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rine «

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I a applaudirle con entusiasmo. Dal teatro

si recava a far»* alcune visite: all** Ululici si deci­

deva ad andare a dorm ire...

Il soggiorno deH'Alarcón a Torino durò otto giorni,

durante i quali

«■•ri

passò iu rassegna le chiede prin­

cipali. dalla Cattedrale al Tempio Valdese, «ostò in­

nanzi al cosiddetto Palazzo del lasso iu via Basi­

lica (IT)). visitò il Palazzo Cariammo dove in quei

giorni fervevano i lavori per la co-truzione d una

Camera provvisoria destinata al primo Parlamento

italiano, sfogliò i volumi della Biblioteca Reale, in

cui "li fu mostrato il manoscritto del diario militare

di Fmauuele Filiberto d i cali si augurava di veder

un giorno tradotto in ispagnuolo. percorse la Gal-

leria del Palazzo Madama e del Palazzo Reale con­

fermandosi nell'idea di cui era già ila lungo tempo

convinto, che cioè i Piemontesi non unissero «alle

loro grandi virtù civiche, militari e domestiche il

nobile sentimento del hello ». Affermazione « pro­

verbiale in Italia ed in Kuropa». ma non perciò

meno ingiusta ed a cui i Piemontesi si sono per

troppo tempo rassegnati t 16). Gaudenzio Ferrari e

Girolamo Ciovenone non raggiungono soltanto il

livello della mediocrità — come pare aH’Alarcón —

e con Macrino d'A lha. con lo Spanzotti. col So­

doma. col Moncalvo nella Pittura, col Gallo nel-

1‘ Architettura e col Marocchetti nella Scultura, ba­

stano ad infirmare la leggenda della «carsa sensi­

bilità del Piemonte all" \rt**. di quel Piemonte che

fu. del resto, ceneroso d'onori verso artisti fore­

stieri. come il \ ittozzi ed il Juvara.

L'A larcòn trascorse le sue ultime giornate torinesi

neH'amahile compagnia delle due belle inglesi. Isa­

bella e Giovanna ^ .... native di Londra, abilissime

pianiste e di-egnatrici. Le accompagnò alla stazione

alia loro partenza per Genova. Partenza... provvi­

denziale poiché egli cominciava ad innamorarsi...

di entrambe: al contrario dei fratelli siamesi es*e

rappresentavano due corpi in un'anima sola! (17).

Momenti indimenticabili passò pure in casa del

M in i'tro plenipotenziario ili Spagna, il noto pub­

blicista Diego Citello, che offri a lui ed altri suoi

compatrioti una sontuosa colazione al Castello di

Stupiniggi. me«sn a sua disposizione dall Intendente

del Palazzo.

Scenario completamente diverso il penultimo giorno

della dimora deU‘Alarcón nella nostra Città, giorno

in cui egli compì tre escursioni che lo mi-ero « in

immediato contatto con i morti ». La prima delle

quali al Museo Fgizio. Ouelle reliquie d'una morta

riviltà gli riempirono l'animo d’una fredda tri­

stezza. « (Quando — egli o»»erva — i testi dei tempi

passati si riferiscono soltanto a tre. a dodici, a venti

secoli. se vogliamo, producono nel nostro animo

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poetiche vibrazioni, ma quando si estendono al di

là della storia della nostra razza: quando ci par­

lano di civiltà anteriori alla nostra: quando ci ri­

velano un mondo completamente estraneo alla no­

stra genealogia storica, esse destano nello spirito

una glaciale filosofia, un soffio di morte che anni­

chila e cancella tutte le immagini che sono vita

della vita e sostanza della fantasia».

Dal Museo Fgizio l'Alarcòn si recò a Superga,

« I Fscuriale della dinastia dei Savoia». Trovò la

bara di Carlo Alberto completamente coperta di

corone di fiori, d'argeuto e d'oro, e di altre offerte,

senza tregua rinnovate dal memore affetto dei Pie ­

montesi. Merita d’essere riferito, per conoscere gli

umori politici di quei giorni, il dialogo che si svolse,

nella sala dei ritratti dei Papi, tra l ’Alarcón ed il

custode, che avendo in lui riconosciuto uno spa­

glinolo. alla pronunzia, gli additò l'effigie di Cal­

listo III.

Ma avendo l'Alarcòn notato come il ritratto di

Pio l\ apparisse più deteriorato degli altri, seb­

bene fosse uno di quelli dipinti per ultim i, ne chiese

la ragione alla stia guida.

A li!... Signore... I Liberali, gli Inglesi, gli

empi...

Basta. K quello perchè è appeso al rovescio?

— Perchè è Alci-sandro \ I.

- Ma chi 1*Ita collocato così?

— Crii studenti, signore... G li studenti...

F quell'altro? Perchè tiene la testa bassa?

— Ma lei non la conosce? È la papessa G io ­

vanna!...

Fd alla domanda, rivoltagli d all'A larcó ii. che cosa

pensasse deU'attuale momento politico rispose che

nel migliore dei giorni si attendeva di vedersi get­

tato dal balcone con i Sommi Pontefici.

— Perchè — soggiunse — ora ce l'hanno col cle­

ro... lei m 'intende... col clero alto... Con Roma!

(e qui abbassò la voce).

— F lei che ne dice di tutto questo?

— Signore, io non dico nulla.

— Fd io neppure.

Fd il dialogo si concluse con questa concorde d i­

chiarazione... di neutralità.

Frano le tre quando l'Alarcòn ridiscese in Torino.

Il 'ilo spirito era ormai accordato un po' filosofica­

mente: ordinò perciò al cocchiere di condurlo al

Cimitero.

F qui ci troviamo dinanzi ad un fenomenale... sva­

rione alarconiano. Fgli asserisce d'aver rontem*

piato le tombe di quattro scrittori di cui già aveva

conosciuta l'anima attraverso le loro opere durante

i suoi anni di studente a G u a d ix (lft). e precisa-

mente Joseph de Maistre, Silvio Pellico. Vincenzo

Gioberti e... Vittorio A lfieri! ( 19).