

una bandiera bianca ed un ufficiale di stato maggiore
avanzarsi latore di una comunicazione. « Il generale
Wimptfen vi ordina di sgombrare e di cedere il ca-
stello e la città per le ore 12 ; accorda gli onori mili
tari alla guarnigione ». La risposta spontanea del ge
nerale Solaro tu « Proposta inammissibile perchè il ca
stelli» e la città saranno ditesi militarmente ». Poi, 1111
momento di esitazione lo prese. Egli era un soldato
e doveva lottare tino all'ultimo ed anche morire. Sa
rebbe stata la morte bella, dolce coronamento della
sua lunga carriera, ma poteva egli sacrificare una città
inditesa, dei vecchi, donne e fanciulli? Decise allora
di tare un ultimo tentativo e si recò egli stessi» a par
lamentare ed a formulare la proposta che la sorte della
città tosse divisa da quella del castello nel quale egli
si sarebbe diteso. 111.1 il generale austriaco rifiutò e
alle ore 12 le ostilità vennero riprese.
Le tre brigate austriache, ascendenti complessiva
mente a 10.900 uomini, mossero verso la città, tre
batterie poste in azione aprirono il tuoco contro il
castello ed il ponte a cui si aggiunse una batteria di
razzi, mentre un battaglione di fanteria tentò di impa
dronirsi della testa di ponte; qualche pattuglia riuscì
a raggiungere il greto del fiume ma fu costretta a ri
piegare dai ben aggiustati tiri dei militi della guardia
nazionale trincerati sulla riva opposta. Al tuoco del
l’artiglieria nemica risposero coraggiosamente i c.111-
noni del castello, ma era lotta impari c la città comin
ciava a risentire gli effetti del bombardamento ed a
subire le prime vittime. Pur tuttavia l’entusiasmo non
scemò nei cittadini. Dopo tre ore la lotta improvvisa
mente s’acquetò c lenta scese la sera grigia e piovosa
sulla città eroica in cui i difensori, alla luce delle torce,
intensamente lavoravano a rinforzare le difese ed a ri
mediare ai danni del bombardamento.
Nella notte subitamente si sparse la notizia del
l’arrivo dei rinforzi, ben pochi veramente, dieci cara
binieri al comando del tenente Morozzo con due carri
di fucili e 50.000 cartucce giunsero da Alessandria e
cinque ufficiali da Torino, nonché lettere di incita
mento a resistere, proprio quello di cui v ’era meno
bisogno. I casalesi pciò avevano fiducia in lori» stessi
e braccia volonterose non mancavano, che dai paesi
vicini accorrevano i contadini ad armarsi cd a pren
dere posizione nei luoghi stabiliti dal Governatore.
L’alba del 25 s’alzò tranquilla sulla città in armi, il
nemico taceva nè rispondeva alle provocazioni che gli
venivano rivolte dai cittadini desiderosi della pugna.
Fino alle 11 durò la tregua, poi improvvisamente si
riscatcnò il bombardamento nemico, le granate scop
piavano per le vie, nelle piazze, sul castello, succeden
d o rapide, ben aggiustate; lentamente ma con calmo
tuoco mirato rispondevano i nostri cannonieri cui co
minciavano a fare difetti» le munizioni.
Eppure tra tanto grandinare di proiettili nemici la
iniziativa tu ancora dei nostri. Un nucleo di volontari
al comando del tenente Morozzo e dcU’ing. Bosso
attraversò di corsa il ponte e si slanciò sugli austriaci
che stavano per impadronirsi della testa di ponte. In
una lotta tremenda a corpo a corpo gli austriaci fu
rono costretti a ripiegare ed i volontari avanzando si
impadronirono di una casa dove si fermarono, ma al
nemico sopraggiunsero dei rinforzi ed il contrattacco
venne condotto con estrema violenza. Per tre volte
esso tu respinto, ma dei nostri gran parte erano morti
o feriti, e tra questi gravemente il tenente Morozzo,
e occorse pertanto ripiegare sul ponte.
Protrarre ptìi oltre la resistenza eroica poteva sem
brare una follia. Se ne resero conto 1 dirigenti della
città e la decisione tu presa, bisognava cedere, ma ap
pena la notizia giunse all’orecchio dei cittadini tu 1111
movimento di rivolta ed il grido « guerra, guerra »
sovrastò le parole di pace. Invano i municipali ed il
vecchio Vescovo si portarono in mezzo ai combat
tenti per convincerli a cessare il fuoco, ma tutto fu
inutile e la decisione di resistenza ad oltranza venne
confermata.
Due battaglioni austriaci intanto rinnovarono gli
attacchi, respinti più volte riuscirono alla fine ad im
padronirsi della testa di ponte, ma esausti dallo sforzo
tatto, dovettero arrestarsi. Fu allora chiamata in linea
la brigata Cavriani ed il fuoco aumentò ancora di in
tensità. Era la fine. Improvvisamente tra le fila ne
miche, pronte per l’pltimo assalto, fu vista levarsi 11111»-
vanicnte la bandiera bianca ed 1111 ufficiale austriaco
parlamentario avanzarsi verso i nostri.
Accompagnato nel castello, egli comunicò al Go
vernatore la notizia dell’infausta giornata di Novara
e del concluso armistizio in conseguenza del quale le
ostilità da quel momento erano sospese e le truppe
austriache si sarebbero ritirate alla Sesia.
Così una città aperta e sostenuta solo da un vetusto
e quasi disarmato castello, presidiata da poca truppa,
mercè il valore dei suoi cittadini respinse per quaran
totto ore forze austriache molto superiori di numero
e largamente fomite di artiglieria. Oltre all’infelice
tenente Morozzo particolarmente si distinsero l’ inge
gnere Bosso, l'avvocato Valeggio, il popolano Borcio,
il giovine studente Mattis che rimase ferito, mentre
morirono un Deregibus fabbro ferraio e Granella gar
zone sellaio.
P
iko
dopo il R e su proposta del Municipio pre
miava con la medaglia d’oro al valor militare il gene
rale Solaro, volendo esaltare nel suo valore quello di
tutti i casalesi che in un’ora grigia della nostra Patria
avevano conservato la Fede e con essa salvato l’onore.
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