

dai dodici apostoli, seduti sei per parte, in ricchi
paludamenti, su stalli a dossiere elevato. Cristo giu
dica i risorti, che in basso, da angeli liberati sulle
ali. sono chiamati dalle tombe, le quali si aprono
agli squilli delle buccine angeliche, e tosto vengono
divisi in due categorie, gli eletti a destra, i reprobi
a sinistra... Molte pagine sarebbero necessarie per
dare idea delle scene inverosimili di efferatezza nel
martirizzare che ne risultano: appena se ne ha ri
scontro. se pur queste non eccedono ancora, in quelle
ritratte dall’Orcagna nel suo celebre Giudizio Uni
versale del Camposanto di Pisa... E' tanto notevole
il sentimento che predomina in questa composizione
grandiosissima del Canavesio. che per merito la si
può dire, s'avvicini a quelle dei suoi contemporanei,
che pur si chiamavano Macrino, Benozzo Gazzoli.
Leonardo e Mantegna ».
E potrebbero moltiplicarsi le citazioni che sareb
bero altrettanto interessanti e profonde perchè frutto
degli studi di un erudito ch'era animato da una viva
passione per l’arte e per l'archeologia.
Emilio Zanzi. che si interessò per mettere in evi
denza la spiccata personalità del pittore subalpino,
scriveva all’estensore di queste note: « ... Emesto Ber
tea è, a mio parere, un "piccolo maestro”, come pres
soché tutti i pittori dell’Ottocento subalpino, non
escluse) il troppo lodato Fontanesi e compreso il più
gagliardo di tutti i paesisti subalpini, Lorenzo Del-
leani. Di Emesto Bertea, come dei pittori della cosi
detta scuola di Rivara Canavese capeggiata dal me
diocre Pittara, sarebbe bene fare un’indagine seve
ramente critica e allestire in modo conveniente una
mostra organica di un centinaio di pezzi, poco più
poco meno non importa. Io penso, anzi sono persuaso,
che la mostra mentre servirebbe a collocare al sui»
posto giusto, facendolo scendere di parecchi gradini
il Pittara. sarebbe utilissima a lumeggiare le migliori
e maggiori personalità del gruppo dei dipintori di
Rivara, fra le quali predominano il Bertea, l’Avenda-
no. l’Issel e il Rayper... Cesare Bertea merita di essere
studiato nella sua attività proba e sapiente di archi
tetto e di storico dell’arte edilizia ligure-piemontese ».
La mostra auspicata da Emilio Zanzi è stata ordi
nata da Marziano Bernardi nel 1942 nella galleria de
•La Stampa» e per tanti costituì un'autentica rive
lazione. Nel catalogo è stata riprodotta un’opera di
Emesto Bertea ed il Bernardi ha riportato il seguente
passo dello Stella (« Pittura e scultura in Piemonte ».
Torino 1893): « ...Bertea osserva e rende mirabil
mente la forma; la visione ch’egli ha del vero è real
mente plastica; egli è in progresso sui paesisti che
vedono la natura graficamente, nel contorno più che
nel rilievo ». Ed a proposito del Nostro, Marziano
Bernardi soggiungeva: « ... Agiato, potè viaggiare
l’Europa dalla Francia alla Spagna, dalla Scozia alle
Baleari, ritraendone nuove impressioni, soddisfacendo
intelligenti curiosità. Ebbe contatti coi primi « mac
chiaiuoli » toscani, e Telemaco Signorini nei suoi
« Caricaturisti e caricaturati al Caffè Michelangelo »
lo ricorda tra i presenti — con gli altri « rivariani <>
Rayper, Pastoris, D’Andrade, al celebre convegno fio
rentino. Già amico del D’Andrade e tosto del Pittara.
del Pastoris, del Teja, dell’Avondo, le sue relazioni
col gruppo di Rivara furono assidue; e lo vediamo
accogliere intorno al 1871 nella sua casa di Pinerolo
gli amici coi quali già s’era trovato nel castello di
Lozzolo nel ’
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. Apprezzatissimo dagli artisti piemon
tesi per un trentennio (« L’arte in Italia » replicata-
mente pubblicò su belle acqueforti) tenne fra questi
un posto eminente favorendo le nuove correnti « na
turalistiche ». Notevoli le sue ricerche storiche e i suoi
studi sui pittori pinerolesi. La presente mostra vuole
anche contribuire a rinfrescar la memoria di questo
paesista, per quasi mezzo secolo troppo dimenticato ».
E’ pure auspicabile l’allestimento di una mostra
retrospettiva dedicata al solo Emesto Bertea. Tale
mostra potrebbe essere degnamente ospitata nel gran
de salone dell’ultracentenario Circolo Sociale di Pine
rolo: fastoso locale ottocentesco degno del bravo pit
tore dell’Ottoct nto che si intende rievocare. E un’oc
casione propizia potrebbe essere quella del prossimo
cinquantenario delia sua dipartita.
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