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H

facilità e vivezza il ?uo tono di buona pittura. So-

lavaggione interpreta spesso ottimamente il vero

significato del paesaggio nostro: di lui potremmo

dire che è tra i pochi che hanno davvero messo a

fuoco il senso della campagna piemontese, renden­

dola capace di appartenere ad un determinato

paese, finalmente riconoscibile e con caratteristi­

che proprie. Poiché per comprendere e realizzare

la pittura paesistica in Piemonte, occorre prender

contatto e conoscere intimamente il paesaggio in

natura: vederlo, vivo, nella sua estate afosa e nel

suo autunno colorato, quando l'aspettativa dell’iii-

verno è un po' triste, ma tutto un mondo di pro­

messe nasce dalla terra e prende forma concreta.

\ edere questo paesaggio nelle mille sfumature di

cui si compone, non essendo di quelli rhe colpi-

U

scono e seducono coll'assalto della loro bellezza,

ina soltanto penetra intimamente neH'anima del­

l'artista che deve farsene interprete. La massima

semplicità, una linearità che fa pensare che nulla

meglio della tecnica dei primitivi, e sopratutto del

loro spirito modesto e vicino alla terra che descri­

vono, possa esporla e farla vivere sulla tela.

Ricordo un Paesaggio delle Lanche, del Cattassi,

un lavoro, che pur rispecchiando una certa preoc­

cupazione di rendere il paesaggio sotto forma di

architettura a carattere circolare (e basterebbe ri­

pensare per un momento a Dottori, con il suo Pae­

saggi» umbro ed altri), esprime l'anima della terra

piemontese, e merita senza dubbio di esser collo­

cato ai primi posti in quest'attività che ha da essere

quanto mai permeata di vera poesia per poter im­

porsi. Tutto ciò che è scarno semplice modesto, si

rivela ancor capace di creare un momento lirico

di una certa grandiosità, purché si sappia conte­

nere la pretesa nei limiti dell'interpretazione di­

retta. e lanciare invece la realizzazione verso il

senso epico della terra nostra, ancora una volta

capace di risvegliare sentimenti e fantasie d'indi­

scutibile altezza. Ma come sempre, occorre, anche

in questo caso, far seguire alla visione complessiva

un'analisi quanto mai attenta e pronta, che deve

appunto esercitare sui momenti lirici nascosti della

natura piemontese. K quando un pittore, come nel

caso del CafTassi. è riuscito a destare queste sen­

sazioni. a giustificare queste considerazioni, pos­

siamo essere soddisfatti di lui. come degli altri pochi

che hanno realizzato la p<»esia campestre nostrana,

senza dare nell'indefinito e nel vago, come per

troppi ancora accade.

Oui bisognerebbe ricominciare il discorso intorno

alla pittura di maniera, ed intorno alla necessità

di un ambiente caratteristico, affinchè le qualità

narrative e liriche dell'artista |H>ssano svilupparsi

sul concreto. Ma mi pare una cosa tanto evidente,

che non insisto, rimandando, se mai. il discorso ad

un'altra occasione.

Vorrei solo che questo fosse ben chiaro: che so­

pratutto in questo tempo ed in questo clima, ab­

biamo un gran bisogno di tendere al sodo, di la­

sciare tutto ciò che corre pericolo di disperdersi

e di divagare, per creare invece, sul serio, un am­

biente artistico che sia il riflesso di quello vero

già esistente, e l’anticipazione di quello che ancora

si desidera.

Con tutto questo, tanto per concludere questi pochi

cenni sulla mostra e sul suo significato, dobbiamo

riconoscere che molto è stato fatto quanto al ten­

tativo di rendere più popolare l’arte, e che molto

ancora resta da fare per migliorare il tono generale

deH'esposizione, che deve essere la rappresenta­

zione autentica di quanto in Piemonte si medita e

si produce nel campo delle arti figurative: il che,

tutto sommato, non è poco, e fa bene sperare per

I avvenire, come in tutto il mondo usa dire alla

fine di ogni articolo sulle mostre d'arte.

PINO BAVA