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GLORIE DEL IECCHIO PIEMONTE

A CASALE

NEL 1849

di G I O R G I O R O V E R E

Il 23 ili marzo del 1849 il barone Solare di Villa-

nova, Governatore di Casale, vecchio generale di 71

anni, se ne stava fumando, adagiato in un comodo

seggiolone vicino al fuoco in una sala del castello,

ripensando forse alla giornata di Austerlitz cui aveva

giovinetto valorosamente partecipato e maledicendo

gli acciacchi che gli avevano impedito di seguire an­

cora il suo R e in campo aperto, quando gli venne re­

capitato un piego urgente dal Sindaco della città.

« Una colonna di austriaci — diceva la missiva — è

prossima a questa città... Il Municipio confida nello

spirito della popolazione e nella sua fermezza a con­

correre con l’esercito ad una onorata resistenza... ».

Il vecchio generale balzò in piedi con lo slancio

che gli consentiva la sua età; egli nulla sapeva del­

l'avanzata degh austriaci, e tantomeno della situazione

dei nostri; ai suoi ordini in tutto il presidio non erano

rimasti che cinque ufficiali e una sessantina di soldati,

le truppe essendo tutte partite per la guerra quattro

giorni prima, ma in quel momento sentì che la sua

nobile carriera di soldato non era chiusa ancora. Chiese

il berretto, la sciabola ed i guanti, e pochi minuti dopo

col viso raggiante si presentò al Municipio dove erano

convenuti i maggiorenti della città.

— Signori, eccomi qua da loro — egli disse, —

felicissimo se dopo tanti anni d’ozio potrò menare

un’altra volta le mani. Che idee hanno ?

— Di difenderci, generale, se la città verrà assa­

lita — fu la risposta.

— Benissimo.

Così la difesa di Casale venne decisa fra un vecchio

generale che poteva contare solo su pochissimi militari

e due cannoni e dei cittadini che non avevano altra

forza che il cuore di un popolo generoso; ma furono

sufficienti come vedremo.

Il maresciallo Radcsky dando le disposizioni per

la marcia del suo eserdto su Novara aveva ordinato

alle brigate • ’ avriani, Prindpe di Lichestein c Winipf-

fen, di marciare su Candia per proteggere e mante­

nere libero il passaggio sul Po a Casale, e quello della

Sesia a Vercelli. Alla sera del 23 marzo dette truppe

avevano raggiunto l’obiettivo stabilito e si prepara­

vano a marciare sulla capitale monferrina la cui con­

quista non destava alcuna preoccupazione. L’avvici­

narsi delle truppe austriache però, come si è visto, era

stato segnalato a Casale destando lo stupore fra i cit­

tadini, ma nel contempo un desiderio disperato di

menar le mani, di far vedere come la città era ancora

quella del famoso assedio del 1630.

Le condizioni di Casale non erano veramente tali

da consigliare un atti» di tanta .

coloro che ne

reggevano le sorti, pur propendendo per la resistenza

ad oltranza, indugiavano sulle dcdsioni da prendere,

quando il popolo, questo nostro popolo generoso che

non conosce i mezzi termini, prese la sua ferma deci­

sione decretando ad alta voce la guerra. Fu allora, che

venne inviata la missiva al Governatore barone So­

lare, mentre la guardia nazionale, mille uomini arca,

vaine chiamata alle armi dal suo comandante colon­

nello Cobianchi. Ma poiché era il popolo che aveva

voluto la lotta, tutta la popolazione doveva ad essa

partedpare; a quanti sapevano maneggiare le armi fu

distribuito un fucile e le munizioni conservate in ca­

stello, gli altri furono impiegati a costruire barricate

a Porta Pia e Porta Peperone cd altre località dove

la minacria poteva presentarsi più grave, e fu una gara

generosa in cui nè distinzione di sesso, di età o di ceto,

potè dividere i cittadini tutti animati dal sacro amore

della Patria.

Alla sua volta il Governatore prese le disposizioni

che gli erano consentite dagli scarsi mezzi a sua dispo­

sizione. Piazzò i due cannoni in castello, in modo da

poter prendere d’infilata il ponte sospeso sul Po, dal

quale furono tolte alcune tavole per ostacolarne il

passaggio, fece avvertire le genti delle campagne col

far suonare a stormo le campane, e mandò messi ad

Alessandria, ad Asti, a Torino, per chiedere rinforzi;

poi fri l’attesa degli eventi.

All’alba del 24 gli osservatori che erano saliti sulla

Torre di S. Stefano, annunciarono che l’avanguardia

nemica era in visu e, mentre i cittadini accorrevano

al loro posto, al castdio l’Aiutante Cappa manovrando

personalmente un cannone aprì il fuoco contro il ne­

mico avanzante. Pochi tiri ben aggiustati bastarono

per disperdere i primi uomini della colonna e tosto,

con grande sorpresa, furono visti gli austriad alzare

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