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da cui si ottiene carne, latte, ecc. Su questa spiega­

zione però non insisto, accontentandomi di segnalare

questi modelli per il loro effetto ornamentale. In

essi il modellatore (forse volendo riprodurre il modo

di sviluppo del comunissimo

T. repens

) ha disposto

vari cauli del vegetale in una curva continua, ondu­

lata dalla quale si partono i capolini a distanze regolari.

Che i mattoni vogliano rappresentare il

Trifolium

chiunque può convincersi osservando un trifoglio in

natura.

PINUS SYLVESTRIS L. •

Pino

- Pieni.: Pln.

Per la loro importanza documentaria, più che

carpologica, desidero accennare ai pochi mattoni

trovati nella casa di via Mercanti n. 7. a Torino, illu­

strata e restaurata da Riccardo Brajda (v. bibliogr.).

Questi mattoni (dei quali tre (v. figure) si

vedono incastrati nel muro del cortile d’ingresso),

rappresentano coni di

Pino,

attaccati a giovani rami

portanti all'estremità fascetti di foglie lineari riunite

in ciuffo, intrecciati con il motto:

«En

un», inciso

in un nastro.

« via

in Torino

Evidentemente l'artista che modellò questi mat­

toni intese rappresentare (molto liberamente inter­

pretando la figura del

Pinus sylvestris)

lo stemma dei

Signori di Romagnano, Signori di Virle, Pollenzo,

Santa Vittoria: stemma che ancora oggi si può ammi­

rare nel Museo Civico di Torino sopra un grande

camino ph>veniente da Pollenzo. Questo stemma è

«

d'azzurro alla banda d'argento accostata da due

filetti d'oro in banda: cimiero, un liocorno d'argento

nascente, tenente colle zampe un ramo di pino

venfc

fruttato al naturale colmolto: Enun»

(v. Brajda, loc.cit.).

Di tali mattoni ebbi io ad osservarne uno

munto

nell'atrio dell 'Asilo infantile di Chieri. Da

questi

osservazione risulterebbe che i mattoni industriai,

mente prodotti servissero a decorare contempo»*

neamente costruzioni diverse.

Mattoni oraamoatali con foglio di C a rio

Di alcuni mattoni che facilmente si potrebbero

interpretare come

mattoni carpologici,

nei quali b

leggerezza e virtuosità della modellatura rivela il

mano di artista molto abile, intendo parlare ancori

essendo essi abbastanza comuni in Piemonte, come,

ad es., ad Avigliana, a Susa, nei Castelli di Strambino

e di Ozegna.

Essi (v. figura) presentano delle foglie che ri­

cordano quelle dell'Acanto, o di un Cardo, d*

partendo da un fusto sottile, vagamente lo avvol­

gono. Il fusto scorre lungo l'asse del mattone inne­

standosi con quello dei mattoni contigui, mentit

dallo stesso fusto partono dei pedicelli che terni*

nano in frutti, o bottoni fiorali, accompagnati à

piccole foglie. Lateralmente il nastro fogliare cad

risultante, è limitato da due cordoni spiralati.

Questa ornamentazione di effetto artistico

asai

vago, come quella dei mattoni floreali, non

concdl

la determinazione del vegetale che si era voluto

n ?

presentare, perchè il formatore si è lasciato trascinili

dalla fantasia a modellare foglie e fiori

seguendo •

tipo tradizionale e modificandolo a capriccio,

nendo prodotti, che se possono soddisfare dal

di vista artistico e ornamentale, nulla

hanno

d

col vero, perchè derivazioni della fantasia

e

della natura.

CAPITOLO III.

DELLE ANTICHE FORNACI PIEMONTESI

Riconoscere oggi le località dove nel Medioevo

in Piemonte erano in azione le fornaci che foggia­

vano i mattoni modellati esportati anche nelle re­

gioni vicine (Lombardia, ad es.)>è un quesito che io

ritengo quasi impossibile a risolversi per le ragioni

seguenti:

1° Durante le operazioni della cottura de#j

gilla, non pochi minerali contenuti in frammenti (

croscopici nelle argille stesse, data la temperai

elevata di cottura, si fondono o subiscono a ltera

tali che al microscopio non possono più riconoM

se non molto imperfettamente (18).