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trasmisi venticinque anni «la quel profumato
mattino del 30 maggio in cui Arturo (Jra f \arcava
I* «oglie «l«*l mistero. sempre ila lui interrogato tor
mentosamente. ed entrava nei regni della morte per
(•Miti anni, a \olla a volta, invocala e paventata,
amata e bestemmiata.
I n venticinquennio come quello che abbiamo vis-
Mito, che ha \i»to lo sconvolgimento della più
grande guerra d»*lla storia. con lo strascico di ter
ribili convulsioni, ci pare un l»uon \aglio per cui
far pacare I opera di uno scrittore: quella del (»raf
-• Ita qualche parte invecchiata o morta, ne ha altre
I" n \i\e. che parleranno ancora a lungo, perchè
ri-che di pensiero e d'arte, perchè (tenace di spi-
ritualità.
I.a nostra Torino, poi. ha una ragione particolare
di tener vivo il ricordo amoroso, perchè qui. egli
trascofM» gran parte della sua \ita votata ad una
insonne, alta e austera attività, qui. nella nostra
Università profuse, per quasi quarant'anni, tesori
di scienza e sapienza, e mostrò (pianto giovasse a
comprendere l'anim a dei nostri grandi scrittori la
vasta cultura sposata a gusto ed esperienza d arle
ed esortò >euipre i giovani ad a\er fede nelle energie
dello spirito, a serbare vigili i sensi, l'intelletto e
il cuore, alla e pura la coscienza. Veramente Mae
stro. diede sempre ai giovani commossi incitamenti
e non lasciò mai trapelare la tristezza che urgeva
dentro, nel suo cuore angosciato dal pessimismo.
La fama di Arturo (Ira f è affidata soprattutto alla
sua poesia: ma egli fu anche storico della nostra
letteratura che percorse tutta quanta da signore
dalle origini ai prim i anni del Novecento, e pro
fondò lo sguardo indagatore in angoli bui del M e
dioevo portandovi luce e traendone fuori quel pre
stigioso mondo variopinto di miti e leggende che
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