecchia casa padronale. Il poeta sa qui congiun­

gere realismo, immaginazione ed umanità insieme.

Il vero Gozzano nostalgico, provincialesco, amante

del bel Canavese, che egli po rta nel sangue; ove

vorrebbe rifugiarsi, lontano dal rove llo , sognando

accanto alla fanciulla ignara, la fe licità . La felicità

domestica, l'in tim a gioia di una v ita serena, vicino

ad una donna che egli si sente d i amare, appunto

perchè ella « non lo comprende » .

Se lei sapesse come sono stanco

delie

donne

rifatte sui romanziI

... Lei sola, farse, il freddo sognatore

eaucnercooe u tenero proaigio

mi fn ii cara signorina* sa guarissi

ancora, mi vorrabbe par marito?

Che sentimenti femigliari, che dolcezza, non è

vero?

Ma anche questo è un miraggio.

Giunte il distacco, amaro, ie n a few ,

e fa il distacco d 'altri tempi, quando

te amate in banda lisce • in

sm fhwtzaMno forte, salutando

diltforoe c te andavano al confine...

... ed io fai l'uomo d ’altri tem pi, un buono

QuaNo che fln f» d'esaare e non sono!

Romantico non voleva lo si dicesse, come soffriva

se avesse potuto supporre che a ltri avesse conosciuta

Is m oire « OaMo Gozzano

la sua sofferenza. Ma romantico e sentimentale lo fu

certamente, per quella essenzial prerogativa di tro ­

varsi sempre a disagio coll'immediato, di cui sorride

a volte e da cui pure è talora indotto al pianto. Un

romantico spoglio degli eroismi, delle antitesi melo-

drammatiche. di cui. del resto, gli ultimi romantici,

avevano fatto giustizia. E Gozzano romantico

rimane, anche se fa suo il motto del buon Gianduja

ridarello « a l'è questiòn 'd nen piessla...».

Le rievocazioni che egli fa della nostra vecchia

Torino ce lo confermano. Ogni angolo serba per lui

una memoria lieta o melanconia; il Valentino caro

alla gioventù spensierata, il tu rrito Palazzo Madama.

Ed ecco attraverso al suo tessuto psicologico vibra­

tile il quadretto elevarsi ad emozione a rtis tia sincera.

Egli ripensa anche da lontano alla nostra città che

lo vide bambino, e poi giovanetto col cuore aperto

alla gioia, alla speranza, e quasi si commuove... Le

vecchie strade, le piazze « corrusche di rotaie » , i

tramonti sull’A lpi, nel cielo di porpora...