

violenta tormenta. L'insuccesso dell'attacco, e il man
cato concorso di cui sopra, resero indeciso Don Ame
deo che rimase per il resto della giornata sulle posi
zioni raggiunte passivo spettatore dell'azione in
corso sull'altro versante.
Sulla riva destra della Dora si era intanto venuto
manifestando l’attacco principale su tre colonne.
Quella numericamente più forte agli ordini dello
spagnolo Salines, avrebbe dovuto muovere per l’alto
della montagna, a mezzo della costa doveva muovere
la colonna del Caraffa, con la quale era pure Carlo
Emanuele, ed infine la terza, agli ordini del conte di
Londrone, doveva seguire il fondo valle.
La partenza fu s multanea, grave errore dato si
consideri la diversa lunghezza dei percorsi, cosicché
mentre la seconda e la terza colonna furono costrette
a lunghe soste nella neve per attendere la marcia
del Salinas questi dovette forzare l’avanzata dei suoi
uomini i quali pur tuttavia riuscirono a respingere le
miliz e di Pragelato e del Brianzonese fino all’Alpe
d’Arguel (m. 1961) ma, trascinati al combattimento
in piccoli nuclei, furono separatamente battuti dai
rinforzi inviati tempest vamente sul posto dal Lesdi
quières e, stanchi dallo sforzo fatto, furono costretti
a ripiegare su Chiomonte. Le altre due colonne che
si erano troppo indugiate nella marcia in attesa
dell’attacco della colonna d’ala, vennero così improv
visamente a trovarsi allo scoperto e attaccate sul
fianco ripiegarono anch'esse ben presto.
In merito all'azione di difesa del Lesdiquières poco
si ha da osservare. Sicuro della forzata lentezza dei
movimenti degli avversari sulla neve alta e potendo
invece fare affidamento, come già si ebbe occasione
di dire, su delle piste ben battute per accedere alle
posizioni di resistenza, egli non si lasciò trascinare
ad un affrettato imp ego delle riserve, e fu quindi in
grado di fronteggiare i due attacchi sulla sua sinistra
come sulla destra della Dora favorito in questo dalla
loro successività.
Alla sera del 20 il generale francese aveva non
solo respinto un attacco in forze, ma conservate tutte
le posizioni, invece i nostri, sotto la m'naccia di un
contrattacco, si videro costretti a far pernottare all’ad
diaccio in una spossante veglia e per l’intera none
le truppe affaticate
Nonostante questo nuovo insuccesso il Duca Carlo
Emanuele non rinunciò al divisamento di far giun
gere almeno al forte un rinforzo di
200
uomini e.
all'uopo, costituì una colonna che pose agli ordini
del prode colonnello Cavalchini con l’incarico di
forzare il ponte sulla Dora e raggiungere la porta
di soccorso della piazza. L’operaz one venne iniziata
all'alba del
21
fra una nebbia fittissima che favorì
la sorpresa ma rallentò il movimento per il pericolo
di un agguato. I francesi del capitano Hercules, che
guarnivano la posizione, presi dal panico abbando
narono il posto, cosicché fu possibile ai nostri in
primo tempo di avanzare, tosto fermati però dal
tempestivo intervento dei rinforzi dei reggimenti
Fontcouvert e d'Auriac, condotti personalmente dal
Lesdiquières. Verso mezzogiorno il Duca, che aveva
segu to l'azione, vista l’inutilità degli attacchi dei suoi
uomini e la passività del Garzino, del quale aveva
sperato fino all'ultimo una sortita, ordinò la ritirata.
Le operazioni di questo giorno erano però almeno
servite a sventare un tentativo di impadronirsi del
forte, già preparato per una breccia aperta dalle arti
glierie francesi, e lasciavano sperare in una maggior
resistenza quando aL mattino del 22 giunse a Carlo
Emanuele comunicazione che il Garz no aveva fir
mato la resa. Scoraggiato da tale notizia il Duca
abbandonò Chiomonte e le truppe ripresero i quar
tieri d'inverno. 11 capitano Garzino sottoposto a
processo venne condannato al carcere perpetuo, ove
morì, essendo risultato che le sue condizioni non
erano così precarie da g ;ustificare la resa immediata,
tanto più che i francesi non sarebbero stati in grado
di prolungare per parecchi giorni l'assedio.
Non mi dilungherò ad esaminare gli errori che da
parte piemontese furono commessi durante queste
operazioni invernali, ma mi limito a richiamare l'at
tenzione del lettore sull’impiego fatto delle compa
gnie alpine di Susa che costituiscono le amesgnam
di quelle degli alpini del battaglione « Susa » proprio
in quei luoghi, a quest’ultime ben nti anche oggi per
il loro normale adestramento.
Se il lauro della vittor a non arrise nell’inverno
del 1595 alle nostre armi, non per questo venne
meno il valore dei singoli; oltre ai Duchi Carlo Ema
nuele e Don Amedeo, personalmente presenti nei
luoghi più pericolosi, dobbiamo ricordare i nomi del
conte Mom gliano di Laigueglia caduto al Clot di
Brun, dei colonnelli Ferrerò e Cavalchini, dei conti
di Piossasco e di Cambiano, che non vennero meno
anche in questa occasione al loro ben noto valore,
mentre il solo fatto che le truppe il mattino del
21
gennaio, pur duramente provate da una faticosa gior
nata di combattimento ed una notte passata comple-
tamente*aH'ad accio, furono in grado di portare l'at
tacco al ponte sulla Dora, che per poco non fu coro
nato dal successo, dimostrano come esse fossero
ancora ben salde nelle amni dei capi e pronte ad
agire ancora energicamente se il loro Duca lo avesse
ritenuto necessario.