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G iovanni Cena.
riconoscere, attraverso versi martelliani demolitori e
caustica, arguta prosa, lo spirito vivace di una critica
e polemica superiori, la cultura, l’ingegno e il chiaro
pensiero analitico ricostruttivo di quella scapigliatura
che tentava al primato di Torino nelle lettere italiane
del secolo.
E non va dimenticato quanta parte ebbero le società
di cultura e i caffè Londra e Mògna al fermento di
quella scapigliatura che sapeva trasformare in un
baleno le loro sale in un’accademia in un Parnaso.
La selezione naturale, la prima guerra mondiale,
le cose del tempo e degli uomini, l'evoluzione del
pensiero che ogni disordine in sè comporta, e quella
etico-storico-politica calarono uno spesso velario sulla
dispersa e divisa scapigliatura non solo torinese, ma
di Milano, di Bologna e di altre città ancora. In
questo secondo dopoguerra Torino ha più volte richia
mato l'attenzione di coloro che per cultura, animo
e sentimento credono ancora nella Poesia: un tacito
risveglio, un ritorno cosciente e imperativo alle vec
chie battaglie letterarie, tra il fragore di possenti ma
gli e di motori, sembrano richiamare la città del suo
letargo per i valori eterni dello spirito: tre Associa
zioni culturali, l’Associazione Culturale Italiana — la
più importante di tutte, — la Pro Cultura Fem
minile, l’Unione Culturale, e limpidissime voci di
lirici nuovi elevano i loro canti rivendicando un indi
menticabile passato per un futuro, ne siamo certi,
altrettanto onusto di lauro.
Tra i poeti nuovi si è imposto aU’esame e al rico
noscimento della critica più attenta Giuseppe Colli,
un giovane scrittore piemontese che iniziata la sua
attività letteraria ndl'immediato secondo dopoguerra
si è via via distinto, per la serietà della sua vocazione
poetica e per la validità della sua opera (riconosciute
persino dal cautissimo « Osservatore Romano *>, pri
ma in piano nazionale e poi anche in piano interna
zionale.
Il
Colli debuttò nel campo letterario pubblicand
sulla rivista « Boccascena » un desolato e commovente
lavoro teatrale dal titolo «Morire vedendo il sole »;
un arto unico tratto dai suoi aspri ricordi di guerra,
che numerose compagnie teatrali minori hanno rap
presentato in provincia ed hanno scelto come lavoro
d'obbligo in concorsi. Diresse, con altri amici, la bril
lante rivistina « Galleria », fatica questa che lo fece
conoscere e gli procurò l'invito a collaborare a molte
altre riviste di maggiore importanza.
Nel 1946 si affermò al premio di poesia « Limone
Piemonte » e al « Premio di Poesia Città di Livorno »
e si distinse in numerosi altri concorsi consimili. Sem
pre nel 1946, non disdegnando di scrivere per i
ragazzi, accettò di collaborare alla torinese « Gazzetta
dei Piccoli » — simpatica antagonista del milanse
«Corriere dei Piccoli — firmando i suoi fantasiosi
racconti con lo pseudonimo di « Minuzzolo », pseu
donimo che utilizzò per siglare i racconti pubblicati
su altri giornali per ragazzi.
Negli anni seguenti il Colli continuò la sua co
stante e progressiva affermazione e sue poesie, suoi
articoli di critica letteraria ed artistica vennero pub-
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