

Sottotenente di fanteria aveva partecipato nel 1 886-
1 887 alla campagna di Eritrea, maggiore di fanteria
aveva comandato nel 19 11- 12 un battaglione nella
campagna di Libia.
Aveva frequentata con risultati brillanti la Scuola
di Guerra e al principio del 1915 era Capo di Stato
Maggiore della fortezza Cadorc-Maò. Successivamente
aveva per due anni comandato in guerra il 73° reggi
mento fanteria, e poi, la Brigata Calabria meritandosi
due Croci dcU’Ordinc militare di Savoia, tre medaglie
d’argento al Valor Militare e varie decorazioni estere.
Dopo la grande guerra aveva per alcuni anni co
mandata la Brigata Basilicata in Torino (e fra i suoi
Il Generale Filippo Martinengo
Ufficiali aveva avuto S. A. R . il Principe di Piemonte).
Poi era stato trasferito al Comando della Divisione di
Ancona (1927-1928).
Lasciato il servizio per limiti d’età era stato —
l’anno seguente — promosso al grado di Generale di
Corpo d’Armata.
Attivissimo, non si ritenne
collocato a riposo,
ma si
dedicò con entusiasmo a numerose opere di assistenza
e di beneficenza: fu per molti anni Presidente dell’isti
tuto Figlie dei Militari, fu Presidente dell’ istituto fig li
dei Militari, Presidente della Corte d’Onore dell’ isti
tuto del Nastro Azzurro, consigliere dcll’ U .N .LT .A .
L.S.L per il trasporto degli ammalati pellegrini a
Lourdes, consigliere dell’ Associazione Nazionale del
Fante, ecc.
In tempi particolarmente difficili — erano 1 giorni
della repubblica di Salò, della occupazione tedesca e
della Resistenza — era stato Commissario Prefettizio
al Comune di Dogliani e, col suo leale altruistico e
coraggioso comportamento, era riuscito a risparmiare
alla popolazione sacrifici lutti e rappresaglie: grati e
commossi i doglianesi, al termine ddl'incarico, gli
avevano voluto tributare onoranze solenni con l’of
ferta d una medaglia d'oro appositamente coniata.
Soldato della vecchia tradizione militare piemon
tese. fedele al giuramento dato al suo Re e all'Italia,
austero e severi» prima con sè che con gli altri, premu
roso per gli uomini a Lui affidati e per gli aspetti più
innari della loro vita in pace e 111 guerra, comprensivo
e paterro nonostante l’autorità del gradi», il generale
Mariii ergo seppe, arche rella vita civile, servire come
nei ranghi di una 11 ìlizia.
* * *
S0 10 morti:
S. E. Pola a Rivara Canavese il lunedi 29 di
cembre 1952;
S. E. il generale Martinengo a Torino il 30 di
cembre: a poco più di ventiquattr ore l’ uno dall’altro.
Ambedue avevano superato da tempo l’ottantina, e
sono scomparsi dalla scena 111 quel periodo di tempo
111 cui la dipartita di numerose personalità del passato
- dal C 'rote a S. A. la Regina Elena, dall’ Orlando al
Nitti, al Borgese — aveva data l’impressione che tutto
un mondo crollasse dopi» essere a lungo sopravvissuto
al suo inesorabile superamento.
figure meno note, ma egualmente rappresentative
del loro tempo — servitori dell»» Stato in campi di
versi, ma egualmente onesti e leali — maestri di vita
che della funzione pubblica si onoravano come d una
dignità, e al loro compito attendevano come ad un
rito, signori della vecchia borghesia piemontese for
mati alle tradizioni migliori della razza, che, pel cam
mino della lunga esperienza, avevano raggiunte la
saggezza, l'indulgenza c la serenità.
Era bene ricordarli insieme, e insieme onorarli
della nostra amnurazione e della nostra nostalgia, e
insieme proporli a‘ non inutile esempio.