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Itinn C.ihrarùt. uno dei migliori non soltanto della

Mostra, ina anche del pittore stesso. Dipingere un

hiiuho senza sorriso, senza approfittare di tutti gli

espedienti ormai consacrati da questo genere d arte,

do\e si cade facilmente nel convenzionale e nello

sdolcinato: dare in pochi tratti la sensazione di

quel inondo strano che noi non conosciamo, e del

«piale invece i hinihi sono a contatto, con un misto

di tristezza e di serenità, questo è il merito maggiore

tlel quadro: del quale, per consola/.ioue dei pittori,

si potrà ancor dire della houtà dell'impasto, del

tono e del colore, che veramente in questo caso ac­

quistano pure un particolare rilievo, per condurre

la considerazione alla tecnica «li Ferri», imi-iva e

semplice, ridotta all'essenziale, come nell'/liifori-

tratto. che di per si* è abbastanza espressivo. Una

cosa desiderabile e giusta sarchiti* una bella Mo«tra

completa dell'opera del Ferro, il solitario che ap­

pare uno degli esempi più efficaci di quello che

possa raggiungere la buona pittura, quando natu­

ralmente sia condotta alla sua definitiva espressione

da una personalità spiccata, meditativa, profonda,

illuminata da qualche slancio di grandezza, coinè

veramente accade per questo pittore, che pare vo­

glia ancor iIo|m» la morte continuare la raccolta mo­

destia che ue accompagnò la vita.

Ed ecco l’altro degli scomparsi, uno che conobbe

la buona pittura, che la coltivò molto per conto

silo, senza tener conto delle conventicole, tendendo

ad esprimere le fantasie qualche volta originalis­

sime che fili passavano per la mente, usando spesso

mezzi solenni per realizzare pensieri bizzarri.

Cogliere appieno la caratteristica di Giovanni

Grande non è cosa semplicissima: egli stesso tende

a sviare l’attenzione per mezzo della trovata, tende

a sfuggire all’analisi, ad irridete a coloro che troppi»

seriamente lo considerano: mentre poi si deve rico­

noscere che non lo si può considerare altrimenti.

Ad un esame attento, la -uà arte appare complessa,

e capace di originare una sintesi dei caratteri non

soltanto suoi, ma di una corrente di pensiero che

assume forma espressiva esterna. E qui forse è la

sua maggiore importanza. Le opere qui presentate

non sono molto numerose, ma già sufficientemente

espre*sive: meglio erano risultati i suoi caratteri

dalla «aletta che era -tata allestita nella Mostra pre­

cedente. dove si era tentato di dare il giusto rilievo

all’opera. Poiché la sua arte è l'espressione di quel­

l'umorismo mi po’ triste che si mise in viaggio per

l'Europa alla fine dell'KOO. e tuttora non appare

finito, in grazia di un’analisi spesso spietata di per­

sone ed istituzioni che stavano raffreddandosi e di­

luendoci in formalità vane ed inespressive: a meno

che ii ii art i'ta non »apes»e coglierle e fissarle inde­

lebilmente. mediante un’arguzia accompagnata da

un -en-o d’arte autentico e sano che ne facesse la

critica di\entando egli stesso l’esponente principale

della corrente avversa. Pensiamo al Ritratto della

signora Giulia.

Considerando il titolo, ci ricordiamo di tutti i buoni

ritrattisti, molto onesti e coscienziosi, che dovevano

anzitutto soddisfare il cliente: guardando il qua­

dro. il senso di umorismo che ci colpisce a prima

vista si muta poco a poco nella comprensione di

un’ironia amara, quasi un sarcasmo, che arriva a

valersi di mezzi satirici sottili ma efficacissimi: si

osservi la borsetta che la donna tiene sospesa col

dito mignolo, a quei capelli che sfuggono dalla

pettinatura e che riprendono il motivo dei serpen­

telli della Gorgone: il sorriso tra sciocco e soddi­

sfatti». senza dubbio maligno, completa la visione

di quella che forse non soltanto nella fantasia do­

vette amareggiare la \ita di molte persone.

Si pensi aU’atteggiamenlo iperbolico dei due ele­

gantissimi intenditori, armati di monocoli e lenti,

dinanzi ad un quadro di rape, elogio della natura

morta condotta alle sue estreme conseguenze; al

povero Filosofo, che forse, per certi tratti, appare

meno espressivo di altri suoi quadri, perchè più

comune, ma sempre notevole per l'umanità pro­

fonda che ci vive. La vena di umorismo che accom­

pagna la sua pittura, lo colloca iu una corrente

che ha ben poco a che fare con la pittura consa­

crata dell'IMM). che con molla conu»dità s'inqua­

drava sotto grandi nomi protettivi. Per certi aspetti

essa appartiene facilmente tanto alla storia del­

l'arte che a quella del pensiero, tanto deusa ap­

pare e permeata di psicologia, di quella buona,

che la conduce a profondità che trasceudeiio l'a ­

spetto esterno: cosa molto importante, tenendo

conto della facilità dell'arte ironica di essere,

spesso abusivamente, collocata nella caricatura. Ma

se qualcuno volesse considerare soltanto umoristica

l'arte di Grande, correrebbe rischiudi veder ridotte

le sue possibilità comprensive fino a far confusione,

per esempio. Ira Swift e l'abate Casti.

F passiamo ai viventi. (Jui il discorso sarà più

breve, per molte ragioni, non tutte confessabili.

Lasciando queste da parte, possiamo giustificarci

col dire che non molto numerosi sono quelli che

veramente fanno della buona pittura, dato che per

farne della grande occorrono possibilità anche mag­

giori. I soliti nomi famosi, ottimamente fermi nel

campo anche internazionale, e poi una quantità

grandissima di oscuri e di mediocri, che qualche

volta non hanno neppure come attenuante la buona

volontà. Se le arti figurative fossero un facile eser­

cizio. e di questo tutti fossero persuasi, non cin­

quecento. ma cinquecentomila opere avremmo viste

qui. Segno che molti ancora sanno che è molto me­

glio fare un mestiere meno brillante ma meno pe­

ricoloso. e che non basta la tecnica esterna per fare

della buona arte: e via di seguilo, il solito discorso

di tutti i clan.

Per tenere il giudizio nei limiti che sopra dicevo,

vediamo ancora fra queste coloro che esprimono un

dato atteggiamento, o che risultano più caratte­

ristici. anche se alcuni ricercano la caratteristica

ad ogni costo, e per questo cadono nel banale. Ma

quando si parla di Casorati, che se qui non appare

soverchiamente impegnato, pure rimane sempre al-

I altezza della sua situazione: quando Menzio ri-

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