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A L E S S A N D R O R I B E R I
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i racconta che, allorquando venne chiamato il
professore Ri beri al letto del conte di Cavour,
questi, che conservava pur tra le strette del
male lucidissima la mente e arguto il labbro, abbia
detto al clinico insigne: ** Vi ho fatto chiamare un po'
tardi perchè non ero un ammalato degno di voi ” , vo
lendo significare, nelle scherzose parole, che non era
ancor giunto il momento in cui. alla scienza corrente
dei soliti medici, doveva sostituirsi, per aiutare la
natura esausta, la taumaturgia del sapere superiore,
quale era quello che possedeva ed esercitava il
Maestro di medicina dell'Ateneo torinese.
Si
racconta anche che il Riberi, nemico dei salassi
a tutto spiano come si usava ancora nel 1861, abbia
disapprovata decisamente la cura dei dottori Rossi e
Malfom,medici curanti del Grande Conte, esprimendo
il rincrescimento di non aver potuto prestare l'au
silio della sua vasta e provata esperienza in favore
del più grande cittadino della nuova Italia. Pur troppo,
nella cura ultima del suo male, Cavour cadde nelle
panie di una terapìa che. dalla cattedra, il Riberi
combatteva senza risparmio di tempo e di fatica.
Superiore a tutti nel sapere e nell'esercizio della
medicina, autore di una vera rivoluzione negli studi
medico-chirurgici in Piemonte, acuto osservatore e
pensatore profondo e instancabile delle cose osser
vate, grande e per i tempi insuperato operatore, fu
Alessandro Riberi, nato in un alpestre villaggio di
vai di Macra, in quella provincia di Cuneo che doveva
poi esser patria di un altro grandissimo Maestro di
chirurgia, il Carle, nativo di Chiusa Pesio. Il Riberi
era di Stroppo, non di agiata condizione famigliare
e costretto a sopperire con l'intelligenza e l'applica
zione alle difficoltà che incontravano i suoi parenti nel
farlo studiare. D’ingegno pronto, solido, acuto, intel
ligenza apertissima alla comprensione d’ogni vero,
ricco d'una tenace volontà sorretta dalla forte fibra,
Egli bruciò le tappe dei corsi. Allievo di quel Collegio
delle Provincie — lodevole istituzione dei Principi
di Savoia per cui passarono tanti uomini distinti del
Piemonte che. senza tale provvidenza, non avrebbero
potuto avanzare nelle vie degli studi — si applicò alla
chirurgia e fu addetto a quell’Ospedale di San Gio
vanni. che doveva essere poi il campo delle più glo
riose esercitazioni e delle ammirabili lezioni del
Nostro. In quei tempi si osservava ancora, in Pie
monte, una separazione nettissima tra la chirurgia
e la medicina, che nei secoli addietro, era stata do
vunque adottata, ma che già fin dai primi anni del
secolo altri paesi più progrediti avevan tolta di mezzo,
come ostacolo insormontabile ad ogni vero e reale
progresso della terapìa e della scienza. Coloro che
esercitavano la medicina sdegnavano di studiare l ’ana-
tcmia, della quale, anzi, eran convintissimi di poterne
fare a meno, domandando inoltre pochissimo soc
corso alle scienze sperimentali ritenute, nella maggior
parte dei casi, superflue. Partendo più che dall'osser
vazione. da certe teorie speculative che si posson
dire metafìsiche, erano state raggruppate per amore o
per forza sotto determinate categorie tutte 'e infer
mità, riducendone la fonte prima ed unica all'infiam
mazione e ottenendone il risultato che tutte le cure
si risolvevano prima o poi nel salasso. La chirurgia,
inoltre, non era tenuta in gran conto. Non scienza la
dicevano, ma arte; non salde teorie suffragate dalla
esperienza, non principi generali ma unicamente una
manualità operativa che si concludeva con l ’atto ope
ratorio in sè; perchè, se dopo un intervento chirur
gico si sviluppava la febbre, il chirurgo non sapeva
curarla, non
doveva
saperla curare e si ricorreva ai
medici, poco diversi e poco più su di flebotomi, e
tutti un po’ tenuti in conto di Dulcamara.
Riberi riparò con energia a tale sconcio. Con
l ’autorità del suo nome, salito subito in fama, con
lo studio indefesso e con i suoi modi, che seppero
accattivargli la simoatia e la devozione degli allievi,
combattè la prima grande e vera battaglia per l ’uni
ficazione delle facoltà mediche in Piemonte e da lui
incominciò lo studio approfondito dell'anatomia sem
plice e comparata tanto per i medici quanto per i
chirurgi e . quella fusione di medico-chirurgo che
ancora oggi permane e si identificherà sempre più
nell’avvenire.
Cresciuta a dismisura la fama di Lui, aumentò
pure la clientela. La Corte lo nominò suo medico.
Egli aveva del resto tutte le qualità personali, oltre
quelle strettamente professionali, per meritarsi tale
onore. Era quasi impossibile resistere ad un certo