

A R T I S T I P I E MO N T E S I
ALL’ESPOSIZIONE DELA PROMOTRICE E OEL SINDACATO
Il motivo d ie i grandi avvenimenti forniscono al
critieo ili esprimere il
mio
compiacimento. aliali-
rando sempre inejilio per l ’avvenire, potrebbe an
che questa volta esser seguito. »e non fosse più ur
gente fare alcune annota/ioni, in mezzo a quelle
•letterali, riferimento per un modesto abbozzo <li
storia spirituale delParte piemontese, quale, qual
che volta faticosamente. è possibile trarre «la questa
grandi "im a esposizione.
Tredici sal«*. il salone, la sezione del bianco e nero,
raccolgono circa 520 opere, parecchie delle «piali
"ià note, alcune espressi\e. parecchie inutili, e nes-
suna rivelazione, Parrebbe forse di pretender troppo
nel voler ritrovare tante cose in una sola e-ptisi-
zione. ma «piamlo si tratta «li un avvilim en to del-
l'impitrtauza di questo. subito si pen»a che m-lla
città e nella provincia non «Irliha esservi altro che
cui che vediann» «pii esposto: in «pie«ta % ’ K«p«i«i-
zione «l«*lla Promotrice B elle \rti e
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' del S in
dacato interprovinciale. (>ià in occasione «Iella
precedente fusione delle due principali Mostre pie
montesi. »i era potuto notare come in «pialche parte
fosse un |io‘ nocivo all'effetto generale il fatto che
tante opere, e non tutte «celti««ime. fos»ero agglo
merate nelle sale aperte al pubblicai nei locali sot
terranei «li via Roma: ora «i è ritornati alla vecchia
sede del Valentino, «empre elefante e piacevole.
do\e senza «luhhio -i ........no far«‘ meraviglie «pianto
airordinamenlo dei pezzi, che hanno tutto il do
vuto ribalto e la luce migliore: e se la sede \a nudto
hene. rimane però ancor «empre «pi«'l senso «li fretta
che nasce ilalla visione «li tanti pezzi. tropp«i spe*»«»
in troppo contrasto fra l«»r«». «pianto al livelli» di
produzione, da far pensare che adtiirittura appar
tengano ad epoche e categorie diverse. Invece «i
tratta sempre soltanto de<:li iscritti al Sindacalo
Belle \rti. i «piali con molta lunula volontà hanno
risposto aU'appello dei dirigenti, che. in «pialche
caso, hanno v«duto premiare la medesima esponendo
le opere presentate.
Siamo pienamente d'accorthi con l'assoluta neces
sità per l'arte di far«i un fenomeno diffuso e vario,
anche «lutati» di tutti i mezzi «li «li(Tu>ione che le
>i possono c«*ncedere e«l anche escogitare, come
ipie>to a-«ai huono del porre tutti "li iscritti sul
medesimo piano «pianto al «liritto «li e«p«»rre: ma
>i vorrebbe pure una ma»*:i«»r severità neH’accetta-
zione «Ielle «»pere. alcune delle «inali n«»n sono dav
vero de«ne di figurare in quell)» che è indubbia
mente I* avvenimento artistico piemonte-e più
importante deirannata. Si dirà che l ’arte lunula
s’impone da sè. e che il pubblico saprà benissimt»
comprendere la differenza che passa fra un grande
«piatirò ed un brilliti lavoro: ma appunto per la
ragione evidente del carattere di serietà che deve
e«st*r conservalo alla grande M«»slra torinese, bi
sogna che ne facciano parte stillanti» «pielle opere
che. considerazione pubblica a parte, sono vera
mente all'altezza dcU ’assuuto dell'organizzazione
stessa.
Poiché sarebbe perfettamente inutile che
i
dirigenti «Iella Mostra si
«lessero
fatica per organiz
zare con tanta perfezione (poiché tali risultano ve
ramente stiliti tifili aspetto la disposizione e tutti i
minuti particolari che fanno parte del complesso
«ir^anizzaliv«il per opere il cui {litico non valesse la
candela. K se am'he il pubblici» manifesta la sua
disapprovazione versi» una certa parte della produ
zione. lo fa silenziosamente, e troppe opere ancora,
chissà
per «pianti aiuti, appariranno nelle varie
Mostre, munite del cartello abbastanza
vistoso
di
« opere accettate alla Ksposiziotie della Promo
trice ». Onesto diciamo appunto in »ejino di rispetto
per un ’attività nobilissima che ha raccolto sempre
in o^ni tempo molte approvazioni ed assai meritate,
la «piale «lovrebbe ancora interpretare con una ina^-
«ior severità il concetto moderno e buono della d if
fusione popolare deH’arte (d ell'A rte).
* * *
Però, anche tenendo conto di «pialche elemento ne
gativo che >i riscontra «pia e là. il più notevole
dei «piali e quello a cui ora accennavo, è possibile
risalire daH’aiialisi contemplativa delle opere più
interessanti ad una considerazione di indole più
{reiterale, ricostruire in iiualche intubi una «enesi
«Ielle correnti migliori «Iella pittura piemontese degli
ultimi tempi. K questo riesce anche più facile va
lendoci del confronto fornito dalla presenza di mol
tissime opere di artisti defunti, una schiera impres
sionante «li "ente che ha lavorato in Piemonte ed
ha rivelato attraverso la sua arte i caratteri di cor-
renti che «pii sono in parecchie riprese fiorite: un
dici artisti pressi» i «piali ancor «ittalche volta è pos
sibile scoprire «li elementi formativi dei viventi che
li acc«»mpa"iian«» neU’esposizione.
IV Ile presentazioni postume non vi sarebbe molto
«la dire.
non che ili Grosso non sono presenti le
opere più significative: ma anche queste meno po
polari
som»
sempre sufficienti a riaccendere, per un
momento, la vecchia discussione che lia tenuto im
pegnati i cultori d’arte dalla fine dell*800 ad ojrgi.
e che non accenna ancor «tra a finire del tutto.
I n po’ più espressiva la raccolta di Amhr«»gi«» Al-
ciati. (pianto alla scelta delle possibilità pittoriche
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