Table of Contents Table of Contents
Previous Page  26 / 869 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 26 / 869 Next Page
Page Background

violenta tormenta. L'insuccesso dell'attacco, e il man­

cato concorso di cui sopra, resero indeciso Don Ame­

deo che rimase per il resto della giornata sulle posi­

zioni raggiunte passivo spettatore dell'azione in

corso sull'altro versante.

Sulla riva destra della Dora si era intanto venuto

manifestando l’attacco principale su tre colonne.

Quella numericamente più forte agli ordini dello

spagnolo Salines, avrebbe dovuto muovere per l’alto

della montagna, a mezzo della costa doveva muovere

la colonna del Caraffa, con la quale era pure Carlo

Emanuele, ed infine la terza, agli ordini del conte di

Londrone, doveva seguire il fondo valle.

La partenza fu s multanea, grave errore dato si

consideri la diversa lunghezza dei percorsi, cosicché

mentre la seconda e la terza colonna furono costrette

a lunghe soste nella neve per attendere la marcia

del Salinas questi dovette forzare l’avanzata dei suoi

uomini i quali pur tuttavia riuscirono a respingere le

miliz e di Pragelato e del Brianzonese fino all’Alpe

d’Arguel (m. 1961) ma, trascinati al combattimento

in piccoli nuclei, furono separatamente battuti dai

rinforzi inviati tempest vamente sul posto dal Lesdi­

quières e, stanchi dallo sforzo fatto, furono costretti

a ripiegare su Chiomonte. Le altre due colonne che

si erano troppo indugiate nella marcia in attesa

dell’attacco della colonna d’ala, vennero così improv­

visamente a trovarsi allo scoperto e attaccate sul

fianco ripiegarono anch'esse ben presto.

In merito all'azione di difesa del Lesdiquières poco

si ha da osservare. Sicuro della forzata lentezza dei

movimenti degli avversari sulla neve alta e potendo

invece fare affidamento, come già si ebbe occasione

di dire, su delle piste ben battute per accedere alle

posizioni di resistenza, egli non si lasciò trascinare

ad un affrettato imp ego delle riserve, e fu quindi in

grado di fronteggiare i due attacchi sulla sua sinistra

come sulla destra della Dora favorito in questo dalla

loro successività.

Alla sera del 20 il generale francese aveva non

solo respinto un attacco in forze, ma conservate tutte

le posizioni, invece i nostri, sotto la m'naccia di un

contrattacco, si videro costretti a far pernottare all’ad­

diaccio in una spossante veglia e per l’intera none

le truppe affaticate

Nonostante questo nuovo insuccesso il Duca Carlo

Emanuele non rinunciò al divisamento di far giun­

gere almeno al forte un rinforzo di

200

uomini e.

all'uopo, costituì una colonna che pose agli ordini

del prode colonnello Cavalchini con l’incarico di

forzare il ponte sulla Dora e raggiungere la porta

di soccorso della piazza. L’operaz one venne iniziata

all'alba del

21

fra una nebbia fittissima che favorì

la sorpresa ma rallentò il movimento per il pericolo

di un agguato. I francesi del capitano Hercules, che

guarnivano la posizione, presi dal panico abbando­

narono il posto, cosicché fu possibile ai nostri in

primo tempo di avanzare, tosto fermati però dal

tempestivo intervento dei rinforzi dei reggimenti

Fontcouvert e d'Auriac, condotti personalmente dal

Lesdiquières. Verso mezzogiorno il Duca, che aveva

segu to l'azione, vista l’inutilità degli attacchi dei suoi

uomini e la passività del Garzino, del quale aveva

sperato fino all'ultimo una sortita, ordinò la ritirata.

Le operazioni di questo giorno erano però almeno

servite a sventare un tentativo di impadronirsi del

forte, già preparato per una breccia aperta dalle arti­

glierie francesi, e lasciavano sperare in una maggior

resistenza quando aL mattino del 22 giunse a Carlo

Emanuele comunicazione che il Garz no aveva fir­

mato la resa. Scoraggiato da tale notizia il Duca

abbandonò Chiomonte e le truppe ripresero i quar­

tieri d'inverno. 11 capitano Garzino sottoposto a

processo venne condannato al carcere perpetuo, ove

morì, essendo risultato che le sue condizioni non

erano così precarie da g ;ustificare la resa immediata,

tanto più che i francesi non sarebbero stati in grado

di prolungare per parecchi giorni l'assedio.

Non mi dilungherò ad esaminare gli errori che da

parte piemontese furono commessi durante queste

operazioni invernali, ma mi limito a richiamare l'at­

tenzione del lettore sull’impiego fatto delle compa­

gnie alpine di Susa che costituiscono le amesgnam

di quelle degli alpini del battaglione « Susa » proprio

in quei luoghi, a quest’ultime ben nti anche oggi per

il loro normale adestramento.

Se il lauro della vittor a non arrise nell’inverno

del 1595 alle nostre armi, non per questo venne

meno il valore dei singoli; oltre ai Duchi Carlo Ema­

nuele e Don Amedeo, personalmente presenti nei

luoghi più pericolosi, dobbiamo ricordare i nomi del

conte Mom gliano di Laigueglia caduto al Clot di

Brun, dei colonnelli Ferrerò e Cavalchini, dei conti

di Piossasco e di Cambiano, che non vennero meno

anche in questa occasione al loro ben noto valore,

mentre il solo fatto che le truppe il mattino del

21

gennaio, pur duramente provate da una faticosa gior­

nata di combattimento ed una notte passata comple-

tamente*aH'ad accio, furono in grado di portare l'at­

tacco al ponte sulla Dora, che per poco non fu coro­

nato dal successo, dimostrano come esse fossero

ancora ben salde nelle amni dei capi e pronte ad

agire ancora energicamente se il loro Duca lo avesse

ritenuto necessario.