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2° Si consideri ancora che le argille fini, .quali

quelle che si usavano nella fabbricazione delle terre­

cotte ornamentali e dei mattoni fini (detti da parato),

sono lavate ripetutamente, per cui in tale operazione

molti minerali finamente divisi vengono meccanica-

mente asportati.

3° Finalmente nel caso nostro va ricordato che

i depositi argillosi delle nostre pianure contengono

(come fu dimostrato da chiari uomini di scienza)

materiali litologici provenienti non soltanto dalle

Alpi, ma anche dalla Collina. Cosi mi sono limitato

a ricordare i depositi argillosi oggi ancora in onore

i quali con tutta probabilità furono usati anche nel

periodo medioevale (19).

Purtroppo la visione di ciò che doveva essere una

città medioevale ci è oggi negata! Il fascino che ema­

nava dalla calda armonia monocromatica delle case

costruite coi soli mattoni, che le modanature degli

agili cornicioni profilavano nel cielo, le aperture delle

bifore, gii architravi dei portali rendevano cosi sug­

gestive; non è più che un ricordo legato ai mirabili

relitti abbandonati e dispersi fra le case moderne;

esono sparite per sempre le note gaie di colore che

gli abiti delle persone gettavano nel quieto e sereno

ambiente caratteristico di quella età.

Il volgare intonaco che sul finire del secolo XVI

hafatto stendere un involucro candido di calce sulle

facciate delle case, sulle decorazioni di terracotta;

lerifatture che ha seco portato la rinascita, i palazzi

superbi, le chiese monumentali, splendide di marmi

policromi e di statue, eoggidì purtroppo le costruzioni

ultramoderne, hanno fatto scomparire un mondo mor­

bido di ingenua gentilezza, lo hanno sepolto in un

mare di pompa esteriore che, se riesce a suscitare

ammirazione per la fastosità, la maestosità, l’ardi­

mentodei costruttori, ha tolto per sempre il profumo

di poesia che emanava da quelle dimore che parla­

vano di una compostezza gentile associata alla soave

semplicità dei costumi.

L'impressione che si prova visitando il

Borgo

Medioevale

di Torino, percorrendo quella minuscola

strada, dove il genio e l'arte di Alfredo D'Andrade

seppe rievocare la vita medioevale piemontese nei

suoi caratteri, ci affascina e fa rimpiangere che cosi

poetico mondo di sogno sia scomparso, travolto dalle

necessità e dall'attività della vita moderna nella quale

ilmovimento, il rumore, l'azione continua incessante

* la ragione suprema della esistenza umana.

Che

fino dal 1-483fossero in esercizio fornaci nei

pressi

di Troffarello (dove ancora ne sono parecchie

borenti),

risulta da un documento favoritomi dalla

gentilezza

del Dott. Giacomo Rodolfo di Carignano,

oculato

ricercatore e cultore di arte e di cose antiche,

de

qui

cordialmente io ringrazio.

Il documento (pergamena conservata ndl'Ar­

chivio Comunale di Carignano, rogata dal notaio

Udovico De Anna, li 17dicembre 1483) parla di un

«Mcg/ster

Lanzerotus Zofordi de Triforcilo» che pro­

mette a «Gabriele Provano e ad Antonio de h Duce

bdxi di Carignano» di eseguire: «unum pukrum

I MATTONI CARPOLOGICI PIEMONTESI

portiate et super porta Sancti Johannis Baptiste de

Cargnano

(20).

In forma et modo per ipsum dato

depicto in appapiro cum suis pillonis

mattonis

incisis

cadenis fogliaceis opportunis prout lamis depicti sunt

in eodem appapiru

», mediante il prezzo di 200 fiorini

di piccol peso di Savoia, del valore di 32 soldi vien­

nesi per fiorino, della ragione di 12 denari per soldo.

Delle antiche fornaci di Pianezza parla il Promis

a proposito di due mattoni trovati nelle mura di

Torino portanti il Bollo

Pahbuti,

cioè

P. Ahbuti,

il

quale prenome figura in quattro lapidi romane rife­

rite dal Promis che ricordano liberti che avranno

avuto fondi e fornaci tra Collegno e Pianezza, ciò che

secondo l'Olivero spiegherebbe l'eccellenza conser­

vatasi nel territorio di Pianezza nell'arte del forna­

ciaio, arte che ancora oggigiorno ha in quella località

notevole sviluppo (Olivero, loc. cit.).

Secondo informazioni avute dal compianto Conte

Baudi di Vesme, oltre alle fornaci di Carignano e di

Pianezza, sia per lavori ornamentali, sia per le costru­

zioni urbane, devonsi ricordare le fornaci di Alba,

fiorentissime nel periodo medioevale. Nè io credo

si possano qui dimenticare quelle di Testona e di

Troffarello, di Avigliana, di Asti, di Chieri, di Chi-

vasso, ecc.

Dall'interessante lavoro del Garetta sulla

Edifica­

zione della Cittadella di Torino

(1564-1573) (21). sotto

Emanuele Filiberto si parla e si documenta la presenza

in Piemonte di importanti fornaci nei paesi seguenti:

Moncalieri, Rivalta, Troffarello (22).

Certamente, da quanto si può arguire, queste

fornaci dovevano già essere d

j

in funzione

per la bontà delle argille che lavoravano.

M A LC U N I LOCALITÀ DCL P ISM O N T I

S I OSSOtVAMO H A IIU N I CARPOLOG IC I

VITE-UVA. —Aosta, Albano Vercellese, Andomo, Castel­

lazzo.

Chieri, Cuorgnè, Collobiano, Gattinara, Gat­

tico, Ivrea, Mortara, Castello di Malgrà, Novara,

Oglianico,. Pianezza, Pinerolo, Poirino, Rivarolo,

Romagnano, Rovasendo, Sant'Antonio di Rio Inverso,

Salussola, Sortirono, S. Giorgio, Strambino, Tortona,

Valperga, Vercelli, ecc.

ecc. - Museo

Civico di

Torino.

GHIANDE. — Bardonecchia, Cuorgnè, Ivrea, Strambino,

Sant’Antonio di Rio Inverso, Torino, Valperga,

ecc. -

Museo Civico di Torino.

CARDI. — Albano Vercellese, Avigliana, Carignano,

Susa, ecc. ecc. -Museo Civico di Torino.

FICO. — Pineroh, Piobesi, Sant’Antonio di Rio Inverso,

Valperga, ecc.

ZUCCHE (fiori). —Comunissima rappresentazioneomo-

mentale

cne

si incanirò oncnenei pocsi ot uxnooroia.

RAPE.

CEREALI.

FAVE. -