

gli sussurra in un orecchio se vuole che glie ne estirpi
un altro. Il paziente fa energici cenni di diniego col
capo e con le mani. « Avete sentito?, avete visto? —
urla il cavadenti riavvicinandosi al pubblico — Egli
ha risposto di no! ».
Con un soldo (cinque centesimi di lira italiana ante
prima guerra mondiale) l'indovino e profeta Romano
indovina il passato, il presente ed il futuro a chiunque
gli richieda il consulto. Romano è un omone grande e
grosso, è dotato di una fluente, foltissima barba nera
che giunge a coprirgli interamente il petto, ha occhi
profondi, scrutatori, penetranti, porta per copricapo
un cappello di feltro a larghissima tesa, alla foggia
messicana. L’onorario delle sue consultazioni è mo
desto, ma egli, accorto ed economo, riuscirà a for
marsi un discreto patrimonio che gU permetterà nella
vecchiaia di possedere una propria casa e vivere di
rendita. Quando un cliente gli si presenta per chie
dergli l’oroscopo, egli comincia con lo squadrarlo da
capo a piedi e, dopo essere rimasto qualche istante
in raccoglimento, dà la stura alle sue predizioni. Con
sciolta parlantina scarica imperturbabilmente nelle
orecchie del suo postulante un discorso a cateratta,
con parole affastellate a modo di filastrocca, senza
virgole nè punti, con una velocità turbinosa e senza
mai riprendere fiato. Poi si arresta di colpo e chiede:
<■Non è forse vero? Osereste negarlo? ». Eccolo, per
esempio, mentre dà il responso dell’oracolo
ad
un
misero e timido contadino: «
La persona greve che
vi sta sul vostro stomaco e sul vostro cuore disturba
e ha disturbato i sonni di persona agiata della famiglia
che prima nella vostra fanciullezza vi educava ad alti
destini che io vedo nel vostro futuro ma non vi affan
nate perchè quest’anno vi onderà tanto bene a fiorire
il sole ed ecco che il cimiterio già si è messo per voi
in esecuzione io vi giudico dal vostro contrassegno...
non è vero forse? ».
Il povero cliente stordito e disorientato, sia che non
osasse confessare di non aver capito nulla, o per il
timore d’essere canzonato dalle persone che erano in
tomo a lui, rispondeva sconvolto: « E’ vero! ».
• • •
La scomparsa della fantasmagoria di un tempo non
è da rimpiangere; la si può ricordare, ma semplice-
mente a titolo di cronaca e di curiosità.
Se oggi Porta Palazzo non ha più nella sua tavo
lozza quei colori che una volta davano al suo mer
cato una nota di singol.
«isità, ne ha ben altri,
più vividi e più efficaci, che confermano nei suoi
abitanti l’instancabile attività e lo spirito d’iniziativa
nei traffici e nelle faccende di negozio. E questo è
ciò che più conta.
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