UNA LOTTERIA MISSIONARIA A TORINO NEL 1858
1»!
E ciò sia prova a Lei, egregio amico, ed ai generosi
che le somigliano, che se la patria non dimentica i
suoi figli, i quali in lontane regioni combattono per
la diffusione del vero che incivilisce e salva, il missio
nario non dimentica la lontana patria, la quale com
batte per quella indipendenza che fa grandi le nazioni,
e le rende capaci di proteggere e compiere un giorno
le pacifiche conquiste del soldato della carità».
L ’unione della Lombardia al Regno Sardo estese
il campo d’azione missionaria del Comitato di Torino.
Con una circolare, in data 12 settembre, il vescovo
di Brescia, invitava i parroci dipendenti a far propa
ganda per l'acquisto di biglietti della Lotteria mis
sionaria di Torino, e per l’invio di doni all 'Esposi
zione: li pregava inoltre a voler far conoscere alla
Curia i nomi di quei sacerdoti e religiosi che, nati
nella loro parrocchia, si trovassero alle missioni,
e ciò «allo scopo di inviarne l’elenco al R. Governo
perchè li raccomandi ai R. Consoli ». Altrettanto
fecero gli altri vescovi della Lombardia, i quali nomi
narono numerose dame promotrici della Lotteria.
Il buon «sito della Lotteria
Gli oggetti raccolti in Italia e inviati dalle mis
sioni per costituire i premi della Lotteria furono
ben 5045, e, alla vigilia del giorno fissato per l’inizio
dell’estrazione dei numeri vincenti, la somma rica
vata dalla vendita dei biglietti superava le 200 mila
lire. Quale progresso dalla Lotteria del 1852, che
aveva reso poco più di 10 mila lire!
La metà dei premi riguardava oggetti venuti da
lontane missioni, e, com’è naturale, molti di essi
avevano un notevole valore artistico ed etnografico.
Basterà qualche cenno. Dalla Birmania erano perve
nuti anelli d’oro con pietre preziose, statuette in
alabastro e argento, uno scrittoio di legno di san
dalo, tappeti di seta, vesti indigene, armille d’ar
gento, abiti di sacerdoti indigeni, orecchini e brac
cialetti d’oro, vasi intessuti con fibre di caucciù,
scarpe, ecc.; dai vari paesi deH’India, manoscritti
indiani, corniole ed agate, zaffiri, cassette di sandalo,
ventagli di foglie di palma, berretti e pantofole indi
gene, cinture da cacciatore con tutti gli arnesi neces
sari, braccialetti con ornamenti, pipe di cocco, col
lane di catenelle di finissima paglia, in uso presso le
dame indiane; dalla Cina e dal Giappone, mobiletti
artistici, scatole, tessuti di seta, ventagli, toghe di
mandarini, statuette, vasi. posate cinesi, tabacchiere
con fini incisioni, oggetti di lacca, porcellane giap
ponesi, bussole con iscrizioni cinesi, tabacchiere giap
ponesi, idoli tibetani di bronzo dorato, rotoli di
tappezzerie cinesi, rotoli di pitture cinesi riguardanti
l’agricoltura, ecc.; dalla Palestina, monete romane e
medioevali, oggetti di vestiario di ricche contadine,
braccialetti d’argento, lavori in asfalto con iscrizioni
arabe, oggetti religiosi, ecc.; dalla Persia, un'intera
armatura in ferro dorato d’un guerriero persiano.
Meno numerosi, ma sempre interessanti, sotto
molti punti di vista, gli oggetti venuti dalle missioni
d’Africa. Dall’Egitto, monete antiche di rame, pic
cole pietre con geroglifici, idoletti di rame, ibis
mummificate, spugne fine, lancie con asta di bambù,
una piccola mummia umana, amuleti, urna sepol
crale di terracotta, scarabei di rame, lucerne sepol
crali, un pezzo di mosaico, servizi di tazze da caffè,
ricami in seta, due papiri, pezzi di antichità, vesti
indigene; ornamenti femminili, armi, cuscini rica
mati, ecc.; dall’Abissinia, un'armatura completa, ecc.
Numerosi e vari oggetti inviati dalle missioni
d'America. Dalla California, minerali auriferi, vino
e olio, numerose vedute di città in litografia; dal
l'America Meridionale, sacco da viaggio degli Arau-
cani, tessuti di vegetali, un'amaca, un poncho degli
Araucani. oggetti in argento del Cile, grammatica
e dizionario della lingua araucana, raccolte di mine
rali, vesti degli indiani, pelli di serpenti, lavori in
legno, armi indigene, raccolta di rettili velenosi del
Brasile, ecc.
Numerosissimi gli oggetti pervenuti da tutte le
diocesi del Regno Sardo, e poi anche dalla Lombardia
e da altre regioni d'Italia e d'Europa, specialmente
dall'Inghilterra e da Malta.
Dato lo sviluppo assunto da questa raccolta di
oggetti per la Lotteria e la deliberazione presa di
esporli al pubblico, si rese necessaria la pubblicazione
di un foglio periodico di cui il canonico Ortalda fu
direttore e redattore. Scopo del modesto foglio
ebdomadario era quello di descrivere gli oggetti del-
l'Esposizione venuti dall'estero e raccolti nel paese;
registrare il nome delle persone promotrici della
Lotteria; far conoscere i passi più importanti e istrut
tivi delle lettere con cui i missionari accompagnavano
l'invio di oggetti esotici e davan notizie dello stato
e dei bisogni delle loro rispettive missioni; pubbli
care i documenti ufficiali che riguardavano l'esposi
zione, dare notizie recenti sulle missioni, e final
mente, inviando il foglio ai missionari, dimostrar
loro come la madrepatria non li dimenticasse, e
seguisse, anzi, con ammirazione l'opera da essi svolta
per la fede e per la civiltà nei più lontani paesi.
Il
piccolo foglio ebdomadario del canonico Ortalda
iniziò le sue pubblicazioni il 15 dicembre 1857 e le
continuò per alcuni anni col titolo « L'Esposizione »,
mutato, poi, in quello di «Museo delle Missioni Cat
toliche», quando dall'Esposizione del 1858 sorse
appunto un piccolo museo, nel quale furono raccolti
gli oggetti più caratteristici inviati dai Missionari.
Anche oggi questo settimanale, divenuto assai raro,
si legge con vivo interesse, contenendo notizie impor
tanti per la storia del nostro Piemonte, e curiose
relazioni di missionari su paesi e popoli lontani.
Mfbasta ricordare le lettere dei missionari Aymeri
e* Fantoni dalla Cina e Abbona dalla Birmania, di
monsignor Guasco e del padre Bassi dall'Egitto, del
p. Filiberto da Ceva e del p. Raffaele Brusa da Cari-
gnano dall'America Meridionale, di monsignor Baima
dall’india, del p. Zoppi da Ceylon, del p. Antonio
56