

NOTA DI ATTUALITÀ
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Professori
,
genitori e asini
Preciso subito che parlando di asini, non intendo
alludere all'asino-bcstia, con quattro zampe, una coda
e quelle tali orecchie cosi note a Pinocchio; non in
somma all’animale specificato da Limneo come
Equus
Asinus:
per cui chi ritenesse di sentirsi individuato o
quanto meno indiziato dalle mie parole non può sen
tirsi minimamente diffamato o ingiuriato. Questo a
scanso di guai. Intendo riferirmi all’asino scolastico;
la parola asino, che è un sostantivo, è intesa qui in senso
aggettivale; quell’asino per il quale una volta nelle
scuole era persino riservato un banco speciale, poiché
è usanza secolare che si chiami asino lo scolaro o lo
studente il quale non riesce a fare i compiti che tutti
gli altri fanno, non riesce a dare le risposte che gli
altri danno, che e bocciato e ribocciato e che si trova
a ventanni a non avere neppure un diplomino, una
licenza che gli spalanchi le porte dell'Università.
E questo senza giustificato motivo.
Insisto sull’inciso:
senza giustificato motivo:
perchè
è ovvio che le disgrazie possono capitare a tutti; gli
inciampi, gli infortuni, gli ostacoli possono sempre
sorgere nella vita. Tali ostacoli però (e questo t pa
cifico) debbono essere superati col tempo e mutando
le condizioni; rimanga sempre fermo il principio asso
luto che chi vuole avere un titolo accademico, (cosa
che comporta una grande responsabilità sociale), deve
meritarselo.
Ripeto quindi; asino con la lettera minuscola, ter
mine che non comporta nessun insulto, nessuna diffa
mazione verso chicchessia, nemmeno verso il quadru
pede interessato.
Larghissimo interesse ha suscitato di recente nella
cittadinanza torinese il caso di un professore che, per
denaro, si è prestato a promettere promozioni imme
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ritate. Brutta cosa, che ha gettato un po’ di nebbio-
lina, un certo senso di disagio su una categoria bene
merita di professionisti che è degna del rispetto e
della considerazione di tutti. Nebbiolina che non
intacca, non altera, non corrode, ma che è tuttavia
spiacevole. Ci sono state maestre elementari che non
hanno neppur più osato ricevere in classe il mazzo
lino di fiori campestri, omaggio delicato della bim
betta che viene dalla collina. Spiacevole soprattutto
perchè l’interesse per la vicenda si è manifestato pro
prio fra la massa studentesca.
A quanti studentelli, a quante gagarelle non è
parso vero di disertare un giorno la scuola, per andare
a curiosare nel cortile del Tribunale, nella speranza
di vedere, ammanettato, cioè in condizioni di infe
riorità, chi?: un professore, ossia un superiore. Si può
essere matematicamente sicuri che il 99 per cento di
quegli studenti curiosi e pettegoli, anche un tantino
velenosi, era composto di ripetenti, di ottobristi, di
ragazzi che nell’insegnante vedono il nemico il quale
pretende che sappiano ciò che la loro scarsa intelli
genza o la loro nulla volontà non permette di impa
rare. Sono insomma quegli studenti che rimangono
bocciati, non perchè non hanno saputo essere all’al
tezza della media, ma perchè (vedi caso disgraziato!)
il professore li ha presi a malvolere, non li capisce,
li ha in antipatia e, quel che è peggio, hanno dei geni
tori che credono a simili sciocchezze.
La Legge ha fatto il suo corso; la Giustizia ha
fatto la sua strada; chi ha sbagliato deve pagare e
paga.
Interessante però e rilevare le impressioni e le
ripercussioni che la brutta vicenda ha avuto sul pub
blico; impressioni che, dal lato soggettivo, ossia della