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• novembre I9lf • La MCazzotta dal Popolo., pubblica la dichiaraiiowi di D’Annunzio

sulla tituasione di Fiume

affluiscono alla sede della « Gazzetta del Popolo »

elle a mezzo di un Comitato di soccorso. costituito

dal Bottero. provvede a sovvenirli, a inquadrarli e

di-trihuirli. secondo criteri preventivamente fissati,

nei \ari depositi reggimentali e nel Corpo dei vo-

lontari di Garibaldi. Cavour e Lamarmora lo sanno

e segretamente approvano e aiutano. Alla voce del

giornale di Bottero segue la voce del cannone. Le

notizie delle prime vittorie sono «aiutate con com­

menti che hanno il tono dei canti di esultanza.

Villafranca! Le armi ammutolite da una pace che è

un tradimento. K Cavour si dimette. Il dolore della

rinuncia alla guerra è aggravato dalla ferita per la

cessione di Nizza alla Francia. Il cuore di ogni ita­

liano ha perduto una goccia di sangue. Bottero.

nizzardi» e deputato di Nizza, «offre più che d una

pugnalata. Ma tiene per -è il dolore che non in ­

tacca la fede. Il giornale ammonisce: « Alziamo la

testa, o italiani! ».

Quarto! Il giornale, che aveva preso I iniziativa di

offrire « un milione di fucili » a Garibaldi, sostiene

con tutto il fervore l ’ impresa leg­

gendaria dei M ille. Bottero riceverà

da Cavour l’incarico ili una missione

di alta fiducia in Sicilia.

Si vivono giornate storiche, l/unità

d’ Italia è proclamata. Spunta la

prima alita del Begno. Ora si guarda

a Koma! Torino è preparata alla

grande rinuncia. I n colpo fatale:

la morte arresta i palpiti del gran

cuore di Cavour! G iorni di lutto e

di dolore per gli italiani e per la

tt Gazzetta del Popolo». Bottero.

pur soffrendo moltissimo, soffoca il

dolore e si mostra degno del maestro

difendendone la politica. La capi­

tale a Firenze non doveva, non po­

teva voler dire rinuncia a Koma. a

quella Koma che Cavour aveva pro­

clamato in Parlamento la capitale

naturale del Keguo.

F. il giornale scriveva ( I I gennaio

I « G u a r d i a m o «empre a Sali­

temi. e Salitemi ci risponde: \ ene-

zia e Koma. Guardiamo ai conveii-

zioiiisti. e ci rispondono: tappa e

disarmo. Fhheue: nè tappa uè di-

sarmo. Questo è il nostro program­

ma. Ma la Convenzione è legge. Si.

è legge e la rispetteremo. Ma noi le

daremo altro sviluppo da quello che

intendcrchhero darle i suoi autori.

Mentre essi abdicarono al program­

ma del Conte di Cavour, noi lo vor­

remmo compito lino alla sua ultima

«illaha ».

F al programma del grande Conte il

giornale e il direttore rimasero sem­

pre fedeli collaborando con tutte le

loro forze alla sua realizzazione: in

primo luogo lanciando, nel febbraio del 1866. per

venire in soccorso delle finanze dello Stato, l ’idea

del « Consorzio Nazionale» che fruttò in poche set­

timane offerte in denaro per oltre 304) m ilioni. In

«econdo luogo contribuendo con raccolte di denaro,

offerte d armi e incitamenti persuasivi a preparare

rultinio evento del 1870.

« Il giorno — «criveva Bottero — il giorno iu cui

Koma tornerà a ll'Italia , negli uomini giunti di tutti

i partiti brillerà I non fosse che per un secondo!) un

pensiero di riconoscenza per i vostri Martiri, o pie­

montesi. per la vostra costanza, per la parola d’or­

dine: Koma capitale d’ Italia, che voi sapeste irremo­

vibilmente opporre al grande inganno del 186-1».

Il giorno tanto attero venne! F la «Gazzetta del

Popolo » in un grande impeto d’amore, il 20 set­

tembre 1870. lanciava il suo grido: « I / l ’nità Na­

zionale è compiuta! L ’Italia ha la sua capitale na­

turale! V iva Koma! \ i va l ’Italia! Viva 1*Esercito

liberatore! ».

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