

Il 30 ottobre, all»* dieri della notte. l'Alarcón la
sciava Torino. Dopo aver percorso la Lombardia ed
il \ enelo. le Legazioni (come allora si chiamavano
le provincie pontificie) di Bologna e di Ferrara, i
Ducati di Modena e Parma. egli «i diresse a Genova
dove s imliareò per Livorno. Ma durante il lungo
v ia r io sempre l'accompagnava il ricordo nostalgico
di Torino. Quando, alla distanza di ventitré giorni
dalla prima volta, si ritrovò — reduce da l'arma —
ad Alessandria della Paglia, a due ore soltanto da
Torino, non potè più resistere al richiamo della
(.ittà prediletta. José «lei Saz Cahallero. giunto a
Torino dopo la sua partenza, l'attendeva per intra
prendere con lui il viaggio a Firenze ed a Koma.
.Nella Gapitale piemontese l'Alarcón aveva la-ciato
altri amici spagnuoli...
A deciderlo a far ritorno nella Città Sabauda fu il
leggere sulla « Gazzetta di Torino» l'annunzio che
Adelaide Histori. di passaggio alla volta della Rus
sia. sarebbe giunta a Torino quella stessa sera
(25 novembre) ed avrebbe dato al Carignano due
rappresentazioni prima di partire per l'im pero di
Alessandro II. Nella Ristori egli avrebbe riveduto
non solo una grande artista, per cui nutriva fana
tica ammirazione, ma anche una nobile amica a cui
non aveva più parlato dal 1857. Si decise dunque
ad
/tacer nnvillos.
a marinare la scuola, cioè... il
tremi per Genova... Prese quello in senso inverso
e due ore dopo si trovava alle porte di Torino. In
questo suo secondo soggiorno tra le nostre mura
preferì lo studio della vita a quello dell'arte. Visse
in società, si divertì molto, parlò spagnuolo « p e r
sino con i gomiti » (
basta con los aulos),
ed applaudì
la Ristori nella
Feilra
e nella
Medea.
Di queste rappresentazioni si limita a scrivere che
I eminente attrice si dimostrò ancora una volta de
fila della sua fama e che i Torinesi» l'applaudirono
con veri impeti d'entusiasmo». Ma più importanti
per noi sono le impressioni ch'egli riportò da una
udienza ottenuta dal Cavour, a cui fu presentato
dall'incaricato d'affari spaglinolo. ( I I Coello era
partiti» con la famiglia per Madrid, dopo aver pro
testato in nome della Spagna contro i recenti av
venimenti). Fcco il sobrio ed efficace ritratto psi
cologico ch'egli traccia del sottile Tessitore delle
fortune d 'Italia.
« Il conte di Cavour...
è
così semplice e mite nei
suoi modi come nel suo aspetto e nelle sue abitu
dini. Sarchile difficile trovare un'affabilità come la
sua in altra |iersona della sua importanza e della
sua fama. La mansuetudine della sua parola e la
cortesia e la pazienza con cui ascolta gli interlo
cutori hanno qualcosa di fratesco, mi si perdoni
l'espressione. Si vede che il grande uomo di Stato
ha già formato un giudizio inappellabile intorno
alle cose ed alle persone e va diritto al suo scopo
senza perdersi in parole inutili (20). La conversa
zione tra il Cavour e l'Alarcón si aggirò sull'attitu-
dine della Spagna di fronte a^li avvenimenti italiani,
e lo statista piemontese mostrò di saper distinguere
e separare la Causa del Governo spagnuolo da quella
nazionale, la Causa nazionale da quella dei partiti,
la Causa dei partiti da quella della dinastia. Rias
sunse il suo pensiero in queste parole :
« Se invece di nascere in questa penisola fossi nato
nella vostra, e fossi giunto ad essere là quello che
«on qui. avrei seguito la stessa politica che sto se
guendo. La Causa degli Spagnuoli è la stessa «li
quella degli Italian i: abbiamo comuni nemici. Il
cattivo stato delle cose in Italia richiede più urgen
temente rimedio, perciò siamo stati noi a comin
ciare. Voi ci seguirete col tempo ».
Lasciando la Politica per il Teatro, l'A larcón rife
risce d'aver presenziato all'insuccesso dell'opera
ì 'ittor Pisani,
di Achille Peri (21). e di aver applau
dito. al Teatro Alfieri. Gustav o Modena nella
Claude
di Georges Sand. Ma il suo spettacolo favorito fu
rono le rappresentazioni del serraglio di M. Charles
impiantato in una piazzetta di Borgonuovo, serra
glio di cui divenne un assiduo.
Studiò attentamente la vita privata tu.... compa
gnia di subumani
artisti
diretta da M. Charles; me
ditava di trarre un lavoro dalle sue osservazioni,
ma questo lavoro — che avrebbe forse portato un
contributo non ispregevole a quella scienza così
fertile di sorprese che è la Zoopsicologia — non
venne mai.
Finalmente il giorno della Concezione (8 dicembre)
egli riuscì a scuotere il torpore che lo tratteneva
« iu una città così monotona e triste secondo alcuni
e così piacevole e deliziosa secondo la
sua
opi
nione ». ed accompagnato da Cahallero e da Yussuf
si rimise in cammino, deciso a passare il Natale a
Roma dopo aver percorsa la Toscana. Da Roma i
tre viaggiatori sarebbero poi partiti per l'ultima
tappa del loro viaggio: Napoli.
Il volume dell'Alareón si chiude con un Epilogo
che si riduce a poche, brevissime note di taccuino.
Il 22 gennaio 1861 lo scrittore s'imbarcava a Napoli,
diretto a Livorno e successivamente a Genova,
donde, per Torino e la Francia, avrebbe raggiunto
la Spagna.
Il 25 gennaio era a Genova, dove trovò Cahallero e
Yussuf pronti a riaccompagnarlo in Patria.
In data 4 febbraio leggiamo le seguenti linee sulla
Città... sirena, dal cui fascino si lasciò vincere per
la terza volta.
« Ho trascorso dieci giorni di più in questa città
quando credevo di trattenermi in essa alcune ore
soltanto.
Decisamente. Torino è stata la Capua della mia spe*
dizione in Italia. Tre volte sono passato per le sue
a