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Jcl Ghedini. Fgli. fatto esperto ila un lungo magistero

ili composizione, psicologo sicuro per una quaran­

tennale esperienza didattica ed interprete magnifico al

pianoforte, possiede mano esperta ed un cuore che

ben conosce ogni esperienza dolorosa e gaia. Così egli

si presenta di fronte alla natura appassionato osserva­

tore e passa il suo sentimento e le impressioni attra­

verso un filtro, che pur lasciando il sapore di quanto

egli percepisce ed osserva, annulla l'impressione rea­

listica propria del periodo romantico.

Tale maturità egli intimamente già possedeva da

tempo e fu quella che nel lontano '39 gli permise di

sentire in particolare stato di grazia tutto il dramma di

Maria di'Alessandria,

opera che, trasmessa recentemente

dalla R .A .I., ha ancora una volta dimostrato la sua \i-

talità ed il suo valore. Nel bel libretto di Cesare Mcano

il (ìhedini, alla sua prima esperienza teatrale (scrisse

nel ’ i s un « (Iringoirc » rimasto inedito), ha saputo

cogliere nella figura della protagonista. Maria d’ Ales­

sandria, il valore umano e non quello mistico proprio

dell'azione nel suo insieme. Ben delineata ed 111 risalto

l’interprete principale, l’opera è riuscita sul piano mu­

sicale dove lo strumentale è efficace nel realizzare il

dramma. Conchiuso così felicemente il suo esordio nel

teatro il Maestro già lavorava attorno a

Re l lassan

presentata nel gennaio del 39 al teatro La Fenice di

Venezia: come «ccntoscssantasciesi 1110 degli spartiti che

con buona od avversa fortuna videro la luce nel mas­

simo teatro veneziano ». Il soggetto, sviluppato 111 tre

atti e quattro quadri, ha tutta l’apparenza di apparte­

nere solo alla storia ed all’antica epica spagnola, invece

il Pinelli, al suo esordio nel campo melodrammatico,

rivestì la vicenda di un carattere spiccatamente psico­

logico. Egli fornì al (ìhedini un libretto consono alla

severa concezione del dramma musicale quale il Mae­

stro voleva e sentiva di poter realizzare. Hi versa dalle

opere precedenti e rara alla sua sensibilità che pare

disdegnare. 111 campo musicale, ogni ironia.

La pulce

d'oro

è una vivace e spigliata commediolu che il

Maestro ha reso con un

htmior

artisticamente piace­

vole. Rappresentata al Carlo Felice di Genova il i s feb­

braio '40 essa è tratta dal lavoro che l'appena venti­

settenne Tullio Pinelli aveva messo in scena al teatro

Alfieri nel 36. Tale soggetto era piaciuto al Ghedini

clic accordatosi con l’autore, divenuto per l’occasione

librettista di se stesso, tornì al musicista quanto alter­

nando il comico al drammatico ed il butto al pitto­

resco ben si prestava ad una piacevole trasformazione

musicale.

Nelle

fìaaaiui

di Euripide, ridotta per le scene dal

tinelli, il Ghedini diede ancora una volta conferma

delle sue indubbie possibilità drammatiche sempre pre­

senti anche tra difficoltà contingenti quali il mito e

la staticità del teatro greco nei confronti dei nostri

canoni attuali. E ultimo, sinora, per il teatro il

liilly

Budd

eseguito al Festival di Venezia del '49.

Nella musica sinfonica come in quella per il teatro,

il (ìhedini mira all'emozione ed 1 suoi lavori migliori

sono e saranno sempre quelli ispirati a momenti for­

temente drammatici. F. meglio li realizza, con stili-

franco e personale, quando all’emozione causata da

una frase musicale o da un inciso, egli sostituisce 1111

testo in prosa ed 111 versi. Pronto a quante esperienze

del nostro tempo corrispondano al suo temperamento,

ha trovato una strada che gli consente di esprimere

qualcosa di intimamente consono al suo sentire ed un

linguaggio che formatosi attraverso studi profondi ed

esperienze, si presenta ormai maturo dimostrando di

aver saputo superare ed assoggettare, pur conservan­

dole. tante esperienze di torma e di stile.

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