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la riva destra della Dora poiché la percorribilità di

questo versante, già assai difficile, in quel momento

presentava maggiori difficoltà per la quantità della

neve caduta non soggetta all'azione del disgelo, a

differenza dell'altro versante dalla valle esposto a

mezzogiorno. Del resto il Lesdiquières seppe premu­

nirsi anche dalla parte in cui la sua difesa era nu­

mericamente meno forte, mettendo le milizie in con­

dizione di agire prontamente avendo fatto sgombrare

dalla neve le vie di accesso alle posizioni più impor­

tanti, vantaggio questo sul quale l'assalitore non

avrebbe potuto fare affidamento.

Mentre i fatti che abbiamo narrati avevano avuto

svolgimento, Carlo Emanuele, per quanto sorpreso

dall’attacco francese, non aveva perso tempo ed il

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gennaio 1595 già poteva contare su tremila fanti e

800 cavalli concentrati a Susa, ed altri duemila uo­

mini in marcia da Pinerolo per Perosa su Montoulles.

Se si fosse trattato di agire nella buona stagione

più di una soluzione avrebbe potuto scegliere Carlo

Emanuele per costringere il Lesdiquières ad abban­

donare l'assedio di Exilles, ma per le condizioni in­

vernali della montagna, la conseguente lentezza dei

movimenti, e la necessità di contare su punti di ap­

poggio per il ricovero delle truppe durante le gelile

noni, costrinsero il Duca a scegliere il piano che

presentava minor difficoltà logistiche e ponava a

maggiori risultati.

Decise egli pertanto di far avanzare le truppe che

si trovavano a Mentoulles per la valle del Chisone

sino al villaggio del Gran Puy affinchè, valicato il

Colle di Costa Plana, occupassero Sauze d’Oulx e

minacciassero la ritirata alle truppe francesi sia per

Cesana verso il Monginevro, sia per Bardonecchia

verso i colli della Scala e della Rho.

Per la riuscita di tale piano occorreva però scac­

ciare dal Colle delle Finestre le milizie che vi si tro­

vavano e questo fu penanto il primo obiettivo del

Duca. L’azione fu decisa per il

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gennaio e venne

affidata ad una colonna composta dal reggimento

Borgognone Bindi e dalla compagnia spagnola del

capitano Castro, alla quale fungeva da guida e da

avanguardia la compagnia di milizia alpina di Susa

del Capitano Giacchetto.

La partenza avvenne da Gravere nella notte oscu­

rissima e l'azione si risolse in un completo insuccesso

a causa specialmente di mancanza di pratica della

montagna, e del deficiente equipaggiamento della

truppa ad essa destinata. Infatti, mentre la compagnia

di milizia di Susa potè raggiungere senza gravi diffi­

coltà il Colletto, le altre truppe non seppero seguirne

la marcia, per esse troppo rapida, cosicché nella oscu­

rità perdettero il collegamento e ingannati da una

falsa pista si smarrirono verso il Pian Gialassa donde

poi all’alba ridiscesero a Susa in gravissime condi­

zioni. Il capitano Giacchetto, alla sua volta, raggiunto

il Colletto dopo aver atteso inutilmente il grosso, ed

essendo fallite le ricerche fatte al suo tergo, ripiegò

anch'egli su Susa.

n f o tta d i E x ilk * .

L'insuccesso convinse il Duca che con le truppe

di cui poteva disporre non avrebbe potuto attuare

il piano primitivo, ordinò pertanto a quelle dislocate

in Val Chisone di ripiegare su Pinerolo e decise

l'azione frontale per ponare soccorso ai difensori del

forte, che fece avvisati mediante messaggi affidati ad

ufficiali della guarnigione che si trovavono in licenza

ed ai quali ordinò di rientrare ad ogni costo al loro

posto. Di quanro di essi due soli raggiunsero l’obiet­

tivo, gli altri essendo rimasti uccisi, ma ad ogni

modo il comandante del forte, capitano Garzino, potè

essere informato delle i’

del Duca.

Per quanto non nuovo alla guerra di montagna

Carlo Emanuele nel progettare il piano d’attacco si

lasciò sedurre dal miraggio della via più breve, che

avrebbe condotto le sue truppe a tagliare a ponte

Ventoux la ritirata a quelle francesi, facendo gravi­

tare il maggior sforzo sulla sua sinistra (riva destra

della Dora, versante nord) agendo dimostrativamente

sulla destra con una minaccia di aggiramento per la

posizione dei Quattro Denti.

Come si vede questo piano d ’attacco era precisa-

mente opposto a quello previsto dal Lesdiquières,

ed avrebbe quindi potuto portare al successo se le

condizioni del terreno sulla riva destra della Dora

non avessero ostacolato il movimento ancor più di

quanto il generale francese aveva previsto, cosicché

venne praticamente dimostrato la impossibilità di

agire in forze per quella via.

L’attacco venne fissato per il mattino del 20 gen­

naio ed al medesimo vennero destinati oltre 4400

uomini, cioè una forza doppia di quella dei difensori,

di cui soltanto 400 destinati all'azione dimostrativa.

Questi ultimi furono posti al comando di Don Ame­

deo, fratello del Duca, che già valorosamente si era

distinto in numerosi fatti d’armi. Don Amedeo si

diresse coi suoi uomini contro i trinceramenti fran­

cesi del Cloe di Brun, difesi come abbiamo visto da

reparti del reggimento Boone, che attaccò non ap­

pena venne raggiunto dal grosso senza attendere però

l’aziooe aggirante delle milizie alpine di Susa, Mom-

pantero e Giaglione, che avrebbero dovuto agire per i

Quattro Denti L’attacco non riuscì, cosicché Don

Amedeo si vide costretto a ritirarsi nel bosco in attesa

del concorso delle milizie alpine che però venne a

mancare

queste state colte e disperse da m**

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