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K IL « T K M P O DKLLA

REGINA MARGHERITA »

di GU I DO Z A N O T T I

Montaigne non chiedeva ai libri che di procurargli

diletto con un onesto piacere. Ch i

è

del suo parere

può senza indugio concedersi una piacevole lettura

con

Tempo

della

Regina Margherita

l’ ultimo romanzo

di Salvator Gotta (i). La trama è semplice; la nar*

razione e sobria, umana e gentile. V i si incontrano

rievocazioni di avvenimenti, di persone e cose; se ne

può trarre una interessante raccolta di notizie e di

curiosità storiche che l’ Autore ricava da documentate

testimonianze. Si rivive con il

Tempo della Regina

Margherita

la vita serena del tardo Ottocento, e più

precisamente di uno di quegli anni beati, il 1884,

quando tutto pareva essere preludio di pace, di benes/

sere e di felicità per i popoli, quando il domani si

presentava in una prospettiva di calmo, ordinato e

costante progresso, di crescente prosperità. Cosi senti'

rono le generazioni di allora, convinte che con il vitto'

rioso raggiungimento dell’ unità d’ Italia, dopo tante

ansie di lotte, di congiure e di guerre, stava per ini'

ziarsi una lunga era di pace operosa. In quell’atmo/

sfera serena chi avrebbe potuto supporre che alla

distanza di un trentennio sarebbe cominciato per

l’ Italia e per il mondo intero lo sconvolgimento che

ci ha condotti alle convulsioni apocalittiche degli

anni nostri? Ove non fossero avvenute altre guerre o

non fosse apparsa tanto palese la cattiva volontà degli

uomini, quel « Tempo » sarebbe continuato? Forse.

Comunque sia, quel « Tempo » sta ora sull’altra

sponda, alla quale non è possibile accedere perchè i

ponti che ci collegavano ad essa sono tutti crollati.

Ma il libro di Salvator Cotta ci consente di intrav-

vedere quell’epoca lontana, ci offre la possibilità di

fare un tuffo in queil’anno veramente di grazia 1884;

e ci distoglie, sia pure momentaneamente, dal penoso

( 1)

S a lv a to r G o t t a .

Tnnpt d-lh

Rrpnj

Marfhrrita

, romanzo,

hditorc Arnoldo Mondadori, 195:.

ricordo di ciò che abbiamo visto di recente, di quanto

abbiamo sofferto e soffriamo ancora.

Una parte delle memorie e delle rievocazioni con/

tenute nel romanzo di Salvator Cotta si riferiscono a

Torino e al Piemonte. E poiché son cose queste che

ci toccano assai da vicino mi soffermerò su alcune di

esse, lasciando a chi vorrà leggere il romanzo il diletto

di rievocazioni assai interessanti, che ci fanno rivi/

vere la vita romana di quel tempo, nei suoi aspetti

mondani, politici, artistici, letterari, dai balli e rice/

vimenti del Quirinale agli incontri con Adelaide

Ristori, Enrico Panzacchi, Gabriele d*Annunzio, ed

altri uomini e donne celebri.

Nel quadro delle rievocazioni subalpine che si

incontrano nel nuovo romanzo del G o tu raccolgo

uno dei più significativi ricordi torinesi e cioè quella

della grande Esposizione Generale Italiana del 1884,

allestita nella ricorrenza del primo venticinquennio

del 1859- Fu quella celebrazione una delle più belle

pagine della Torino industriale e manifatturiera succe/

duta alla Torino del Risorgimento. E appunto pache

assai significativa mi occorre farla precedere da un

breve commento.

*5