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I MAESTRI DEL NOSTRO " STUDIO "

-

ALESSANDRO RIBERI

fascino

personale che esercitava con l ’aspetto, con la

parola,

con lo sguardo. Alto, solido di persona, neris­

simo

d'occhi e di capelli con un netto profilo di

cammeo, aveva modi ora austeri ed ora amorevoli,

sempre improntati a cordialità e signorilità di espres­

sione.

Abilissimo allorché faceva lezione, in modo

da

rendere la materia che trattava, ardua e qualche

volta

anche repugnante, interessante e perfino pia­

cevole,

arguto nel conversare, s'acquistava subito la

simpatia di quelli che avvicinava, suscitandone la con­

fidenza

e l ’ammirazione.

Carlo Alberto ne subì la benefica influenza e,

animato come era dal più nobile spirito riformatore,

fu ben presto persuaso dalle parole del Riberi e con­

sentì di buon grado a tutte le modifiche che gliene

furon suggerite nel campo delle discipline mediche.

Innanzi tutto il corso universitario di medicina

venne portato da quattro a sei anni come lo é attual­

mente, includendovi tre anni di pratica ospitaliera,

e gli studi furono riuniti in modo che la laurea risul­

tasse, come dicemmo, di medico e di chirurgo in­

sieme. Il Riberi riordinò eziandio il servizio sanitario

di

Casa Reale, che aveva allora un'importanza a sé

notevolissima e, nominato capo del Servizio sanitario

militare, può dirsi che lo creò di sana pianta; poiché,

trovatolo in gran disordine, punto stimato, poco

capace di bastare al suo difficilissimo compito, ei

fu l ’autore di quell'ordinamento che, con non molte

varianti,durò finoapocotempofa nell 'Esercito italiano;

ponendo la nostra medicina militare a paro di quella

di

altri eserciti europei, guarendola dei difetti di tras­

curatezza, d'imperizia e di faciloneria che regnavano

sovrani, creando attorno al sanitario militare un'aur3

di diffidenza, quando non era di assoluta antipatia.

Non poche furono le difficoltà che dovette vin­

cere e in questo come in tutti gli altri casi della sua

vita di medico e di Maestro, rifulsero in grado sommo

la

ferma volontà, la forte convinzione e la potenza

della sua parola persuasiva.

Ma dove bisognava vederlo agire per meglio

apprezzarlo, dove si trovava il campo in cui Egli

spiegava tutte le sue qualità migliori era all'Ospedale

San Giovanni. Là, in presenza del malato che soffriva

e

dei giovani avidi di sapere che attorno a Lui si

stringevano, la sua parola acquistava una potenza ed

un risalto straordinari, anche perchè era appoggiata

dalla dimostrazione pratica, immediata.

Le sue lezioni erano un modello di limpidezza,

di erudizione, di forza mentale, d'intuizione. Occhio

acutissimo nelle diagnosi, mano ferma e impareggia­

bile nell'operare, coraggioso e pronto senz'essere

arrischiato ed impulsivo, ricco di espedienti davanti

ai casi imprevisti, ispirava meraviglia ed ammirazione

m quei che ne ricevevano gl'insegnamenti, e inde­

fettibile fiducia nel paziente.

Austero di costumi, ameno e benigno nel tratto,

orgoglioso ma non dotato di gelida alterigia, aveva

un modo assoluto di trattare che, a prima vista, si

poteva scambiare per superbia. Superbo il Riberi

non era; condente del suo valore si,

ma

quel tanto

che bastava ad ispirare rispetto per quello che diceva

e devozione ed amore alla Scienza cui aveva dedicata

la vita. Del resto era frugale, laborioso e studioso

sempre, senza soste.

Pochi furono gli scritti che lasciò e non tali da

rivelare la sua vera grandezza. Più che la teoria amava

la pratica; nelle operazioni e nelle lezioni che com­

mentavano il " caso ” , rifulgeva chiaramente il suo

vero, genuino valore.

Valore e grandezza che morirono con Lui e la

cui memoria andò estinguendosi a seconda che si

estinsero e passarono neH’eterno silenzio coloro che

lo videro ed udirono ed ai quali Egli dimostrava come,

servendosi della Natura, che non voleva mai forzare

ma sempre assecondare ed aiutare, si trionfasse della

Natura stessa nella lotta dell'ingegno e della volontà

umana contro l'implacabilità del morbo.

La sua scuola fu seguita da alcuni allievi quali:

Cesare Schina di Carignano, professore di patologia

generale, d'una profondità un po' nebulosa; un po'

confuso nei concetti, molto, troppo metafisico ma

pur molto amato dai giovani per le sue virtù personali,

e Luigi Gallo detto " Gallotto " per contraddistin­

guerlo da un altro Gallo che veniva denominato

•• Gallone ".

Il

Luigi Gallo io un abilissimo chirurgo, singolare

ed egregio per amore della scienza e della libertà,

per dignità d'animo, generosità di cuore che nascon­

deva dietro burbere sembianze, e per tutte quelle

nobili virtù di carattere che s'impongono all'ammira­

zione persino degli avversari.

Ripugnante a qualunque atto benché minimo che

sembrasse esaltazione di sé o cortigianeria nei con­

fronti dei potenti, egli con modestia non umile ma

austera viveva in una specie d'isolamento misantro­

pico, dal quale usciva soltanto quando si trattava di

far del bene.

Non stimava molto gli uomini e l'amor del genere

umano non era certamente il sentimento in lui più

vivo; purtuttavia era pronto ad aiutare i poveri, che

preferiva di gran lunga ai ricchi. Quando doveva

curare questi ultimi pretendeva delle somme vistose,

mentre alla povera gente offriva cure e medicine

senza pretendere alcun compenso.

Avvenne più volte che, dopo una giornata labo­

riosissima trascorsa nelle corsie degli ospedali, a far

lezioni, a correre in visite spesso lontane Cune dalie

altre, mentre riposava i brevi sonni, qualcuno cor­

resse a chiamarlo. Egli allora domandava subito chi

era quell'infermo che aveva bisogno di lui e se sen­

tiva chesitrattava di un ricco invariabilmente rispon­

deva: “ Egli è ria » ; può pagare. Si rivolga ad a ltri

miei coHeghi; ne trow à quanti ne vuole; io ho

bisogno di requie e non mi muovo per tu tto l'o ro

del mondo Se invece si trattava di un povero egli,

lesto, senza muover ombra di osservazione, senza il

menomo borbottamento, saltava dal letto e correva

al capezzale del sofferente.

Quando tahmp veniva a visitarlo ndl’ora dei pasti

lo trovava intento agirar par la casa

con

una scodella