

dell artista, con ii famoso
Corallo,
che è ancor sem
pre il pezzo >uo che attrae maggiormente l'atteu-
zione. «|iianttinqiie si tratti ili lino dei meno ge-
im i
i
i i
i. Di Gigi (lliessa il famoso
Autoritratto,
con
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iiah'lie altro pezzo di contorno. Di Follini alcuni
pezzi ad uso defili amatori del grande paesaggio
Tallone, (n a n i e Cavalieri anche non essendo rap
presentati dalle cose migliori, sono sempre quei
linoni pittori dai quali potrebbero nascere utili con
siderazioni sulla moralità dell'arte. Di Tavernier.
anche se piace\oli e qualche volta imponenti, non
\i sono qui le opere più prepotenti, quelle che gli
facevano pensare ardite mescolanze fra l'accu ra
tezza ottocentesca e la tecnica moderna: ma
l*en
-
sanili
»
al veglione
rimane sempre un luion pezzo
sulla tecnica del broccato, e la
Raccolta ih 'lìv co-
stafinr
riconduce il pittore all'ampiezza del pae
saggio-composizione. molle \olte tentata e rara
mente riuscita dalla pittura degli ultimi tempi.
Oliatilo alla scultura (dicendo fra parentesi che non
è molto abbondantemente rappresentala), le già no
tissime opere di Medardo Rosso vorrebbero piut
tosto una Mostra a parte, per una miglior chiarifi
cazione della sua forma, per molti, nel pubblico,
ancora oscura. Ed accanto a questo così coraggioso
maestro, fdi altri rari, che non siano Zucconi. Ku-
hino. (interrisi, indiscussi dalla maggior parte degli
spettatori, rappresentano una schiera troppo esi
gua. per voler più che una parentesi. K ritorniamo
alla pittura.
Due rimangono, intorno ai quali il discorso è sem
pre sialo inferiore al soggetto, anche per la rarità
delle esposizioni, anche se ormai siamo tutti d 'a c
cordo intorno al \alore solido della loro arte d iver
sissima: Giovanni Grande e Cesare Ferro.
Ferro è un erede della migliore tradizione del buon
ritratto italiano: e questo appunto perchè essendo
fornito di un carattere estremamente deciso e forte,
lo trasfonde nell'opera, anche se si tratta qualche
volta ili un ritratto di himho. Anzi l'abbiamo r i
visto con piacere in questa veste: è l'uomo aspro
e forle che si piega con dolcezza improvvisa sulle
cose mili e buone della vita: il tratto qualche volta
si addolcisce, il tono abitualmente severo si muta
in una specie di tristezza, che rende l ’opera anche
più significativa. Pensiamo al
Ritratto della barn
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