

VARIAZIONI DELL’USIGNUOLO
INTERLUDIO A UNA VOCE
Quando sono felice
vorrei piangere come la rete
ohe torna su col pesce
il funerale della bambola
fin) sull'orlo del bosco
fu chiusa in un cofano rosa
era leggiera come un violino
con ipialche chiodo saltato di tarlo
fu benedetta con una spiga di rugiada
un lupo raspava la pioggia morta
degli aghi dei pini
e gli occhietti ridenti
di cappuccetto rosso
brillavano furtivi
tra le foglie dei biancospini
per venire alla tua casetta
la sua immagine bianca dolcemente
> li cunata dalla vecchia barca
ferma e fresca sull'acqua del canale
come la luna dentro il pozzo
ho attraversato un via stretta
col pattume di sole sopra un uscii»
un fruscio di sottane
andava su e giù per le interne scale
la chiesa del villaggio
era piena di pesci e di farfalle
quando la processione
delle bambine scalze uscì nel prato
coi ceri dei ghiaccioli
suonando il campanello alla tua |>orta
avrò la mano piena d'uva rossa
sull'ombrello del mendicante
cantava una rana grossa
era piena d'uova come un beo
la strada era piena dell'odore del pane crudo
ti starebbe bene al collo un gran nastro viola
da chitarra spagnola
tutte le ragazze
avevan nelle camere
le lampade di nebbia dei soffioni
voleranno via come degli angeli buoni
ti porterò domani
se mi apri qualche verde serpidna
di nido
come un monile
te la vorrai mettere al polso
ti porterò un cestino
di ragnatele pieno
di umidi lampi di lucciole
ti porterò una giuncata
di latte di vilucchio
una bambola di formaggio dolce
ed io sarò contento
se mi farai sentire il tuo sorriso
dietro la maschera di biondo vento
dei toni captili sciolti
se mi darai da baciare
con queste mie labbra di vecchio
la reliquia fiorita del tuo specchio.
Nuovo spontaneo complice è il tempo
con il suo (teso che dismemora, in una breve
tregua, a questo giovine cuore, irriconoscibilmente
sereno, finora schiuso a tutto l'amore
incontrato, sazio eppure senza malizia.
Molte notti sognava la fine di quella dolci-
schiavitù. già vedendosi respinto, triste alga
in un prosciugato mare, all'ingresso
di un puradiso tuttora disabitato.
Cosi la vita t semplice, come dopo il pianto.
Ogni giorno eguale, senza sottili
turbamenti, una pausa, ove persino la memoria
riposa, in mirabile guarigione.
Riprendo l'interrotto cammino, uomo
contro uomini, senza affetti segreti,
cacciando femmine di una razza scomparsa.
Brunito dal fuoco di mille incendi,
seguiterò a marciare sul ciglio degli abissi,
calpesterò i nostri campi mietuti, dalle albe
ai tramonti per foreste e paludi,
continuando a temere la strada maestra.
Inguaribilmente solo per il mondo, sanguinante
dalle nuove ferite e dalle antiche
che le unghie e i denti umani riapriranno.
FIDIA GAMBETTI
STASERA ANCORA
Questo che in madreperla
di lacrime nei tuoi morenti
occhi si chiuse chiaro
paese, ora che spenti
già sono e giuochi e alterchi
chiassosi, e di trafelate
bocche per gaie rincorse
sa l'aria e per scalmanate
risse, stasera ancora
rimuore sfocando il lume
nel fiume, qui dove bassa
canta una donna china
sopra l'acqua che passa.
GIORGIO CAPRONI
RIMANI IN SOGNO
Era stupore di notte
o anima di vento
la casa leggere che il lume
portava sulla sua ombra.
Rimani in sogno laggiù
giovane di plenilunio
alle terrazze aperte.
Addormentata in declivio,
sul braccio che ti chiude,
sei giusta, e salvi ancora
la pace alla mia morte.
Abbiamo freddo insieme
nelle notti se chiami
il tuo nome nel sogno a illimpidirti.
La paura d’esistere non salva
una giornata calma alla bambina
che ricerca nel seno a tao passato.
E
t’invento la morte per sottevo
nril’iafaaiia degli angeli e dei prati
CORRADO COVONI
ALFONSO GATTO